Una Sardigna chena pastores est comente a la bider chena nuraghes

di Manuel Baiu

 

"Pastori sardi per un giusto prezzo del latte ovino". È un gruppo creato nel  social network Facebook,  a sostegno del settore agricolo della Sardegna  e come denuncia della perenne crisi della nostra amata terra, che rischia di portare all’estinzione coloro che l’hanno resa celebre nel mondo e in essa sono stati l’essenza della sua storia: i pastori. La situazione ormai è al limite della tolleranza; prima che s’ arrivi ad un punto di non ritorno, sinonimo di perdita di valori, passioni e  sentimenti fino ad oggi presenti in tutti noi; è fondamentale agire. L’agricoltura sarda è attanagliata da una dura crisi. A causa di chi? Sono molte le risposte a questa domanda,  senza dubbio grave responsabilità sta nelle istituzioni; le quali sebbene si siano impegnate per il settore, forse non l’hanno fatto in modo corretto. Dopo decenni di finanziamenti oggi ci ritroviamo in una situazione di disagio, frutto delle politiche distorsive soprattutto dei decenni passati. Atteggiamenti che concedevano denaro in abbondanza a questo settore, che posero le basi per un suo sviluppo , ma che non hanno avuto risultati soddisfacenti. La crisi si manifesta ad ampio spettro, dalla non adeguata retribuzione del prodotto agricolo, al continuo abbandono dei giovani delle campagne, alla crescente subordinazione del settore da aiuti. Nei famosi piani di modernizzazione  economica della Sardegna degli anni Settanta e Ottanta vennero concessi tanti finanziamenti  per lo sviluppo agricolo, che al tempo non educarono l’agricoltore a un loro proficuo utilizzo. Queste politiche non erano intese molto spesso come investimenti a lungo termine, ma come sussidi economici per un limitato periodo, i quali hanno portato la nostra terra a una continua dipendenza da queste entrate. Tali errori stanno alla base poiché al tempo favorirono lo sviluppo di tanto capitale fisico nel settore, ma  forse ancora nessuno pensava al potenziamento di un altro tipo di capitale, quello umano, che a distanza di anni avrebbe potuto aiutare il settore ad espandersi e dare impulso a ragionamenti con un maggiore  carattere imprenditoriale. I prodotti delle campagne sarde vengono retribuiti in modo non dignitoso, si pensi al latte ovino pagato circa 0,75 euro al litro a fronte di un costo di produzione (stimato dalla Coldiretti) di circa 1,20 euro, al prezzo della carne di agnello pagata all’allevatore anche a 2,00 euro il chilo mentre al mercato viene venduto a un prezzo che arriva ad essere sette volte superiore, o al valore dato a tutti quei prodotti di nicchia che ormai sono prossimi all’estinzione per la loro non valorizzazione sebbene ricercati dagli estimatori. Se a tutto ciò si aggiunge la lievitazione dei prezzi del mangime e dei concimi che sono raddoppiati, che futuro ci attende? Dove sono le istituzioni? La Sardegna grida aiuto, fino ad ora sono arrivate solo promesse, al limite qualche sussidio elargito durante  campagne elettorali passate, per conquistare una poltrona politica che fa dimenticare in fretta gli impegni assunti in precedenza.  Non vogliamo che ci si faccia stare zitti con sussidi economici spesso aventi l’aria di un atto commiserevole, per poi tornare al punto di partenza.  Si ha bisogno di nuove politiche, con strategie ben definite e non vaghe, meglio se associate anche a una valorizzazione nella formazione di figure professionali che sappiano guidare il settore. Il pastore per secoli ha preso dalla sua terra, ma ha anche saputo ridarle ciò che meritava, oggi a questo nessuno ci pensa? I pastori hanno bisogno di utilizzare un social network per esporre i loro problemi? Forse non si sentono più in mano alle istituzioni o ai sindacati? Tutto ciò è sinonimo si di innovazione, d’altra parte siamo nell’era di internet, ma anche d’ una reale e concreta distanza da chi dovrebbe risolvere i problemi e ascoltare la nostra voce.

Una Sardigna chena pastores est comente a la bider chena nuraghes.

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