ELISA PIRAS, FIGLIA DI EMIGRATI SARDI, SOCIA DEL "S'EMIGRADU" DI VIGEVANO, SI LAUREA ALLA CATTOLICA DI MILANO (110 E LODE!) PARLANDO DI SARDEGNA

Elisa Piras, laurea alla Cattolica di Milano in "Gestione dei Beni Artistici e Culturali"

Elisa Piras, laurea alla Cattolica di Milano in "Gestione dei Beni Artistici e Culturali"


di Elisa Piras    (introduzione di Massimiliano Perlato)

 

 L’attività dei circoli degli emigrati sardi è da sempre proiettata nella plurima valorizzazione della cultura della Sardegna.  Questo, con lo scopo specifico di far apprezzare le peculiarità dell’isola anche al di fuori dei suoi confini tracciati dal mare. Contestualmente, si forgiano circostanze o personaggi, che meritano attenta menzione, seppur legati alla Sardegna, anche nella Penisola. E’ il caso di Elisa Piras, vigevanese di nascita ma figlia di emigrati sardi (papà Pietro è originario di Arbus, la mamma Virginia è di Perfugas). La giovane Elisa, classe 1984, discreta, umile e semplice nei modi di fare, ha appena conseguito la laurea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in “Gestione dei Beni Artistici e Culturali” con un eccellente 110 e lode! La tesi di laurea discussa in aula è di quelle tematiche che tanto ammaliano i sardi emigrati e non: “Gli eventi culturali come strumento identitario e di promozione del territorio: il caso Sardegna”.  Elisa Piras, socia del circolo “S’Emigradu” della capitale della Lomellina, mostra nelle sue parole grandissima gratitudine al circolo e nello specifico al suo Presidente Gavino Dobbo: “Il circolo – dice la giovane – ha contribuito fortemente alla concretizzazione della mia tesi per il recupero dei testi in bibliografia”. E il plauso per Elisa giunge vigoroso da tutto il mondo migratorio sardo organizzato della Lombardia, per le sue ragguardevoli capacità dottrinali. Il curriculum – studi è di tutto rispetto: diploma in ragioneria conseguito nel giugno 2003 (100/100), laurea triennale in “Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo” acquisita sempre presso la Cattolica di Milano (con un altro 110/110). Un cammino questo appena elencato, che dev’essere preambolo di un futuro radioso dal punto di vista professionale, perché sono le figure come Elisa, che come hobby è anche attrice presso la compagnia teatrale amatoriale “Il  Mosaico” di Vigevano, che meritano apprezzamento, stima e fiducia. 

L’INTRODUZIONE ALLA TESI: “IL CASO SARDEGNA”

di Elisa Piras

Gli eventi culturali hanno assunto negli ultimi anni un peso crescente nelle politiche di sviluppo del territorio e di promozione turistica, catturando l’attenzione degli studiosi e dei responsabili degli Enti Locali. Lo dimostra il fatto che settori come il turismo culturale, il cultural planning, il destination management, accanto al marketing territoriale stiano prendendo sempre più piede nelle politiche di sviluppo territoriale.

La frequenza del corso “Comunicazione degli eventi”, tenuto dalla Prof.sa Olivares ha avuto un ruolo di primo piano nella mia formazione e nel sensibilizzarmi alla tematica degli eventi culturali e di come questi possano giocare al loro interno un ruolo da protagonisti sia in termini di conservazione e perpetuazione delle tradizioni che di promozione e sviluppo territoriale.

Sono rimasta particolarmente colpita dall’esperienza di Trentino SpA, magistralmente testimoniata dalla Dott.sa Silvia Malesardi, che ha sottolineato l’importanza degli eventi per la valorizzazione destagionalizzata di un territorio. L’attività coordinata di promozione turistico-culturale ha creato un vero e proprio brand, in grado di destagionalizzare l’offerta della Regione Trentino.  E per chi come me si approccia alla professione di operatore culturale l’analisi di tali realtà rappresenta un forte stimolo ed una spinta a non demordere, perché la cultura è utile al presente e getta le basi per il futuro ed il costo di un Paese senza cultura sarebbe senza dubbio più alto che non quello della cultura stessa. E da questa dimensione di sogno e speranza per il futuro ho intrapreso questo lavoro.

 È da questi temi stimolanti che ha preso il via il mio studio, focalizzato nella Regione Sardegna, luogo in cui ho notato una forte contraddizione di fondo che vede un’offerta culturale localistica, fortemente distintiva e vastissima, scontrarsi con due problematiche fondamentali: la stagionalità dell’offerta ed il forte radicamento sul territorio in micro distretti. Tale scelta ha poi una motivazione personale. La Sardegna, sa Sardinia, è la Terra dei miei genitori, due dei tanti emigrati che l’hanno abbandonata per cercare lavoro altrove ma continuando a sentire un forte radicamento.

La Sardegna è un piccolo continente e da sempre ha gioito e patito delle sue contraddizioni, delle sue diverse lingue, delle distintive tradizioni di ogni singolo paesino che la costituisce, della sua mentalità. E queste caratteristiche vittime e carnefici di un destino ai margini dello sviluppo possono rappresentare i punti di forza su cui costruire un ponte metaforico “al di là del mare”.

Per me Sardegna è casa, mi sento sarda a tutti gli effetti nonostante sia nata e cresciuta nella provincia di Pavia,  “in continente”, come direbbero i miei cugini sardi per presentarmi a dei compaesani. Quando penso alla Sardegna penso alle mie vacanze estive, al meraviglioso mare, al sole cocente, al profumo degli arbusti, al “porceddu al mirto” e ai miei sardi. Persone semplici, sincere e qualche volta permalose ma sempre fiere di essere, appunto, sardi. A volte con ostentata fierezza.

