A Roma, i rapsodi sardi

di Paolo Pillonca *

 

Non erano analfabeti ma sembrava che lo fossero perché si affidavano alla parola cantata e – senza sigillo di scrittura – la parte migliore della loro produzione si perdeva nel chiarore delle notti di luna estive o nel buio di quelle senza luna. Per oltre mezzo secolo è stata questa la sorte dei poeti improvvisatori, i "rapsodi sardi" come li definì Sebastiano Satta in un’ode dei primi anni del secolo scorso. Il poeta nuorese ammirava gli eredi di quest’arte antichissima che crea il verso dal nulla e si onorava dell’amicizia dei grandi cantadores del suo tempo. I sardi di Roma celebrano la ricorrenza del trentennale della morte di Remundu Piras e il primo semestre della scomparsa di Peppe Sozu. L’occasione è propizia per una giornata di studio e spettacolo al teatro Euclide nell’omonima piazza dei Parioli intitolata al grande matematico greco. Un convegno e una gara di poesia orale con Mario Masala di Silanus e Giuseppe Porcu di Irgoli accompagnati dal "tenore" di Ula Tirso per ricordare il famoso cantore di Villanova Monteleone e riflettere sul patrimonio complessivo dell’oralità poetica in lingua sarda. Coordina la manifestazione Antonio Maria Masia, che per primo ha avuto l’idea dell’evento. Con lui sul palco per il saluto ci sono Giovanni Sotgiu, presidente del Gremio sardo di Roma; Ivanoe Meloni, presidente dell’Acrase di Roma; Maria Antonietta Schirru del Quattro Mori di Ostia. Presente il numero uno della FASI, Tonino Mulas. L’attrice Clara Farina intona "Nenaldu, sun tres annos chi ti prego". Il canto emoziona anche il pubblico romano. Parla il professor Nicola Tanda: "la Sardegna viene definita terra della preistoria anche per la cura nella conservazione del patrimonio culturale fatto di parole. Allora la poesia era canto, una comunicativa straordinaria. Parlando di questi poeti trattiamo di aédi". Prosegue Tanda: "la cultura sarda è stata costituita da questi cantadores: assimilo i poeti orali ai preti che predicavano in sardo. Lo scopo era quello di formare l’uomo, una lezione impartita con il canto. Le parole sono le armi di chi non vuole rispondere con la violenza". Ritorna in scena Clara Farina con dei testi di Antonino Mura Ena: "Cantore Luisi", "Banditore chin trumba" e "Peràula bia". Tra recitazione e canto, registro gradito agli organizzatori dell’evento, prosegue la serata. In che cosa consiste la diversità della poesia orale sarda rispetto a quella di altre terre? Come nasce la nostra diversità? Da una geniale intuizione di Antonio Cubeddu, l’improvvisatore di Ozieri che nel 1896 ebbe l’idea di portare i poeti estemporanei sul palco di una piazza in festa, togliendoli dal "confino" in luoghi marginali. Senza di lui la nostra poesia orale non si sarebbe evoluta nelle forme, nei moduli e soprattutto nell’approfondimento delle tematiche ma sarebbe rimasta a livello giocoso residuale come in Toscana, Lazio, Corsica, Algeria, Malta, Spagna, Argentina e America latina in genere. La figura di Remundu Piras occupa, con Barore Tucone di Buddusò, un ruolo centrale nella storia delle gare poetiche proprio sul fronte dell’evoluzione della tematica e del messaggio di libertà di parola che ne deriva. Prima che gli estemporanei inizino la sfida Clara Farina recita altri testi "meditati" di Remundu Piras: due sonetti e la satira "Curas a contrabbandu". Dulcis in fundo, la gara poetica. Per un’ora e mezza Masala e Porcu accompagnati dal coro di Ula Tirso coronano alla grande la giornata romana. L’ideatore Masia manifesta grande soddisfazione: "la serata conferma la necessità di ricordare ogni tanto a tutti i sardi, residenti o emigrati, l’importanza del richiamo culturale per un aspetto fondamentale della nostra identità complessiva". Tonino Mulas presidente FASI: "stavolta è veramente doveroso un ringraziamento ai circoli che hanno realizzato questa iniziativa. Spesso i nostri circoli sono un po’ come noi sardi, che troppe volte andiamo ciascuno per conto suo. A Roma sono tutti insieme ed è molto positivo". Successivamente Mulas allarga il discorso: "quest’anno nel trentennale di Remundu Piras, stiamo realizzando un programma che interessa molti circoli italiani. Si va dalla poesia orale alla poesia scritta, dai canti a chitarra a quelli a tenore. Soprattutto riprendiamo ad affrontare in concreto la questione della lingua".

* La Nuova Sardegna (ottobre 2008)

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