INCONTRO CON IL CINEMA ‘MADE IN SARDINIA’: A ROMA L’INIZIATIVA DEL GREMIO DEI SARDI CON ANTONIO MARIA MASIA E FRANCA FARINA

Alla Casa del Cinema a Villa Borghese, da anni il tempio del cinema che ospita retrospettive, novità, corti e documentari di autori provenienti da ogni parte del mondo, il Gremio dei Sardi di Roma, ha presentato gli incontri con il cinema sardo, grazie all’organizzazione e alla cura del presidente Antonio Maria Masia e della consigliera Franca Farina.

In anteprima nazionale, è stato mostrato il documentario “Le cicogne di Chernobyl “di Karim Galici, una produzione dell’Associazione “Cittadini del mondo” con il suo presidente Giuseppe Carboni.

Proiettati anche due cortometraggi di Visioni Sarde 2023, “Quello che è mio “di Gianni Cesaraccio, e“ La punizione del prete “di Francesco Tomba e Chiara Tesser.

Una scelta delle opere attenta e profonda, offre un’immagine della Sardegna finalmente libera da retorica identitaria e localistica. Un filo rosso unisce i cortometraggi, pur così diversi per le storie narrate, la Sardegna al mondo, la cinematografia sarda alla cinematografia universale.

In particolare: La punizione del prete racconta della beffa perpetrata da un possidente terriero finto cieco verso un prete avido e forse lussurioso. Il finto cieco inganna il prelato, che crede a sua volta di ingannarlo vendendo armenti e terreno per un sacco di banconote che, certificate come buone, si rivelano invece false. Il contesto è un’arida campagna gallurese che potrebbe essere anche il quadro di un film western girato nel Messico o nel Texas con un fondo musicale che ricorda, non a caso, le musiche di Sergio Leone, mentre la natura della beffa proprio senza tempo, potrebbe essere una novella boccaccesca, unu contu de foghile, o un ritratto collodiano di malvagità grottesca, dove l’inganno e la furbizia hanno nel tempo gli stessi caratteri perversi e beffardi. Magistrale il cammeo della perpetua Gesuina, interpretata da Silvia Carusillo (socia del Gremio), asciutta e magra accanto a un don grasso e viscido, interpretato da Massimiliano Caprara, il gatto e la volpe, appunto.

Dal racconto grottesco al racconto drammatico di Quello che è mio : quattro amici, con la salute irrimediabilmente compromessa dall’ amianto impoverito respirato nelle aziende e nei poligoni in cui hanno lavorato, decidono di effettuare una serie di rapine in banche periferiche con l’intento di recuperare dei soldi per curarsi e aiutare le rispettive famiglie. Spettacolari le sequenze degli assalti e delle fughe nei paesini, recitazione intensa, imprecazioni, spericolatezza uniscono questo gruppo di disperati, uniti nel tentativo estremo di rivendicare almeno un risarcimento monetario per tutto ciò che loro è stato tolto da un lavoro pericoloso che ha loro letteralmente tolto la vita. Cosa c’è di più mio se non la vita? lI dramma portato in scena da Cesaraccio, con attori straordinari come Marco Bullitta, Vanni Fois (socio del Gremio), Roberto Fara, Davide Tassi, non è solo la rivolta di pochi uomini sardi che la vita nei poligoni militari ha segnato a morte, bensì la denuncia  sottaciuta di centinaia di uomini morti ogni anno per malattie gravi per causa di servizio, contratte in seguito all’utilizzo di proiettili ed esposizioni alle radiazioni dell’amianto e dell’uranio impoverito. Esposizione che in maniera drammatica coinvolge oggi tutti coloro che combattono in Ucraina e Medio Oriente! L’epidemia, conosciuta come sindrome dei Balcani, colpisce con malformazioni, linfomi, gravi patologie respiratorie come quella che ha contratto uno dei protagonisti, che partecipa alle rapine già moribondo, con in bocca un respiratore di ossigeno. Accerchiato dalla polizia il manipolo si fa auto esplodere in aperta campagna, nella vecchia auto usata per i colpi. Di loro si salva un modesto gruzzolo di denaro nascosto sotto un cumulo di pietre, destinato alla sposa del più giovane che aspetta un bambino. Simbolo amaro della motivazione che aveva spinto il gruppo a cercare un risarcimento monetario che non sempre le istituzioni riconoscono a questi disgraziati.

