Importa al sardo tutelare la propria sanità? Quella di Cappellacci mi fa male

di Ornella Demuru

Sanità. E’ questo tema che sta mettendo a soqquadro il pianeta. Mentre a Washington decine di migliaia di persone sfilano contro la nuova riforma sanitaria di Obama volta a creare una mutua pubblica, in Sardegna in un profondo silenzio popolare si ripartiscono la gestione delle Aziende Sanitarie Locali alla vecchia maniera oppiana.. che non ha niente a che vedere con le droghe oppiacee, ma più semplicemente con il famigerato Giorgio Oppi, assessore regionale all’ambiente, che a suo tempo in una precedente legislatura lottizzò, stile Risiko, la sanità sarda con "un’invasione strategica" senza confronti di personaggi politici di dubbia competenza. La riforma sanitaria di Obama scuote repubblicani e conservatori i quali temono – paradossalmente – di rimanere, loro, proprio loro, tutti in mutande!! Quindi a prescindere dalla confusione, o meglio dire dall’autoimposta ignoranza di molti americani mi pare evidente che in questo momento nel mondo i "cambiamenti" siano temuti ovunque, quando questi tendono ad annullare privilegi sociali annosi e radicati. Ma tornando a noi, e alle nostre "disgrazie"nazionali sarde. Il presidente Cappellacci ha riunito i segretari di maggioranza in un vertice che "si è limitato" a disegnare la nuova mappa del potere:
6 posti al Pdl, 2 a testa a Udc e Riformatori, 1 al Psd’Az. Ai primi di agosto avevano approvato una norma per licenziare i manager nominati dalla giunta precedente, adducendo a questa decisione l’esistenza di un debito di 180 milioni di euro, il prodotto "della loro incapacità". La norma prevede perciò di sostituirli con dei giusti e retti commissari in vista della riforma organizzativa. Ciò che appunto è avvenuto. [Norma che, sussura l’opposizione, è illegittima.] Oggi leggo le dichiarazioni fatte dell’assessore regionale alla sanità, il chirurgo e noto esponente di Alleanza Nazionale
Antonello Liori: "Non accetterò imposizioni dai partiti, pur rispettando il loro diritto di segnalare una rosa di nomi». E poi l’assessore Liori prosegue chiedendo addirittura "un passo indietro rispetto alle logiche egoistiche dei partiti e di qualche consigliere", e conferma la sua assenza al vertice di venerdì: "Non ho partecipato ad alcuna riunione dedicata a eventuali spartizioni". Insomma, la sanità sarda pare sia in piena riforma (o controriforma?) e il presidente della Giunta dichiara proprio su questo vertice di maggioranza tenuto nel suo ufficio queste parole: "Ai partiti è stato chiesto un contributo sulle professionalità. Non deve spaventare il possesso di una tessera, semmai bisogna rifuggire dallo scarso valore professionale. Le forze politiche, sono certo, sapranno cogliere questa impostazione". Che dire quindi? Si è trattato di una chiacchierata tra amici, quei soliti noti da alcuni lustri, un innocente the con pasticcini alla vigilia del week end? Non si vuole forse decidere di imperio, con usi e costumi sardi sulla sanità? Addirittura senza neanche la presenza dell’assessore competente? Ma allora facciamoci qualche domanda su questo modus operandi apparentemente lecito, eticamente corretto e non da ultimo a lor dire pure efficace. Perchè in una società democratica quale dice di essere l’Italia i partiti dovrebbero avere delle aree di intervento, o di influenza, o di interesse sulla gestione della sanità pubblica? Perchè il Pdl dovrebbe occuparsi dell’Asl Brotzu? O il Psd’Az dell’Asl Nuoro e via dicendo? Qual è il senso? Qual è la logica politica?  (E intendo la vera e onesta logica della politica.) Non pare ce ne sia. Quando molti sardi disprezzano la classe dirigente sarda, quella di oggi e quella di ieri, (ma continuano a votarla) e parlano di negoziazioni, sotterfugi, spartizioni illecite fatte alle loro spalle, io mi chiedo a fronte di tutto ciò,
quali sono queste ipotetiche spartizioni massoniche o carbonare che dir si voglia? Tutto viene fatto alla luce del sole! Nelle pubbliche stanze istituzionali della politica, vedi ufficio del presidente della Giunta.
Siamo noi che non vogliamo vedere. Rassegnati, e invano, arrabbiati. Tutto viene poi riportato dai quotidiani locali, con le scontate analisi di parte. Tutto di fronte ai nostri occhi. [A quanto pare c’è pure una Lettera ai sardi scritta da Cappellacci in merito al vertice che non ho ancora avuto modo di leggere.. non mi è arrivata, non sarò sarda? Boh] A parte qualche piccola protesta dell’opposizione dov’è l’indignazione dei sardi? La loro voglia di cambiamento sbandierata ai 4 venti a destra e sinistra? La sanità tocca tutti, purtroppo volenti o nolenti, è la nostra natura di umani a imporcelo. Ma quanto ci importa tutelarla questa nostra sanità?  A prescindere dal fastidio che può procurare a molti di noi europei la protesta americana che scende in piazza perchè vuole la tutela dei privilegi di alcune fasce sociali a scapito di quelle che proprio negli ultimi anni sono divenute ancora più deboli, noi cosa facciamo per cambiare? Noi abbiamo una mutua, certo, ma per quanto tempo ancora? E quali sono i tempi che attendiamo di media per essere assistititi?  E quante volte andiamo dai medici mutuabili per poi farci visitare dagli stessi nei loro studi privati, sborsando cifre indicibili, ma perchè così recuperiamo del tempo, dato che le malattie, come è noto, non ne hanno mai troppo a disposizione? E quanti sono i disabili, gli anziani, gli extracomunitari che non hanno assistenza per misconoscenza dei loro diritti sanitari? E quanto funziona l’assistenza socio-assistenziale a vecchi, bambini, depressi e svantaggiati di ogni sorta in ogni singolo paese della Sardegna? Servizio quello socio-asssistenziale che dovrebbe essere l’azione principe nelle politiche di ogni amministrazione pubblica, e che invece smarrito tra norme e leggi, eroga molto spesso un pessimo servizio esclusivamente a causa della totale mancanza di una politica sanitaria sarda? Andiamo un po’ in Emilia Romagna, visitiamo ospedali, centri famiglia etc. senza per forza andare nelle solite Francia o Inghilterra. Scopriremo che diverse reg
ioni italiane fanno politiche sanitarie serie e con le nostre stesse leggi. Prendendosi davvero cura della salute dei propri cittadini, offrendo servizi eccellenti e gratuiti di assistenza socio-sanitaria. Andiamo per riscoprire che questa classe politica sarda non vuole il bene e la salute dei suoi cittadini, ma solo sedersi nuovamente negli scranni di potere becero e corrotto, ai quali ci hanno abituato e forse anastetizzato. Che fare quindi?
Scendere in piazza per noi è abbastanza facile, lo facciamo molto spesso e obiettivamente sortisce pochi effetti. Un po’ di sensibilizzazione tra i cittadini ma poi tutto procede come sempre. La sanità è una questione importante, fondamentale. E quel presidente nero lo sta dimostrando. Rispetto ad altri ambiti politici in teoria in ambito sanitario abbiamo pure la "fortuna" di avere maggiore sovranità a livello amministrativo. Questa "fortuna" in una politica di serio cammino verso l’indipendenza potrebbe per davvero essere un’opportunità concreta per una classe dirigente seria, cioè che fa gli interessi dei cittadini sardi. Ma nel magico mondo sardo-italiota rappresenta drammaticamente la torta prelibata che le varie forze autonomiste si spartiscono a fette. Incuranti di tutto. Iniziamo col pensare e studiare una politica di seria riforma sulla sanità. Credo proprio sia doveroso.

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