Hanno un'identità i soldati sardi morti nella Grande Guerra fuori dell'Italia

di Giampiero Marras

Sono 1.846, originari di 280 paesi diversi. Da Addis Pumpita Comita di Aglientu a Zuddas Francesco di Sarroch. Sono i sardi caduti durante la Prima Guerra Mondiale lontano dall’isola, per difendere la patria. Periti sui campi di battaglia in Libia, Francia, Albania e Macedonia, o nei campi di prigionia fuori dai confini italiani, per colpa delle ferite, delle malattie o della fame. Quasi il 13% del totale (13.800) dei sardi periti nella Grande Guerra. Adesso hanno tutti un nome: "la parte veramente immortale di me stesso" come Shakespeare fa dire a Cassio nell’Otello. E di quasi tutti si conosce il luogo della sepoltura. È un lavoro titanico per ricerca e dati quello compiuto dal medico Giuliano Chirra di Bitti. Sette anni spesi inizialmente tra gli archivi militari, i ruoli matricolari degli Archivi di Stato delle province sarde, l’ex Distretto Militare e gli uffici demografici e di Stato Civile dei vari comuni isolani. Poi in giro per l’Europa, nei vari sacrari militari che custodiscono i soldati italiani caduti durante la Grande Guerra. Quindi di nuovo sui dati raccolti per incrociarli e trovare corrispondenze e conferme. "Ho avuto la fortuna di avere due nonni sopravvissuti alla Prima Guerra Mondiale. La passione per la storia è praticamente nata con me, ma soprattutto ho sentito l’esigenza in questo lavoro di ridare una memoria individuale ai nostri conterranei morti nella Grande Guerra".
Il risultato è confluito in tre libri intitolati "Mortos in terra anzena". Il primo volume, di 321 pagine, ricostruisce le vicende storiche che hanno portato i soldati sardi a combattere sui diversi teatri di battaglia europei e vengono descritti pure gli affondamenti di corazzate e piroscafi dove hanno trovato la morte quasi 180 corregionali. Soprattutto viene fornito un dettagliatissimo elenco dei caduti dove viene indicato nome, genitori, luogo di nascita, spesso il mestiere e quasi sempre il luogo di sepoltura. Nel secondo tomo, altrettanto voluminoso, si parla dei campi di concentramento dove vennero inviati i 300.000 soldati italiani (e sardi) catturati dopo la disfatta di Caporetto. Le condizioni terribili costarono la vita a quasi il venti per cento dei nostri militari perché, come rileva Chirra: "A differenza di Francia e Inghilterra il Governo italiano non inviava i treni carichi di alimenti per i prigionieri degli Imperi centrali, che la Croce Rossa si incaricava di distribuire nei vari campi". Alla fine del volume si trova un utilissimo riepilogo di tutti i nomi ordinati per Comune di nascita: da Abbasanta a Zuri. Il terzo libro contiene invece una selezione delle duemila foto che Chirra (col nipote Ignazio) ha scattato nei cimiteri e sacrari italiani ed europei: bare, tombe e targhe con i nomi dei sardi sepolti. Un archivio indispensabile per chi voglia andare a rendere omaggio ai propri antenati. Alcuni hanno iniziato a farlo. È il caso dei nipoti di Antonio Mastino di Milis, che era sparito dalle fonti ufficiali perché sepolto in Francia a Bligny col nome Martini. Il medico bittese è riuscito a ritrovare diversi "dispersi" tra i morti nei campi di prigionia. Bastava un piccolo errore di trascrizione e il caduto diventava un fantasma. Era successo anche ad Antonio Mele, di Scano Montiferru, un altro "morto pro sa Vranza" di cui si erano perse le tracce perché era stato indicato come nativo di Viscaro Montifaro. Ogni nome una famiglia, una traccia ritrovata nella memoria del paese. Ci sono persino fatti mai citati dalla Storia. Otto sardi morirono in combattimento sul suolo francese come soldati americani. Erano emigrati all’inizio del secolo negli Usa e avevano deciso di cambiare cittadinanza. La "terra anzena" è vasta: i militari sardi sono sepolti in Francia, Macedonia, Albania, Grecia, Slovacchia, Montenegro, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Bosnia, Croazia, Polonia, Slovenia, Serbia, Romania, Bulgaria, Belgio, Olanda. Ci sono poi quelli caduti nel Nord Africa: Algeria, Egitto, Eritrea. Il sassarese Gavino Antonio Morittu è sepolto in Palestina, perché era stato catturato dai Turchi.

 

 

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