All'AMIS di Cinisello Balsamo, si è parlato di criminalità in Sardegna

di Massimiliano Perlato

 

Dibattimento dalla ragguardevole presa emotiva che ha convogliato presso l’incantevole "Sala dei Paesaggi" di Villa Ghirlanda a Cinisello Balsamo, numerose persone: Criminalità in Sardegna, un tema che il circolo AMIS ha voluto riprendere ed ampliare ad un anno di distanza del primo convegno svoltosi nel 2007. Gli onori di casa della Presidente del circolo AMIS Carla Cividini e dell’assessore alla Cultura del Comune di Cinisello Balsamo, Giuseppe Sacco, hanno fatto da prefazione alla relazione del dottor Paolo De Angelis, Magistrato alla Procura della Repubblica di Cagliari, addetto alla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo della Sardegna. Lo scrittore e giornalista Paolo Pillonca ha presenziato con una straordinaria e viscerale orazione sul cammino storico in Sardegna riguardante la legalità: quasi una visione romantica del banditismo spesso legato all’anonima sequestri e ai suoi personaggi "illustri" che l’hanno contraddistinta. Così come ha spiccato l’intervento del dottor Tonino Mulas, Presidente della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia. E’ spettato al dottor Angelo Lino Murtas, Commissario Capo della Polizia di Stato di Cinisello Balsamo, coordinare gli interventi. Come preambolo alla storia del banditismo nell’isola bisognerebbe elaborare gli avvenimenti di tutta la Sardegna, in quanto esso è stato sempre legato alla travagliata vita dei Sardi. Si dovrebbe tornare indietro all’arrivo dei Cartaginesi nell’Isola, quando Cartagine perseguitò i Sardi sovversivi sui monti del centro, obbligandoli a occultarsi in boschi e caverne, dai quali uscivano per operazioni difensive, per procurarsi cibo. Quando i Romani presero dominio dell’isola, la popolazione sarda controbatté con una tenace e feroce resistenza. Il brigantaggio rimase statico durante tutti i lunghi e oscuri secoli medioevali. La prova del persistere e dell’aggravarsi del banditismo si trova nella necessità di Eleonora d’Arborea di ampliare il vecchio Codice del padre e, di promulgare il suo codice civile e penale: la "Carta de Logu" che divenne energico per tutta la Sardegna. Il persistere del banditismo durante tutto il periodo aragonese-spagnolo è rafforzato dalla realizzazione della "barracelleria" che sostituisce la vigilanza della polizia del periodo giudicale. La dominazione piemontese vide accresciute le schiere dei banditi in ogni parte dell’isola. Con l’editto delle Chiudende si sollevarono forti inquietudini e disordini per le usurpazioni e gli abusi che ne seguirono e quindi si ebbe un aumento del banditismo: era una rivolta dei contadini senza terra e dei pastori senza greggi e senza pascoli. Del brigantaggio in Sardegna abbiamo ciò che la tradizione orale ci ha tramandato. E tra la storia del passato e uno sguardo al futuro, De Angelis e Pillonca hanno disegnato un quadro di quello che è la malavita sarda oggi. I recenti fatti criminosi avvenuti in varie parti della Sardegna hanno portato alla ribalta dell’opinione pubblica e delle forze dell’ordine la questione della criminalità nell’isola, che si è sempre differenziata nettamente da quella organizzata delle regioni del sud, non ultimo perché nell’isola gli atti di criminalità (che nel senso comune vengono riferiti al banditismo e al noto codice barbaricino) sono stati prevalentemente di tipo individuale o, se compiuti da organizzazioni, queste sono state create ad hoc (sia che riguardassero sequestri di persona o reati meno gravi quale l’abigeato). Nei primi anni novanta, gli ultimi sequestri di persona avevano riaperto il dibattito politico ed istituzionale sui mutamenti della criminalità e sul fatto che tra gli effetti dei processi di modernizzazione della Sardegna vi sia stata anche l’importazione di modelli criminali assimilabili a quelli di stampo mafioso. In questi ultimi anni il dibattito si è riaperto perché il panorama complessivo della criminalità sarda, urbana ed extra-urbana, sta subendo modifiche sia in termini di tipologie di reati, sia in termini di organizzazione e dislocazione del crimine. Infatti, il sequestro di persona non è più un reato che caratterizza la realtà sarda, né in termini di numeri né in termini di specificità, perché, pur essendo