I ragazzi delle spade a "Nuraghe Chervu" di Biella

di Battista Saiu

 

La costruzione di Nuraghe Chervu a Biella, che ha coinvolto la Comunità dei cittadini piemontesi di origine sarda, ha fatto riaffiorare antiche sedimentate forme rituali, tra cui la benedizione delle "Donne del grano", le salve dei "Fucilieri", la messa a dimora di piante per ogni nuovo nato, con l’incisione dei loro nomi sulla pietra. Particolarmente suggestiva è stata la presenza dei "Ragazzi delle spade", giovanissimi di età compresa tra gli otto e i quindici anni, sardi di seconda e di terza generazione, nati, cioè, fuori dall’Isola, che hanno sfilato in corteo innalzando le insegne nuragiche risalenti al XVIII secolo a.C., a significare le antiche origini nel momento dell’entrata nella comunità degli adulti; una sorta di iniziazione, di cerimonia di passaggio, che rimanda alle strategie per andare incontro al nuovo e superare il cambiamento. A Biella, presenti le massime autorità civili e militari, in occasione dall’intitolazione di Nuraghe Chervu: "Agli intrepidi Sardi della Brigata "Sassari"/nel comune ricordo dei 13.602 figli di Sardegna/e dei 523 giovani biellesi/caduti per l’Unità d’Italia" il percorso processionale, con l’impiego simbolico di armi rituali che rimanda all’archetipo del labirinto, il tragitto inframmezzato da barriere da superare, è stato solennizzato dalle sciabole sguainate dei soldati delle "Voloire", dai fanti della gloriosa Brigata "Sassari" nelle divise storiche della Grande Guerra, dai canti "a tenore" di Su Cuntzertu abbasantesu, dall’onore ai Caduti. La mostra fotografica "I ragazzi delle spade a Nuraghe Chervu" (Biella, 20 dicembre 2008 – 28 febbraio 2009, saloni Biblioteca Su Nuraghe), viene dedicata ai nuovi soggetti attivi della Comunità sarda di Biella, ai "ragazzi delle spade", che, a partire dal prossimo mese di gennaio, saranno coinvolti nel laboratorio linguistico "Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant".

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