Il "piano casa" per la Sardegna provocherà un'ondata di cementificazione che modificherà i litorali

di Roberto Scema

 

Un importante giornale nazionale, riportando la notizia in prima pagina, ha intitolato "La rivincita del cemento". Basta questo, forse, a dare la misura delle diverse chiavi di lettura che si possono dare dell’approvazione (con 39 voti favorevoli e 20 contrari) del disegno di legge recante il titolo "Disposizioni per il sostegno dell’economia mediante il rilancio del settore edilizio", ma più noto come "Piano Casa" per la Sardegna. Si è trattato di un mese di confronto d’aula molto duro che ha aperto, spaccature anche all’interno della maggioranza, e che ha plasticamente messo in evidenza, qualora ce ne fosse stato bisogno, uno dei punti di maggior distanza tra il centrodestra ed il centrosinistra in Sardegna: il rapporto tra sviluppo e territorio. Il Presidente Cappellacci (in sintonia con Confindustria) parla di un provvedimento che "permetterà di accendere una fiammella per il rilancio dell’economia dell’Isola" difendendosi dalle accuse di cementificazione lanciate dal centrosinistra ed anzi rilanciando la palla in campo avverso, ricordando le tante "intese" approvate dalla Giunta Soru. E mentre l’assessore all’Urbanistica Asunis afferma che la legge darà ai sardi "risposte che consentono di superare un momento di massima drammaticità", l’opposizione denuncia i pesanti condizionamenti degli interessi di alcuni gruppi di potere, paventando un danno enorme all’economia dell’isola, consegnata "alla sola speculazione edilizia". Il provvedimento, articolato in sedici articoli, contiene molti aspetti che hanno animato il dibattito tra le parti. Ad esempio, l’articolo 2 concede un incremento fino al 10% per gli edifici a uso residenziale situati nei 300 metri dalla linea della battigia, ma senza sopraelevazione, previo parere della commissione per il paesaggio istituita dall’articolo 7. Oltre i 300 metri, l’articolo 2 dispone che gli indici massimi di edificabilità possano essere fino al 20% per le case uni-bifamiliari e plurifamiliari e fino al 30% se l’incremento volumetrico sia accompagnato da interventi di demolizione e ricostruzione (articolo 5) in base ai canoni del risparmio energetico. Gli stessi interventi sono ammessi nei centri storici per gli edifici costruiti meno di cinquant’anni fa. Vengono previsti premi anche per le aziende agricole (articolo 3): nei 300 metri, fino al 10% per gli ampliamenti di attività escludendo le abitazioni; oltre i 300 metri, fino al 20%, cioè 10 per le attività e un altro 10% per le abitazioni. All’art. 11, viene previsto l’aggiornamento e la revisione del Piano paesaggistico da parte della Giunta (l’Anci protesta perché i Comuni saranno solamente "sentiti"). L’art. 13 prevede la possibilità di aumentare le volumetrie degli alberghi fino al 35%. Inoltre, gli hotel che hanno già aumentato la cubatura sfruttando la legge 23 del 1993 potranno ottenere il 10% di volumetria in più. L’articolo 15 prevede il recupero dei sottotetti a fini abitativi, ma dovranno essere alti almeno 2,40 metri. Tutti gli ampliamenti sono ammissibili su edifici realizzati entro marzo 2009, sempre che siano muniti di titolo abilitativo e che, infine, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge sia stato depositato il loro accatastamento. Gli interventi esterni alla fascia dei 300 metri e ai centri storici (assoggettati a concessione edilizia dei Comuni) dovranno essere accompagnati dalla dichiarazione di inizio attività (Dia). Contestualmente all’approvazione del provvedimento, l’aula ha approvato all’unanimità (in un raro momento di accordo) un ordine del giorno bipartisan contro la realizzazione di parchi eolici sulle coste sarde. Si chiede al governatore Cappellacci di opporsi alla concessione demaniale trentennale nell’Oristanese e a eventuali altre iniziative analoghe. Sfrondato il dibattito dalle venature ideologiche, è chiaro che il nocciolo dello scontro è il destino delle coste dell’isola. Quanti milioni di nuovi metri cubi verranno riversati sulle nostre coste? In che modo ne modificheranno il profilo? Non si rischia di bruciare, in poco tempo, l’inestimabile valore ambientale che tanta parte gioca nel successo turistico della Sardegna? Il confronto rischia di spostarsi dal piano politico a quello giudiziario. Secondo l’opposizione infatti la norma approvata viola le leggi nazionali, a partire dal Codice Urbani, e pertanto sarà impugnabile da parte di qualunque cittadino ritenga lesi i suoi interessi. Insomma, la vicenda appare tutt’altro che conclusa. Ma già dalle prossime settimane si potranno toccare con mano gli effetti del provvedimento approvato.

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