un problema circoscritto ad alcune aree regionali delle quali la Sardegna ha sempre avuto il primato, non è comunque un crimine esclusivo della regione. A ciò si aggiunge il fatto che da oltre un decennio esso appare in declino, tanto il tempo trascorso dal sequestro di Silvia Melis a quello di Titti Pinna. Un dato significativo che fa da contralto a quanto accadeva negli anni settanta, quando i sequestri contemporanei erano numerosi. L’attuale vicenda storica porta a delineare che il sequestro di persona ha perso la caratteristica legata alla criminalità del territorio. Ha perso il fascino perverso che aveva in Sardegna. Questa peculiarità è scomparsa. Il movente economico è andato sfaldandosi. Sin dal 1991 con la legge sul blocco dei beni, tanto contestata, tanto bistrattata. Ma a conti fatti, è quella che ha determinato la svolta di fronte alla latitanza dello Stato nel prendere delle decisioni drastiche sino agli anni ottanta. Anche il tessuto sociale che prima del 1991 favoriva o perlomeno recepiva nel proprio Dna il sequestro di persona è mutato anzitutto perché altri reati sono certamente più redditizi, meno complessi da organizzare e sono privi delle difficoltà connesse alla fase negoziale. Viceversa, sono apparse all’orizzonte tipologie di reato, tradizionali come ideazione ma rinnovate nella pratica, nel senso dei luoghi, delle armi utilizzate, della precisione tecnica e dell’organizzazione. La criminalità sarda ha altri e più farneticanti obiettivi. Il traffico delle sostanze stupefacenti paga molto di più. I gruppi criminali che gestiscono il settore degli stupefacenti agiscono sull’intero il territorio isolano. Si è creato un traffico illecito con tantissime altre regioni d’Italia ma anche con paesi stranieri che vanno dall’Europa al Sud America. Si va direttamente ad acquisire la droga in giro per il mondo: in Colombia, in Turchia, in Marocco, in Nigeria. Ma anche intrecci con la mafia russa, cinese. E’ evidente come oggi la delinquenza sarda organizzata lavori gomito a gomito con queste genti. E’ un dato di fatto che la globalizzazione del crimine investe la Sardegna, dopo aver assodato legami con realtà negative emergenti, come l’Albania, la Romania, il Kosovo. Per la sua posizione geografica strategica, la Sardegna diventa a pieno titolo "Piattaforma nel Mediterraneo" per il crimine. La droga entra per il mercato interno, ma è anche punto d’appoggio per il resto d’Italia e d’Europa. Una sorta di portaerei sottolinea con amarezza De Angelis. Accantonato il fenomeno dei sequestri di persona, il traffico della droga, diventa la nuova frontiera del banditismo sardo. Bisogna prendere piena coscienza del problema, il pericolo investe tutti. La formula vincente è quella dell’applicazione e il rispetto delle norme. La questione della prevenzione è prettamente politica. Alle forze dell’ordine spetta il compito della forte repressione, e in Sardegna si lavora duro per raggiungere l’obiettivo. La tecnologia a disposizione oggi comunque permette di essere ottimisti sulla riuscita degli obiettivi. La Direzione nazionale Antimafia in coll
aborazione con le Direzioni Distrettuali dislocate sul territorio nazionale, grazie ad una Banca Dati e un sistema informativo davvero sofisticato, stanno permettendo di essere costantemente aggiornati su come prevenire ogni forma di delinquenza nascente. Il dibattimento in Villa Ghirlanda si è concluso con la spettacolare esibizione dei giovani del gruppo folk "A manu tenta" di Osilo, ben diretto dall’insegnate Doloretta Manca, che hanno fatto da straordinaria cornice di suoni, colori e simpatia all’importante appuntamento voluto dal circolo AMIS.

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2 commenti

  1. Paolo De Angelis (Cagliari)

    Vi ringrazio moltissimo!

    Vi seguirò e magari avremo occasione di scrivere qualcosa assieme.

    A presto.

  2. Susanna Cappai (Auckland - Nuova Zelanda)

    Gentile Massimiliano,

    a nome del circolo Domus de Janas la ringrazio per avere inserito il nostro link, altrettanto faremo noi con il suo consenso. Speriamo anche noi che possa nascere un dialogo in varie direzioni, DdJ e ben disposta a collaborare.

    In attesa di ulteriori contatti le porgo i miei cordiali saluti.

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