Il documentario, prodotto dall’Associazione Cittadini del mondo, spalanca veramente il mondo alla Sardegna! Le cicogne di Chernobyl dicono che da grandi tragedie globali può nascere una forma altrettanto globale di solidarietà e amore. L’accoglienza data dalla Comunità di Iglesias a ragazzi vittime delle nubi tossiche del disastro nucleare avvenuto a Chernobyl nel 1986, ha creato legami indissolubili tra comunità pur geograficamente distanti e dato vita a modelli di vitale reciprocità. L’impulso e l’impegno dato da Gian Piero Pinna, capofila di una accoglienza non assistenziale, di una condivisione di affetti e opportunità, di una amicizia senza pregiudizi, è stato seguito da molti suoi concittadini e viene testimoniato nel documentario in visione, dai primi “cittadini del mondo” arrivati dalla Bielorussia che oggi sono professionalmente inseriti nel tessuto sardo e italiano, mentre alcuni, tornati in Bielorussia sono sempre legati a vicende, amici e parenti rimasti in Sardegna. Tutti rimpiangono Gian Piero Pinna, prematuramente scomparso qualche anno fa, sostengono il ponte di amicizia da lui creato e portano avanti un modello di collaborazione tra popoli, che metta all’orizzonte l’obiettivo della reciproca conoscenza e umana fratellanza.

Le opere viste una cosa ci dicono con chiarezza: il nostro cinema è capace di parlare del mondo e di parlare al mondo. Eravamo gretti, avidi e malfidati come lo erano e lo sono ancora culture, non solo quella sarda ricordata da Cesaraccio. Nella storia nessun compiacimento folcloristico o forzato antropologismo, bensì uno sguardo critico sull’aridità e chiusura provocata dall’attaccamento alla roba e al soldo.

Siamo inermi e disperati di fronte ai danni dell’industria militare e di fronte ai signori della guerra come lo sono gli uomini e le famiglie che da questa industria traggono il loro sostentamento. Il grido di Cesaraccio a riappropriarci della nostra salute suona più forte che mai oggi che accanto a queste morti silenziose assistiamo ad una ecatombe di morti sul lavoro.

Ma siamo anche aperti al mondo, all’accoglienza fraterna, non politicizzata, alla possibilità di trasformare un disastro in una grande opportunità di accoglienza e reale sviluppo umano.

Grazie Gremio, ma non farci aspettare un anno per le prossime visioni.  

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4 commenti

  1. grande

  2. Giuseppe Carboni

    Un grazie di cuore a Tottus in PARI e Massimiliano Perlato per lo spazio che sempre ci dedica, a Luisa Saba autrice di uno splendido articolo, e al Gremio dei Sardi di Roma al Presidente
    Antonio Maria Masia, alla curatrice della rassegna
    Franca Farina per averci dato questa opportunità, e Raffaele Rivieccio per la sua puntuale analisi cinematografica.
    Ci piace ricordare anche i grandi artisti con i quali abbiamo avuto l’onore di condividere lo schermo della Casa del Cinema di Roma
    Gianni Cesaraccio, Marco Bullitta Vanni Fois Davide Tassi
    Quello che è mio (Italia, 2023 – 18’) di Gianni Cesaraccio –
    Francesco Tomba Chiara Tesser Silvia Carusillo
    La punizione del Prete (Italia, 2023 – 19’) di Francesco Tomba e Chiara Tesser

  3. Ignazio Farina

    Complimenti a tutti

  4. Un bell’articolo dove si parla dell’anteprima di Le Cicogne di Chernobyl a Roma

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