Francesco Ignazio Mannu ricordato a 170 dalla sua morte al circolo "Logudoro" di Pavia

di Paolo Pulina

Nel pomeriggio del 21 febbraio 2009, il Circolo culturale sardo "Logudoro" di Pavia, presieduto da Gesuino Piga, in collaborazione con la Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (FASI) e  la Regione Autonoma della Sardegna-Assessorato del Lavoro, ha organizzato, presso la sede sociale, una iniziativa culturale in ricordo di Francesco Ignazio Mannu, nato a Ozieri nel 1758 e morto a Cagliari nel 1839, quindi esattamente 170 anni fa. Anche i sardi che  non conoscono questo personaggio si orientano sicuramente se gli si dice che Mannu è l’autore dei versi dell’inno intitolato "Su patriota sardu a sos feudatarios" (definito canonicamente come "la Marsigliese sarda") e se gli si cantano i primi versi: "Procurare moderare / Barones sa tirania / Chi si no pro vida mia / Torrades a pè in terra". Lo studioso sardo che più di tutti si è cimentato con le  47 ottave in limba di questo canto patriottico è lo storico Luciano Carta, curatore di un volume (edito qualche anno fa dal Centro Studi Filologici /Cuec di Cagliari) in cui viene  proposta l’edizione critica del testo attraverso una certosina verifica filologica e una accurata analisi linguistica di tutte le diverse trascrizioni a stampa che di esso sono state realizzate, a partire dalla prima, collocabile tra la fine del 1795 e gli inizi del 1796, nel quadro del "triennio rivoluzionario sardo" (1793-1796).  Nel libro le 47 ottave, l’apparato critico e il commento linguistico  (Carta ha fruito della collaborazione di Paolo Maninchedda) e il glossario, quest’ultimo predisposto da Eleonora Frongia, occupano 120 pagine. Le quali però sono precedute da uno studio di Carta che si sviluppa per oltre 250 pagine, a presentare: il profilo dell’autore del canto della "Sarda Rivoluzione"; le caratteristiche formali e la parafrasi dell’inno antifeudale; le  "cinque domande", rivolte ai Savoja e rivendicanti l’identità nazionale della Sardegna, dopo che il popolo sardo in armi aveva respinto l’invasione francese; l’insurrezione cagliaritana del 28 aprile 1794 con conseguente cacciata dei piemontesi (in ricordo della quale il popolo sardo celebra ogni anno "Sa Die de sa Sardigna"); il partito patriottico fra riformismo e reazione. In una ora e mezza  di accalorata lezione Carta ha consentito agli uditori (che  avevano in mano una copia dell’edizione critica  dell’inno da lui stabilita e corredata da una sua esplicativa traduzione di ciascuno dei 376 versi, alcuni non immediatamente comprensibili) di entrare nelle pieghe delle raffinate e incisive argomentazioni, di derivazione illuministica, messe in rima dal magistrato ozierese F. I.  Mannu, che non visse per niente in ombra (come sostiene qualcuno) ma che fu protagonista delle vicende dello Stamento militare, nell’ambito del "triennio rivoluzionario sardo". E’ giusto ricordare in questa occasione che Luciano Carta non solo ha  ricostruito  il testo dell’inno "Su patriota sardu a sos feudatarios" ma ha anche curato, tra l’altro, la pubblicazione integrale dei documenti relativi alla "Attività degli Stamenti nella ‘Sarda Rivoluzione’" nel volume n. 24 della collana "Acta Curiarum Regni Sardiniae" edita nel 2000 dal Consiglio regionale della Sardegna. Ospite d’onore della manifestazione pavese è stato il sindaco di Ozieri. Leonardo Ladu ha sottolineato come la città natale ha dedicato a F. I. Mannu una piazza e un monumento. Anche lui si è augurato che la ricorrenza del 170° anniversario della morte offra il destro per una giusta valorizzazione di questo grande interprete, alla fine del Settecento, delle aspirazioni antifeudali e  autonomistiche del popolo sardo.

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