Ricordo di Fabio Maria Crivelli. Pensiero dalla Finlandia sulla situazione della stampa in Italia

di Mario Sconamila

 

La scomparsa di Fabio Maria Crivelli non rappresenta nulla per le nuove generazioni, quelle di Internet, dei cellulari e della indifferenza verso la scuola. Altresì è lontana da un certo giornalismo di oggi, tutto improntato alla ricerca di ridicoli scoop che ben si addicono all’Italia odierna. Crivelli era un liberale. Un vero liberale. Qualità rara in via di estinzione, inimmaginabile nei tempi attuali. Oltre a questo, era un Direttore carismatico, altra virtù che non puoi inventarti da grande, ma devi possedere fin dalla giovane età. Ma specialmente, apparteneva ad un altro tipo di giornalismo: più ragionato, più meditato, più responsabile, più sofferto. E anche più disincantato, perchè aveva la forza di descrivere i fatti senza molte opinioni, che venivano lasciate all’intelligenza del lettore. Era il giornalismo del "Terrapieno", come lo chiamavamo noi studenti allorchè transitavamo in quella zona cagliaritana quando, al calar della sera, quel grande caseggiato illuminato a giorno, quel via-vai di persone che si intravedevano dall’esterno e quegli enormi cilindri cartacei davano l’idea di un giornale impostato e realizzato "col sudore delle proprie mani". Un quotidiano che rappresentava in pieno l’intera Isola. Altra Cagliari, altri periodi e specialmente altra mentalità giornalistica. Crivelli ci descrisse le varie vicissitudini della Sardegna da quegli anni cinquanta in poi, come si evince rileggendo suoi articoli del tempo. Erano editoriali attenti e precisi nell’analisi della realtà isolana, senza fronzoli, dando spazio e penna alle diversi posizioni, con all’apparenza un moderato pessimismo di fondo, quasi fosse consapevole che il destino della Sardegna si incanalasse in maniera non positiva in una direzione senza sbocchi, in un tunnel infinito, stante anche il carattere e i comportamenti di noi sardi, sempre in prima fila a reclamare diritti, ad esigere favori, senza partecipare attivamente alla soluzione dei problemi. Fu quello il periodo in cui l’Isola espresse i suoi migliori politici, e Crivelli fu attento a descrivere i vari stadi di questa successione. Alla stregua di Piero Ottone nel Corriere della Sera, diede spazio e colse l’evolversi del Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer; nel contempo, accettò con precisione la metamorfosi della Democrazia Cristiana che, da confessionale, si trasformava in un partito laico con tradizioni cattoliche, come era giustificato dall’ideologia di De Gasperi. Uno sguardo a trecentosessantagradi, come esigevano quei periodi di grandi trasformazioni e come era interesse per le esigenze della società. Dubito fortemente che Crivelli fosse soddisfatto dell’Italia odierna e specialmente della stampa odierna. L’Italia di oggi è tutta improntata nel motto "l’un contro l’altro armati", e anche i giornali non sfuggono a questo teorema. Tutt’altro. Chi, come il sottoscritto che risiede in un paese straniero, la Finlandia, rimane periodicamente colpito in negativo allorchè rientra nell’Isola per brevissimi periodi. La rassegnazione risulta l’aspetto più evidente. Ma anche la stampa italiana è cambiata in peggio, questo è fuori discussione. Non esistono più i Direttori carismatici come Crivelli, ma specialmente è scomparso un certo giornalismo equidistante. L’Unione Sarda dei tempi suddetti si è trasformato, alla pari degli altri, in un giornale fazioso e settario, pronto a descrivere i veri e presunti errori o torti della parte avversa e assai restio ad analizzare anche le più evidenti disfunzioni della lista e dei politici cui fa riferimento. E’ lo specchio dei tempi, che ha questo comune denominatore, all’insegna della malsana tradizione che in Italia si vive oggi solo di "pane e politica". Una brutta china, non c’è che dire, che annualmente, ed è avvenuto anche da poco, Freedom House e Reporter senza frontiere evidenziano senza alcuna remora. Fabio Maria Crivelli non si sarebbe avventurato in questa direzione perchè come già detto era un vero liberale. In Finlandia i giornali conservatori non lesinano critiche a ripetizione anche nei riguardi di quelli che dovrebbero essere i partiti di rappresentanza: non per niente il paese scandinavo è al secondo posto nel mondo per quanto attiene alla libertà di stampa. Duole quindi constatare come l’Unione Sarda, alla pari di tutta la stampa, segua una direzione tutta improntata nella critica esclusiva verso la parte avversa. E’ naturale sia così, perchè il senso della contrapposizione più accesa è la quotidianità della società italiana. La Sardegna attuale è, a ben pensarci, non assai dissimile da quella che ci descrisse Crivelli. Le problematiche e le difficoltà sono sempre le stesse. L’emigrazione è una costante che non si è mai interrotta. siamo purtroppo destinati a proseguire verso questo "destino". E Crivelli lo descrisse con infinita saggezza, senza enfasi e parole inutili e ad effetto.

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