ADELASIA DI TORRES, ULTIMA REGINA DEL REGNO DI TORRES, PROMESSA SPOSA AD UBALDO VISCONTI

Nel settembre del 1218 Mariano II judike/giudice di Torres ovvero il re del regno/giudicato di Torres, che in quel momento era alleato con la Repubblica di Genova, per assicurare la successione del proprio regno alla figlia Adelasia (di Torres) concluse un accordo con lo judike/giudice di Gallura Lamberto Visconti, che aveva minacciato di invadere i suoi territori per sottrarglieli con il sostegno della Repubblica di Pisa.

Mariano, infatti, rendendosi conto di non aver la forza militare per contrastare i pisani, preferì giungere a un pacifico accomodamento promettendo in sposa la propria figlia Adelasia al rampollo di Lamberto, ed erede del regno/giudicato di Gallura, Ubaldo Visconti. In quel momento sia Adelasia che Ubaldo avevano giusto 11 anni, ma così come accadeva nella classica prassi politica medievale (e non solo medievale) i figli dei nobili erano normale “patrimonio di scambio” nello scacchiere politico.

Adelasia di Torres ebbe parte importante negli avvenimenti sardi della prima metà del secolo XIII specialmente dopo le sue nozze con Ubaldo Visconti.

Adelasia nacque nel palazzo giudicale di Ardara nel 1207, dal giudice Mariano II di Torres e da Agnese di Massa, figlia a sua volta di Guglielmo I e di Adelaide Malaspina, nonché sorella minore di Benedetta di Cagliari, che sarà l’ultima giudicessa di quel regno (1217-1232).

Furono suoi fratelli Barisone, che succedette al padre, e Benedetta che andò in sposa al conte di Ampurias.

In seguito alla morte violenta del fratello Barisone III, Adelasia fu riconosciuta dalla “Corona de Logu” giudicessa di Torres nel 1236.

Dopo la suocera Elena di Gallura e la zia Benedetta di Massa fu la terza sovrana regnante in Sardegna.  Scontento di questo matrimonio, era il papa, Onorio III, che infatti si vedeva sottratto il giudicato di Torres all’influenza della Chiesa di Roma.

Il pontefice inviò immediatamente il suo cappellano Bartolomeo per annullare il matrimonio, ma il messo non riuscì nell’intento e l’accordo tra Pisa e Torres rimase valido e sempre in vigore con grande sua indignazione.

Nel 1238, con la scomparsa prematura di Ubaldo Visconti, gli succedette nominalmente divenendo anche giudicessa di Gallura. Il marito, tuttavia, aveva designato come erede il cugino Giovanni Visconti che in effetti gli subentrò.

Le fastose nozze della dodicenne Adelasia furono celebrate nel 1219 nella splendida chiesa della Santissima Trinità di Saccargia, che all’epoca era già un’importante abbazia di monaci camaldolesi, già presenti in Sardegna, la più influente del giudicato di Torres (vi venivano tumulati i giudici e i membri delle loro famiglie).

Ubaldo, coetaneo di Adelasia, dunque, ereditò il giudicato di Gallura alla morte del padre, nel 1225.

Mariano II di Torres, dal canto suo, morì più tardi, nel 1232, e, secondo le sue volontà, gli succedette il figlio Barisone III all’epoca undicenne.

La minorità di Barisone III diede luogo a una singolare situazione in materia di reggenza: negli altri giudicati e regni europei a reggere il trono sarebbe stata la giudicessa madre, ovvero la consorte del defunto sovrano, non così in Torres dove questa figura aveva solo un titolo onorifico e fu così lo zio del ragazzo, Ithocorre, a capo di un consiglio di maggiorenti, ad avere il potere, mentre la giudicessa madre, Agnese di Massa, lasciò figli e giudicato (non sono documentati suoi contatti con la figlia Adelasia, salita qualche anno più tardi al trono) e ritornò a Cagliari.

Barisone III rimase sul trono, sotto reggenza, per soli tre anni e tre mesi, poiché fu trucidato dai sassaresi (non si è mai saputo chi fosse il mandante) in seguito ad una sommossa popolare, forse sobillata dai pisani contro il potere giudicale.

Il giovane sovrano non aveva eredi diretti e fu sepolto nella chiesa di San Pantaleo a Sorso. Sempre per volontà di Mariano, i nobili logudoresi dovevano scegliere una delle sue figlie, Adelasia o Benedetta, come successore.

Gli aristocratici acclamarono all’unanimità Adelasia, sostenuta di buon grado dal marito Ubaldo, a sua volta eletto giudice per regnare insieme a lei, dato che era inconcepibile che una donna governasse da sola.

Nel 1237, papa Gregorio IX inviò il suo cappellano Alessandro in Sardegna per ricevere il riconoscimento da Adelasia della sovranità papale su Torres, così come sulle terre che ella ereditò dal nonno Guglielmo I di Cagliari, a Pisa, Massa, e Corsica.

Nel palazzo di Ardara, alla presenza dell’abate della camaldolese Santissima Trinità di Saccargia, Adelasia fece atto di vassallaggio che Ubaldo controfirmò (avrebbe versato annualmente al pontefice quattro libbre d’argento), cedendo il castello di Monte Acuto al vescovo d’Ampurias come garanzia della sua buona fede.

Padre Alessandro, dal canto suo, revocò la scomunica comminata ai due coniugi da papa Gregorio per aver chiamato in aiuto i pisani in Sardegna. Al Visconti, comunque, non fu riconosciuta alcuna sovranità sulla Gallura oltre quella sull’antica autorità dell’arcidiocesi di Pisa.

