MORIRE SULL'ASFALTO: LE STRADE PIU' LETALI DI TUTTA LA SARDEGNA

immagine della Carlo Felice - Strada Statale 131 nei pressi di Sassari

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ricerca redazionale

Avere intorno alla città le strade più pericolose dell’isola, non è un invidiabile primato. Eppure è questo che raccontano le statistiche: la Provincia di Sassari è la zona dove la maggior parte degli incidenti stradali si rivelano mortali. Leggere le tragedie attraverso i numeri può servire a disinfettarle da ogni racconto. Diventa pura anatomia, numeri stesi su un lettino, vivisezionati e analizzati. Le cifre sono queste: nel 2008 si sono verificati 1140 sinistri, con 43 decessi e 1769 feriti. Se lo si confronta col dato di Cagliari (1609 sinistri, 29 decessi, 2344 feriti), si capisce che le strade, nel nord dell’isola, a un errore al volante troppo spesso non lasciano scampo. E in particolare c’è un segmento di pochi chilometri che non perdona: sempre le cifre lo raccontano così: 36 incidenti in un anno e il record di 13 croci: la Sassari-Olbia, nel tratto di Ozieri, è la strisciata d’asfalto più letale di tutta la Sardegna, una delle più pericolose d’Italia. Nel 20% dei casi si muore perchè si va troppo veloci, ma anche perchè non si rispettano i segnali (14,29%) o magari si va contromano (14,29%). L’alcol e le droghe, in fondo, non incidono così tanto (5.7%), come è una falsa convinzione che le insidie maggiori arrivino in condizioni di maltempo: nel 90% dei casi si perde il controllo della vettura con cielo sereno, nei mesi estivi, quando le strade sono fiumi impetuosi di lamiere in movimento, la gente ha fretta di arrivare, preme sull’acceleratore, sorpassa, non ha voglia di attendere qualche secondo in più dietro a uno stop. Ma c’è un altro dato che fa riflettere: nel Sassarese, per una popolazione di 334.656 abitanti ci sono 245.170 veicoli, poco meno di uno a testa. Questo significa che nessuno si azzarda a spostarsi se non con la propria auto o moto, forse perchè non c’è una mobilità alternativa, i mezzi pubblici funzionano male, le piste ciclabili non esistono, oppure per una pigrizia mentale cronica, che concepisce su quattro ruote anche le minime transumanze. E poi c’è la questione degli accessi abusivi alle arterie principali. La 131 o altre strade a scorrimento veloce, sono costellate da incroci a raso, pronti a sputare fuori musi e fiancate di auto. L’innesto dell’Agenzia delle Entrate sulla quattro corsie grida vendetta, così come tutti gli ingressi alle abitazioni private laterali che si affacciano sulla Buddi Buddi. E’ vero, si tratta di pertinenze molto vecchie, un diritto a entrare nella propria casa sancito dagli anni: ma in fase di sanatoria l’Anas, o la Provincia o l’ente controllore ha completamente ignorato tutte le regole sulla sicurezza. Oppure, più semplicemente, non si è preso la briga di fare un dettagliato censimento. Gli innesti, per essere a norma, dovrebbero distare 300 metri l’uno dall’altro nelle arterie extraurbane, mai posizionati in prossimità delle curve, e l’ingresso nella corsia principale dovrebbe avvenire in maniera rapida e agevole. Ma basta allontanarsi da Sassari in qualunque direzione per imbattersi in un rosario di trappole allestite ai bordi delle carreggiate. E anche la Buddi Buddi in versione quattro corsie, che chissà se tra dieci anni verrà ultimata, sarà concepita con questo peccato originale, che inutilmente i progettisti proveranno a espiare. La soluzione finora prospettata per tenere a bada le insidie degli incroci a raso, è quella di imporre un limite di cinquanta chilometri orari. A pensarci bene è un insulto alla logica: allargare la strada, renderla più scorrevole, e poi mettere una palla al piede alle auto.

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