Grazie a questo percorso ho riscoperto la mia terra. Per me oggi Sardegna è cultura, è magia, è speranza.

Cultura perché offre un ventaglio ricchissimo di attività culturali che spaziano dalla più radicata tradizione degli eventi religiosi ad eventi di vera innovazione con alcune realtà festivaliere, senza dimenticare l’importante patrimonio storico-culturale dai Nuraghe alle Chiese Romaniche.

Sardegna è magia. Una magia legata ad alcuni progetti culturali di successo grazie ai quali si stanno verificando dei “piccoli miracoli” territoriali. A riprova di quanto la cultura porti esternalità positive, anche economiche.

In ultimo è speranza. Il capitale umano e artistico che permea l’isola crede di poter creare un progetto comune. Le nuove generazioni sono intenzionate a costruire qualcosa nell’isola e per l’isola. Non è un caso che tutte le realtà culturali analizzate possono vantare un’alta percentuale di collaboratori giovani. E questo crea anche buone speranze per il futuro.

Lo scopo della mia tesi è quindi quello di indagare come gli eventi culturali possano rappresentare un volano di sviluppo per il territorio sardo; uno sviluppo sì economico ma non solo. Uno sviluppo inteso in ampia accezione quale motore traino dell’economia turistico-culturale, riqualificazione urbana e ri-scoperta identitaria. Uno sviluppo sostenibile,  ove l’evento generi risorse che entrino a far parte del territorio stesso e lo permeino nel lungo periodo, indipendentemente dal termine della manifestazione.

Il concetto di cultura è riconducibile a mio parere a due aspetti fondamentali: la tradizione e l’innovazione. La cultura persegue l’obiettivo di conservare la tradizione e coltivare l’innovazione e queste due facce della stessa medaglia risultano inscindibili in quanto l’innovazione culturale non può prescindere dal rispetto delle tradizioni di un determinato territorio. Per tali ragioni si tratterà degli eventi culturali come strumento identitario e come laboratori creativi di innovazione.

Il lavoro non ha potuto prescindere da una contestualizzazione storico-geografica della Sardegna poiché il carattere di questa Regione è la risultante di un excursus storico e geografico del tutto travagliato. Questa premessa permette di inquadrare la situazione di partenza del territorio sardo, delle risorse e dei vincoli che le sue differenti realtà locali possono rappresentare. Si parlerà in particolare del concetto di sardità e della microsettorialità che caratterizza l’attività culturale dell’isola. Una volta contestualizzato il territorio si cercherà di delineare l’offerta culturale dell’isola.

Dopo queste premesse fondamentali ci si addentrerà nel core del lavoro, analizzando i due aspetti della cultura isolana: gli eventi di tradizione e gli eventi di innovazione; i primi quale strumento fortemente identitario e i secondi quale importante strumento non solo identitario ma anche di promozione del territorio, strumento ambizioso per fare ingresso nel “patrimonio culturale mondiale”.

Si evince come la ricchezza culturale sarda parta svantaggiata in partenza rispetto al contesto mondiale poiché a livello di governance in primo luogo, ma anche di approccio non cooperativo da parte degli operatori del settore, seppur con rare eccezioni, l’immagine percepita è quella di una Sardegna che non crede abbastanza in se stessa.

Per tale motivo si è cercato di concludere il lavoro ponendo l’accento sugli elementi necessari alla costruzione di un’identità competitiva, di un brand Sardegna che possa competere a livello globale.

Il lavoro si è basato su viaggi, ricerche, interviste ma soprattutto su molte “chiacchierate”.  È stato a livello informale, nelle conversazioni spassionate di operatori culturali, che ho colto il vero spirito di quest’isola e della gente che la abita. E da queste chiacchierate ho ricostruito il percorso documentaristico con fonti bibliografiche, stampa, filmografiche e grazie al web, vero archivio della vitalità culturale dell’isola.

Il senso del presente lavoro è quello di svelare le potenzialità culturali di questo piccolo continente per gettare le basi per un’architettura di più ampio respiro, una narrazione comune che consenta alla Sardegna di volare in alto.

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Un commento

  1. Grazie Massimiliano per aver pubblicato e commentato la laurea di Elisa; ho letto tutte e due le introduzioni: quella tua e quella di Elisa e non saprei dire quale è la migliore perchè mi sono piaciute moltissimo tutte e due; sarà perchè sono sardo anche io?, sarà perchè vi conosco e sono amico di tutti e due? Quando leggo queste cose mi emoziono!
    Di una cosa sono sicuro: Elisa merita veramente di essere lodata e stimata da tutti i sardi e dai non sardi, perchè è
    una ragazza splendida. Bene hai fatto a dire che è umile e riservata; noi, amichevolmente, le diciamo che è una
    "secchiona" ma non è proprio solo così, Elisa è una ragazza che studia molto, che sa studiare ed ha l’alto senso del
    dovere, forse anche apreso dai suoi genitori, che io conosco benissimo, siamo molto amici e sono persone laboriose
    serie e oneste.
    Non è Elisa che deve ringraziare il circolo, ma il circolo e il presidente deve ringraziare lei e deve sentirsi orgoglioso di avere una socia così brava, colta e tanto interssata alla nostra Sardegna. Le auguriamo una brillante carriera, la merita proprio!
    Gavino Dobbo

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