Pubblicate anche in India le poesie di Bruno Rombi nell'antologia "Poems"

di Giovanni Mameli  (nella foto Bruno Rombi) 

Nella copertina c’è una foto in bianco e nero col suo volto sorridente incorniciato da una corta barba brizzolata. Il libro dal titolo Poems (ed. Rock Pebbles Pubblication) è un’antologia di centotrenta pagine e costa cento rupie. La traduzione dall’italiano all’inglese è dovuta ad Olivier Friggieri, che insegna all’università di Malta. Non è la prima volta che le poesie di Bruno Rombi hanno una diffusione internazionale. In passato i suoi versi sono stati tradotti in francese inglese, spagnolo, polacco, maltese, rumeno, macedone, greco, sloveno, catalano, corso, portoghese, urdu e arabo (oltre che in latino). Ora circolano in India, grazie a questo libro pubblicato da una casa editrice nazionale in inglese (lingua molto diffusa in questa ex colonia del Regno Unito). Le poesie sono precedute da un ampio saggio (di quindici dense pagine) scritto da Friggieri, studioso di letteratura e da sempre attento agli autori della nostra regione. Su quali aspetti si sofferma in modo particolare? Difficile dirlo, perché fa un discorso a tutto tondo sulla figura, le opere e la fortuna critica di Rombi (che vanta recensori come Carlo Bo, Giorgio Barberi Squarotti, Francesco De Nicola, Elio Gioanola e altri nomi di primo piano). L’antologia è stata impostata riportando componimenti appartenenti a diverse raccolte, pubblicate in un lungo arco di tempo. Segno di una grande fedeltà di questo autore a un genere difficile come la poesia, oggi più che mai emarginata dal mercato delle lettere. Sul piano dei contenuti, il lettore di questa raccolta avverte un dato immediato. Ossia la molteplicità degli argomenti, pubblici e privati, presenti nei versi di Rombi (nato a Calasetta ma genovese di adozione da diversi decenni). Nelle poesie di questa antologia circolano elementi riconducibili a due dati biografici: la passione per i viaggi, in Italia e all’estero, e quella che è stata un’attività svolta con continuità e passione, come il giornalismo. In altre parole, Rombi ha sempre avuto molte cose da raccontare, in versi e in prosa, perché tende a occuparsi più degli altri che di se stesso. La vita privata ha un risalto importante, ma non è il centro del suo orizzonte conoscitivo. Di qui deriva quella che Friggieri definisce "sensibilità mediterranea", un’apertura verso un mondo al quale si sente di appartenere lo stesso autore. Uomo di mare, come tutti i calasettani, Rombi è come attirato da luoghi lontani. Ma oltre agli orizzonti nuovi, lo affascinano gli uomini e le donne che vi incontra, prima di tutto sul piano personale. Il contatto diretto è alla base di versi che altrimenti suonerebbero di maniera. Sul piano formale, c’è da dire che le poesie di Rombi sembrano scritte per un pubblico quanto mai ampio (in italiano e in questa versione inglese). Non usa vocaboli ricercati, nessuno sperimentalismo spinto. Evita accuratamente un rischio: quello di anteporre la forma al contenuto. Questo lo si può verificare leggendo in pubblico, a voce alta, i suoi versi. Cosa che lui ha fatto tante volte con la sua voce profonda e calda in occasione di recital nel nostro e in altri Paesi. Si ha l’impressione che l’oralità prevalga sulla scrittura, che le immagini contino più della tessitura verbale. Come è stato accolto questo libro in India? In un Paese di un miliardo di abitanti, con un’infinità di giornali e riviste, è difficile reperire le recensioni apparse sulla stampa. Almeno per il momento (come sostiene l’autore). Sicuramente più avanti, tramite l’editore, sarà possibile saperne qualcosa. La poesia in cui è maggiormente presente la Sardegna ha per titolo "To Nivola, Singer of our mediterranean mother" (dedicata allo scultore di Orani trapiantato negli Stati Uniti). A pochi mesi di distanza, è arrivato nelle librerie il secondo romanzo di Rombi, "Un oscuro amore", pubblicato dalla casa editrice Condaghes. In anteprima è stato presentato a Genova, alla Sarda Tellus, sabato 17 ottobre. La relatrice Rosa Elisa Giangoia si è soffermata in particolare sullo scenario della vicenda, sulla realtà isolana negli anni Cinquanta, sulla psicologia dei due protagonisti. Al centro del la storia c’è un evento epocale: la costruzione di un’imponente diga, destinata a raccogliere le acque in un bacino utile per l’irrigazione dei campi. L’autore descrive una realtà che conosce bene, da diversi punti di vista. Compreso quello delle tradizioni popolari. Non a caso il romanzo ha un incipit avvincente, che suona: "Nella catena di montagne del Sulcis, fra Punta Sebèras e Sorgius, sorge la vetta di Sirimangus, monte che i contadini e i pastori del circondario ritengono ancora oggi abitato dalle streghe". I colpi di scena e le sorprese non mancano in questo libro che è una via di mezzo tra la fiction e un saggio dal taglio antropologico. Come del resto lo era anche il precedente romanzo di Rombi, "La donna di carbone", uscito nel 2004. L’aspirazione a documentare, il desiderio di rievocare una Sardegna oggi profondamente mutata (in meglio nonostante tutto) costituiscono per l’autore un impegno e un movente ai quali non vuole sottrarsi. Dopo la presentazione di Genova, il libro sarà proposto in analoghe manifestazioni a Cagliari e in altri centri.

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