PECCO BAGNAIA: LA COPPA (ANCHE) DEL NONNO. VITA E SUCCESSI DI UN CAMPIONE DEL MONDO DALLE ORIGINI MATERNE DI TERRALBA

Fausto Atzori nel 1955 a Terralba. Pecco Bagnaia nel 2022

Pecco Bagnaia si è confermato campione del mondo di moto GP, la massima serie di questa categoria, titolo conquistato a Valencia in Spagna e di cui si sono occupate le cronache di tutti i giornali e televisioni del mondo. Grande soddisfazione per l’Italia in quanto italiani sono sia il pilota che la moto, la Ducati.

Quello che non tutti sanno, però, è che nelle vene del giovane campione scorre un po’ di sangue sardo.

Il nonno del campione è infatti Fausto Atzori, terralbese.

Se esiste una trasmissione ereditaria delle passioni e nella fattispecie quella per i motori, qui possiamo averne una prova: infatti Fausto è stato, e lo è tuttora, un personaggio stregato dalla meccanica.

Già all’età di 3 anni Pecco ricevette in dono per il suo compleanno un triciclo a motore, ovviamente costruito dal nonno. Dopo pochi anni il mezzo venne sostituito con una piccola motocicletta con la quale il bimbo si divertiva nella pista fatta costruire appositamente dal progenitore nel giardino di casa: insomma, come si può capire, il piccolo venne allevato a pane e motori.

Il papà, esperto fantino, avrebbe preferito vedere il figlio in sella ad un purosangue piuttosto che ad una moto, mentre il nonno, col senno di poi, ci ha visto giusto.

Pecco bambino con nonno Fausto a Terralba

Anche la mamma di Pecco, Stefania Atzori, da giovane è stata pilota di offshore avendo partecipato a diverse competizioni internazionali nella classe minore dei bolidi del mare.

Fausto Atzori è una mente vulcanica e con una particolare propensione per i motori sia marini (si è diplomato al Nautico di Cagliari con la qualifica di motorista navale) che terrestri, di ogni marca e modello.

A Terralba, negli anni ’50, quando qualcuno non riusciva a riparare il proprio mezzo per mancanza del pezzo di ricambio o semplicemente perché non aveva i soldi necessari per l’intervento, si rivolgeva a Fausto che con poca attrezzatura ma tanta inventiva accontentava il richiedente, sia che fosse amico o semplice conoscente.

Le modifiche per aumentare la potenza dei motori erano la sua specialità: come si diceva allora, li truccava.

Un aneddoto simpatico fra gli innumerevoli raccontatimi dal protagonista è stato quello di quando per l’appunto, truccò il motore della motobarca di uno storico pescatore di Marceddì, che per la festa di Bonaria riuscì a tagliare per primo il traguardo nella gara Marceddì-Torrevecchia.

Marceddì ebbe un ruolo fondamentale nel destino di Fausto, infatti fu proprio lì che tutto cominciò. In quegli anni, il luogo era frequentato nel periodo estivo da un nobile tedesco tale Won Kinor, direttore commerciale di una grossa concessionaria Wolksvagen Porsche a Neuisemburg nei sobborghi di Francoforte. Il barone non spiccicava una parola d’italiano, mentre Fausto qualcosa di tedesco riusciva a dirla, per cui fra i due, nonostante la differenza d’età, nacque una sincera amicizia che avrebbe portato il tedesco, che capì le potenzialità del giovane, ad offrirgli un posto da meccanico presso la propria ditta.

Sempre per restare a Marceddì e in quegli stessi anni, Fausto si rese utile a tutta la comunità installando, con l’aiuto di un signore di Guspini che frequentava abitualmente il borgo, la prima rete elettrica che si ricordi.

Alla fine dell’estate del 1959, Fausto partì per la Germania in compagnia del cugino Beppi Casu che aveva coinvolto nell’avventura con il beneplacito di Won Kinor.

Nel corso dei 4 anni di permanenza in terra tedesca, non dimenticò gli amici di Terralba. Evidentemente la cosa non era stata digerita senza rimpianti per cui dopo qualche tempo pensò bene di farsi raggiungere dagli altri, confidando sul fatto che le possibilità lavorative erano senz’altro superiori rispetto a quelle sarde.

Altri 4 terralbesi che non parlavano tedesco e mai erano usciti dalla Sardegna. Ciò nonostante, con il supporto di Fausto, tutti trovarono un lavoro dignitoso e ad inserirsi nella società. La cosa non fu certamente indolore: a quei tempi fuori dagli esercizi pubblici compariva non di rado il cartello “vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”. Evidentemente il “tradimento” dell’8 settembre 1943 bruciava ancora.

La maggior parte degli emigrati trovò lavoro in ambito automobilistico. Fausto rientrava sempre a Terralba ogni anno con un’auto nuova che alla fine collezionava custodendole in un capannone fuori Torino, dove le sistemava rivendendole.

Dopo la Germania fu proprio a Torino che Fausto si stabilì, lavorando nella succursale della Wolksvagen Porsche con la qualifica di capo officina. Ma lo stare alle dipendenze di qualcuno e non poter dare sfogo al proprio genio creativo, non era nelle sue corde per cui si dimise dalla sicura occupazione per aprire uno studio di progettazione e design automobilistico dove lavorò sia per conto proprio che in società con altri, con diverse collaborazioni anche con la Ferrari.

Dopo qualche tempo venne assunto con il ruolo di direttore di marketing in una grossa ditta di materie plastiche, la più grande d’Europa. Vi rimase 4 anni ma la voglia di cambiare e percorrere nuove strade lo portarono a licenziarsi e con la liquidazione e con i proventi della vendita delle sue auto, acquisto nel torinese, una grande carpenteria meccanica.

Con questa attività imprenditoriale ebbe importanti commissioni tra cui la costruzione di due treni monorotaia che collegavano tramite il ponte Big River Crossing, la città di Memphis con Mud Island sul Mississippi negli USA.

L’ultimo ma non meno importante capitolo riguarda le barche. La progettazione di motoscafi d’altura e relativi motori, è stata un’altra grande passione. Le creava e le pilotava raggiungendo innumerevoli risultati sportivi mondiali.

Nel 1986 progettò la barca che utilizzò Richard Branson, imprenditore inglese che organizzava i viaggi spaziali per la Virgin Atlantic Challenger.

Nonostante i tanti successi in giro per il globo, e aver il nipote Pecco campione del mondo di motociclismo, che trascorse diverse estati da bambino nell’assolata Terralba, Fausto che oggi vive a Brunico in Trentino Alto Adige, non ha mai dimenticato le sue radici e candidamente, confessa sempre che desidera fare prima o poi un giro in barca. Ovviamente a Marceddì.

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Un commento

  1. come figli di #Sardegna ci distinguiamo sempre😏

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