La festa delle arti a Bruxelles sino al 18 dicembre con i più qualificati artigiani sardi

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Festa come evasione dall’ordinario, come tempo in cui, sospeso il lavoro, ci si accosta agli altri in una dimensione carica di significati simbolici. Ma la festa è anche occasione per curare l’ornamento della persona o della casa, è socializzare nelle piazze, tenersi le mani in "su ballu tondu", cantare e improvvisare poesia. Le feste in Sardegna implicavano la realizzazione di manufatti specifici, o prevedevano rituali nei quali i prodotti dell’artigianato rivestivano spesso un ruolo fondamentale. Creare per la festa significava spendere tutta la propria abilità e inventiva, racchiudere più che mai una parte di sé nel lavoro, mettersi al servizio di una cultura condivisa e profondamente interiorizzata. L’oggetto dell’artigianato sardo, un tempo inquadrato nel lessico di una quotidianità prevalentemente rurale, oggi è un ricercato oggetto d’arte, di decoro, di design. Sono pietre che racchiudono una storia, lastre d’argento che svelano racconti preziosi, ceramiche dai contrasti cromatici decisi, superfici percorse da segni rapidi e ritmati, accostamenti di fili e granuli per ricami d’oro raffinati e lucenti. In Sardegna l’artigianato d’eccellenza è sempre stato, e continua ad essere, caratterizzato da straordinaria manualità e accuratezza, sia quando tramanda saperi antichi e cultura materiale tradizionale, sia quando si impegna sul fronte dell’innovazione espressiva, contaminando saperi e linguaggi, senza tralasciare, però le forti radici culturali locali. Non a caso è nell’arte materiale, che in Sardegna è caratterizzata dal segno nuragico e si riallaccia direttamente all’iconografia dell’epoca bizantina e fenicio punica, che hanno pescato grandi artisti del novecento. Dagli anni Cinquanta la tessitura sarda è stata oggetto dell’intervento di restyling di noti artisti, designer e architetti. Da Mauro Manca a Eugenio Tavolara, da Costantino Nivola a Maria Lai. Moltissimi lavori per le ville dell’Aga Khan, in Costa Smeralda, furono realizzati dalle tessitrici di Mogoro (Or) su disegni tradizionali rielaborati da Tavolara. Negli anni Ottanta, 23 artisti ed architetti di fama internazionale vennero invitati a realizzare il bozzetto per un tappeto la cui esecuzione fu affidata alle tessitrici di Zeddiani (Oristano). Da qui nacquero le successive esperienze dei "Tappeti nuragici" di Aldo Rossi realizzati dalla tessitrice Mariangela Cubadda, della collezione "LOAS" di ARP Studio o gli interventi di autori come Piero Lissoni o Herzog & de Meuron. In questi anni l’oggetto dell’artigianato sardo è stato più volte reinterpretato anche da Antonio Marras. Fare artigianato oggi significa ricercare il difficile equilibrio tra il "mestiere" del produrre oggetti con le proprie mani, e i contenuti estetici di quegli oggetti. Più tradizionali, talvolta, oppure fortemente innovativi, i lavori esposti a Bruxelles hanno in comune due elementi rilevanti: l’energia e il calore di un lavoro che nasce dal cuore prima ancora che dalle mani, e la determinazione a interpretare il presente senza recidere quelle radici che danno senso e struttura. Tradizione e ricerca si incontrano qui in una dimensione sempre meno locale, auspicando la creazione di un sistema europeo per l’artigianato artistico d’eccellenza, per raccordare e promuovere il lavoro di quei laboratori che coniugano impresa e cultura, per i quali oggi più che mai è necessario conciliare tutela della qualità e stimolo alla crescita.

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