LA MUSICA COME LINGUAGGIO: OMAR BANDINU, ANIMA AL CUORE, ALI AL PENSIERO

Omar Bandinu

Conosciamo la sua voce che arricchisce uno dei più blasonati tenores di Bitti. Conosciamo il pianista che indora i pezzi del gruppo i Nottambuli e di diverse altre formazioni.

Ma conosciamo l’uomo?

Con Omar Bandinu come guida, la strada del pensiero sembra un po’ tortuosa come i sentieri di montagna, o meglio, come la strada che porta al suo paese, Bitti. La destinazione rimane un po’ sfocata, ma i paesaggi attraversati vi fanno capire che ne vale la pena.

Mi dà l’appuntamento nel giardino di Nicola a Nuoro, un luogo bucolico come lo è il signore Bandinu. Se è musicista non è sicuramente meno poeta nell’anima. Il suo modo di definire le cose, di parlare, di pensare denota una vera sensibilità d’artista. Artista con tante sfaccettature, dal canto a tenore al pianoforte, dal conservatorio al palcoscenico di musica pop, dalla musica classica a quella elettronica, non ci si annoia mai nella vita di Omar.

Arriva in orario, si dirige verso di me, viso serio, occhi penetranti. Appena mi si avvicina sembra lasciare cadere tutte le barriere, gli occhi si fanno monelli, il sorriso… ah questo sorriso! Quando le labbra leggermente chiuse si aprono, scopriamo una dentatura perfetta, ben allineata come in quella pubblicità con Filippa Lagerback per daygum di qualche anno fa. Un sorriso che arriva fino ai suoi occhi, uno vero, generoso, uno di quelli che trasforma un viso normale in uno interessante. Un sorriso così accattivante al punto che dimentichi di guardare altrove. Ci prendiamo un caffè. Omar si siede, parla in un modo tranquillo, pacato. Gli italiani parlano con le mani dicono… non è il caso di Omar. Il corpo, le mani non si muovono, niente lascia trasparire un’emozione, sembra radicato profondamente, solo il viso si esprime. Ride. Ride spesso, come se fosse la punteggiatura delle sue frasi, questo dà il ”la” al nostro incontro: buon umore, un momento tra amici.

La musica, la natura, l’onestà, sono valori che gli sono stati trasmessi e che rappresentano oggi una solida e ancorata colonna vertebrale. Questo spiega sicuramente il carattere di Omar. Non vuole annoiarsi come se avesse paura di perdere la passione per le attività. Allora si diversifica. Studia musica classica, ma suona musica pop, elettronica, jazz e anche quella tradizionale. Pero’ il suo passaggio al conservatorio è e rimane il centro della sua vita. È grazie a questa strada che diventa professore di pianoforte in un liceo musicale. Se prima non voleva insegnare, ha scoperto il rapporto umano con i suoi alunni e le gioie dell’insegnamento, la gratificazione di trasmettere un sapere, di far nascere una passione.

È stato avvolto dalla musica fin da piccolo. Mentre gli altri giocavano a calcio, lui, nell’atmosfera ovattata della sua camera, cercava di riprodurre suoni sentiti alla radio, sperimentare, studiare sulla piccola tastiera regalata dal padre (il suo primo fan). Presto è assorbito dalla sua passione. I grandi momenti della sua vita li ha vissuti dietro il suo piano in un piacevole abbandono, un totale oblio, non solo suonando per i concerti ma anche facendo le colonne sonore degli eventi accompagnando un attore che recita o un lettore che presenta un libro.

Io l’ho visto anche in queste occasioni e ho scoperto un Omar diverso. Attento, sensibile, con dei riferimenti musicali ampi e un’estrema complicità con le parole, trova un’integrazione tra musica e testo e entra in un’altra dimensione. Lo sguardo è vivo, le mani sfiorano i tasti, pronte ad accarezzarli al momento giusto come se le sue note fossero le immagini del testo. Rimangono in sospensione nell’aria e fanno entrare il pubblico in un universo parallelo, dove si fermano le parole e inizia la musica. Dicono che la musica è una terapia e che i musicisti si curano in continuazione, io direi che basta ascoltare Omar suonare per partecipare a questa terapia.

I pianisti sono musicisti solitari, passano ore a suonare da soli con il loro amico, il piano, capace di rimuovere la loro rabbia, le loro pene, fa di loro delle persone diverse che non pensano come tutti… spesso ci disturba non capirli. Omar ha saputo alleare la diversità del pianista con la ”normalità” dell’insegnante. Ha trovato il suo equilibrio nella diversificazione, nel trasmettere emozioni ed è bravo a farlo, forse perché sente quello che trasmettono gli individui, si nutre cosi’. Sa allora portare una risposta e le sue mani diventano il terminale del suo pensiero, le sue risposte, la sua interazione con gli altri passa dalle sue dita che diventano  chiacchierone.

Parlare molto fa di noi degli esseri deboli, denota un desiderio ardente di piacere. Omar non è un chiaccherone, non cerca a farsi amare, non vuole vendere la sua anima al diavolo per piacere a tutti. Ha scelto di essere sé stesso, suonare cio’ che gli piace e vivere bene con gli altri. Cio’ che non dice, con la sua voce se sapete ascoltare, sono le sue dita che lo esprimono, la musica ripara le anime, crea una connessione, un’unita.

Da Brahms ai Beatles, da Chopin ai Queen, dalla cicala alla formica, Omar Bandinu è al servizio della musica, della bellezza, fa dono al pubblico della dimensione edonistica e trasmette la magia che vuole mantenere attiva. Liberarci dalle nostre gabbie, far in modo di portarci in viaggio è lo scopo del pianista bittese, cura ogni dettaglio per toccare non solo le orecchie ma anche il cuore e l’anima di chi lo ascolta.

La musica di Omar dà un’anima ai nostri cuori e mette le ali al pensiero.

https://wordsanddreams.com/

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