IL RICONOSCIMENTO DELLA VERITA’: LA STORIA DI GIOVANNI OGGIANO, IN CARCERE DA INNOCENTE, DALLA PENNA DI MARGHERITA ALTEA

Margherita Altea

«Per me la scrittura continua a essere un rifugio, una coccola, ma ho smesso di scrivere solo per me stessa. In me cresce sempre di più la voglia di voler raccontare e trasmettere qualcosa.»

Classe ’78 e passione innata per scrivere storie, Margherita Altea – 45enne originaria di Tempio Pausania, dove tutt’oggi vive – è già al suo secondo romanzo e non ha intenzione di fermarsi.

«Già dalla prima elementare componevo piccole poesie. Poi, in seconda, complice un periodo molto triste della mia vita, ne scrissi una dal titolo “Mondo senza parole”, dedicata al maggiore dei miei fratelli mancato a causa di una malattia» racconta. «Questo scritto attirò l’attenzione dell’autore e maestro Franco Fresi, che purtroppo ci ha lasciati poco tempo fa. Lui mi insegnò quanto il dolore possa essere motore per creare qualcosa di bello, a patto che poi rimanga fra le pagine e non come peso sul cuore.»

Già due libri, abbiamo detto, ma molto diversi tra loro: il primo, “Il giardino di sabbia” (2018), ripercorre le vicende di un giornalista, Umberto, che deve ritrovare se stesso (superando lo spettro dell’alcolismo) e lo fa in un’isola surreale e reale al tempo stesso. «Mi piaceva l’idea di raccontare i ritmi lenti e i gesti ripetuti degli abitanti di un piccolo paese sul mare e la rivalsa che gli stessi hanno avuto agli occhi di un cittadino borioso» chiarisce la scrittrice. «La classica morale che la felicità si nasconde nelle piccole cose.»

Ben diversa è la sua nuova uscita, “Un innocente assassino”: nel carcere di Tempio, si è nel 1898, un uomo sta scontando una pena per un crimine mai commesso. «Racconta la vita di mio trisnonno, Giovanni Oggiano, vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Ho potuto ricostruire le vicende grazie a un diario scritto di suo pugno, il quale mi ha permesso di compiere un vero e proprio viaggio alla scoperta degli usi e costumi del tempo. Ci sono voluti diversi mesi e un accurato lavoro di ricerca per ricostruire al meglio uno spaccato di vita di quell’epoca.»

Be’, del resto scavare in vicende così lontane da noi – sebbene vicine, perché, come Altea scrive nella sinossi del libro, il volume racconta una storia senza tempo e attuale: “quella degli innocenti cui è negato il riconoscimento della verità” – è un lavoro di studio e di lima, di immaginazione che deve necessariamente sposarsi con dati, usi e questioni reali.

Ma l’autrice non è di certo pronta a fermarsi: «In questo momento sto lavorando ad un giallo ambientato nella zona di Bortigali.»

E sulla scrittura, la 45enne è perentoria: «Durante la prima stesura, di solito con carta e penna, mi sento molto rilassata» conclude. «Perlopiù scrivo all’aperto, meglio se al mare, mentre la seconda fase di lavoro, ovvero la trascrizione su PC, diventa più tecnica ed impegnativa.»

E noi la immaginiamo seduta in riva al mare, concentrata sul suo nuovo giallo a Bortigali che scrive forsennatamente sul suo taccuino mentre le onde lambiscono la sabbia. Del resto la scrittura è anche un po’ romanticismo, no?

https://www.vistanet.it/

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

  1. Gianpiera Spanu

    Complimenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *