Sardegna e Irlanda: nel nome della poesia

di Miriam Punzurudu

Ci si chiederà quali fili colleghino due isole così distanti non solo geograficamente ma anche sotto l’aspetto culturale. La risposta è arrivata durante l’incontro letterario fra le due realtà. Già il pomeriggio è stato ravvivato dalla fantasiosa ricerca dei taxi che, alla spicciolata, ci avrebbero portato al numero 11 di Fitzwilliam Square East e che ha messo alla prova le nostre reminiscenze linguistiche anglofobe e più spesso l’inventiva istantanea che si affida al gesto e suscita la simpatia dei pur misurati Celti. Ma torniamo alla serata letteraria. L’indirizzo summenzionato si riferisce all’Istituto Italiano di cultura a Dublino che ha ospitato l’incontro e che ha visto in veste di anfitrione Giuliana Adamo, cagliaritana, docente al Trinità College di Dublino, inventrice e curatrice del progetto di creazione di ponti letterari, in prosa e poesia, tra le due isole, con la partecipazione di scrittori, poeti, traduttori italiani e irlandesi. Un’immagine accurata dell’Irlanda moderna è emersa dal messaggio inviato dall’ambasciatore Alberto Schepisi che vi ha trascorso 4 anni e mezzo in missione diplomatica e perciò conosce la situazione sociale, economica e culturale dell’isola che da alcuni anni è al centro di un intenso e rapido sviluppo, che non è solo positivo ma causa squilibri e divari; proprio quando gli effetti della globalizzazione sono repentini e ricchi di beni materiali risulta più urgente l’adesione alle proprie radici e ai valori tradizionali, come per esempio l’ospitalità, che è anche una delle peculiarità sarde, e che si esprime con il bellissimo motto di accoglienza Cead mile faille che significa Centomila saluti di benvenuti. La Sardegna ha offerto 3 segni della sua cultura, presentati da Giuseppe Marci: innanzitutto la musica e la voce potente di Franco Madau, artista sardo dall’energica forza espressiva, poi la poesia in lingua sarda di Anna Cristina Serra che ha trasmesso emozioni delicate e profonde, infine un dono magico, una pietra sonora alla quale Pinuccio Sciola ha dato la forma dell’arpa, lo stemma irlandese ufficiale. Le pietre sonore di Sciola sono accompagnate dai versi di Seamus Heaney, Nobel per la letteratura nel 1995, che ha partecipato all’evento con curiosità e interesse. Durante la serata si sono alternati uomini e donne che hanno trasmesso poesia in inglese, gaelico (la lingua della tradizione d’Irlanda), italiano e sardo, in un quadrivio che si è nutrito più di ritmo, inflessione, suono, interpretazione che di comprensione precise di lingue così diverse. Eppure il folto pubblico, tra cui molti studenti irlandesi che seguono i corsi di lingua e cultura italiana all’università, non ha mostrato difficoltà ad accogliere le diverse proposte. Emblematico il messaggio di un illustre estimatore della terra irlandese, il presidente emerito Francesco Cossiga, letto dal professor Francesco Cesare Casula, storico, amico personale e collaboratore dell’ex presidente della Repubblica Italiana, che ha sempre guardato all’Irlanda con ammirazione per le coraggiose scelte autonomistiche a salvaguardia della propria identità linguistica e culturale in un contesto storico che, similmente alle vicende sarde, ha portato sopraffazione e imposizioni ma non ha cancellato le specificità etniche più profonde. Un curioso aneddoto è stato riportato dal prof. Casula a proposito di un componimento letterario ambientato in Irlanda, realizzato dal suo amico Cossiga e che è andato perduto durante le operazioni di trasloco dal Quirinale. Quale impressione resta dell’Irlanda e di Dublino in particolare? Quella di una terra cosmopolita nella quale le strade larghe e pulite sono percorse da un popolo di giovani proveniente da tanti Paesi d’Europa e del mondo per studio, lavoro, viaggio. Non c’è timore di strani incontri nemmeno di notte, quando i pub si riempiono e dalle porte aperte viene fuori la musica dal vivo e l’allegria non solo alcolica. C’è rispetto per i beni pubblici come i monumenti dei patrioti e degli scrittori (d’obbligo la fotografia vicino alla statua di James Joyce), o semplicemente di una popolana come Molly Malone, la venditrice di pesci e molluschi che arrivava dal villaggio di Howth, morta nel 1699. Di grande impatto visivo il moderno obelisco, The Spire, la scultura più alta del mondo con i suoi 120 metri, che parte dal suolo con una base di 3 metri per arrivare in cima a misurare 15 centimetri. Rimane il ricordo dei prati verdi e sembra impossibile immaginare in quelle distese regolari le antiche foreste trasformate in navi dall’impero inglese, eppure proprio quelle selve hanno ispirato un romanzo intitolato L’albero in cui l’autore, Guido Mina di Sospiro, fa raccontare a un tasso femmina plurisecolare, che si trova realmente a Killarney, la storia della sua isola e del mondo intero, e cita un saggio di Seamus Heaney sulla desacralizzazione della natura The God in the Tree.

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2 commenti

  1. Stefano Salis (IL SOLE 24 ORE)

    Complimenti a te per l’iniziativa.. sì, i miei articoli li può riprodurre, ovviamente citando la fonte, grazie salis

  2. Bella l’Irlanda… non come la Sardegna, ma bella..

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