Inaspettatamente Ubaldo Visconti, col quale Adelasia aveva passato quasi un ventennio, colto da forti febbri, morì nel 1238 all’età di 31 anni.

Adelasia non aveva avuto figli da Ubaldo e questi aveva redatto, appunto, uno specifico testamento in cui nominava erede del giudicato il più prossimo parente, Giovanni Visconti di Gallura (il padre era suo zio).  Il nuovo giudice sbarcò presto in Gallura e, nonostante il suo regno non sarà lungo, gli subentrerà poi il primogenito.

Intanto Adelasia non aveva intenzione di subire passivamente le direttive della Chiesa e, sebbene fosse già trentunenne e non avesse mai procreato, preferì accettare la proposta dei Doria in merito a un matrimonio con un ragazzo di diciotto anni, assai attraente e figlio naturale dell’imperatore Federico II, il principe Enzo.

A quel punto, dunque, Manuele, Federico e Percivalle Doria, di Genova, grande rivale di Pisa, insieme all’arcivescovo di Torres Opizzo, convinsero l’imperatore Federico II, che sperava di riunificare l’antico Impero Romano, a far sposare il suo figlio naturale Enzo con Adelasia, costituendo un effimero regno di Sardegna.

Enzo arrivò da Cremona nell’ottobre dello stesso anno in cui morì Ubaldo Visconti e i due si sposarono assumendo il titolo di re e regina di Sardegna.

L’imperatore inviò alla nuora una corona regale e il manto di ermellino, Il matrimonio fu celebrato nella chiesa palatina di Santa Maria del Regno ad Ardara, sita accanto alla “reggia” (della quale rimangono pochi ruderi), dove gli sposi risiederanno, anche se il bellissimo Enzo preferì presto dimorare per conto proprio a Sassari.

Nondimeno, dopo qualche mese, Enzo, insofferente e desideroso di ritornare in Italia, nel luglio del 1239 lasciò la Sardegna, convocato dall’imperiale genitore, per combattere nei suoi eserciti. Non fece più ritorno.

Gli ultimi anni della regina Adelasia furono tristi e solitari, avvolti nella leggenda delle cronache popolari. Non esistono documenti che possano in qualche modo inserire la figura dantesca di Michele Zanche nella sua vita.

Dopo il divorzio da Enzo, la giudicessa riunì la Corona de Logu ad Ardara ed informò i convocati di voler codificare le norme consuetudinarie del reame e riunirle in una Charta de rennu (parità dei diritti dell’uomo con la donna, stessa successione ereditaria per maschi e femmine, equa distribuzione delle imposte, tutela delle imprese e del commercio): il codice fu completato ma, tradotto dal latino in logudorese, dopo il decesso della regina, fu divulgato come Statuto sassarese, di ignoto autore.

Adelasia, infine, dato che il palazzo ardarese e Sassari erano controllati dai vicari di Enzo, si ritirò volontariamente nell’austero castello di Burgos, che non lasciava mai e in cui trascorse i suoi ultimi anni.

Morì intorno al 1259 in quel maniero, senza eredi, anziana per i canoni dell’epoca (52 anni) e non in buona salute. Con la dipartita di Adelasia, che aveva lasciato i suoi beni alla Chiesa, si estinse il giudicato di Torres, spartito tra i Doria, i Malaspina e gli Spinola.

Recenti ricerche avviate dalla Soprintendenza ai monumenti della provincia di Sassari avrebbero individuato la tomba della regina in una cripta (in cui era stato inumato anche il padre Mariano II) davanti all’altare maggiore della chiesa di Santa Maria del Regno di Ardara, con lapide di marmo e resti umani.

Della possibilità del suddetto rinvenimento esiste un chiaro indizio nel Condaghe di San Pietro di Silki.

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Un commento

  1. Enzo di Sardegna,Dopo aver lasciato la Sardegna e la sua sposa Adelasia di Torres,a capo dell’esercito di suo padre l’imperatore Federico II DI Svevia, cominciò ad invadere la Lombardia e come cita Cesare Cantù,essendossi avventurato in avanscoperta,fu preso prigioniero tra Gorgonzola e Concorezzo dall’esercito dei Milanesi e imprigionato nella torretta del Forte Castello di Concorezzo,nel Novembre del 1245… Fu poi liberato a patto che non invadesse il territorio di Milano. . Patto che mantenne,..ma nel 1249 fu preso ancora prigioniero dai Bolognesi nella battaglia di Fossalta contro i Modenesi appoggiati da Enzo Re di Sardegna.. Fu rinchiuso con tutti gli onori dovuti ad 7n Re nel Palazzo di Bologna che porta il suo nome .. Vi morì dopo 20 anni .. Come Circolo Culturale Sardegna di Concorezzo Vimercate e Monza,organizzammo 20 anni fa a Concorezzo una mostra e una sfilata storica in Costume medioevale e sardo con oltre 500 figuranti,rappresentando anche il matrimonio simbolico tra Adelasia Regina di Torres ed Enzo Re di Sardegna.. oltre alla cucina tipica sarda e medioevale in villa Zoia a base di PORCEDDU e di Fagiani arrostiti…Fu un Grande successo… Ora abbiamo proposto al Comune di Burgos e al Comune di Concorezzo un Gemellaggio Culturale tra il Castello di Burgos e il Castello di. Concorezzo,con mostra e convegnobad hoc in Villa Zoia e a Burgos,in ricordo di Adelasia di Torres e divEnzo Re di Sardegna suo sposo .

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