FRA LAICITA’ E RELIGIONE, NELLA SATIRA DI GIOBBE COVATTA E NEL RICORDO DI MICHELA MURGIA: LA DONNA AL CENTRO E LA NOTTE SENZA STELLE DI TINDARI

Michela Murgia

Mentre la notte di San Lorenzo seguivo con attenzione la splendida performance di Giobbe Covatta nel suo esilarante “Donna Sapiens”, assorto nello splendido ed unico scenario di Tindari, una notizia dura “ha squarciato” il cielo sereno e piacevole del momento, ma senza stelle: Michela Murgia non è più tra noi. Se ne è andata con rispetto, in un lungo addio preannunciato da tempo, dilaniata dalla malattia, giunta, ormai, all’ultimo stadio. Distacco terreno graduale e sensibile. Ed anche un po’ polemico, come la sua tempra di donna sardo- mediterranea hanno testimoniato. A 51 anni, un’altra vita davanti. Ma che lei, come più volte scritto ed affermato, ha vissuto interamente. Fino alla fine. Lei, donna sarda, femminista e teologa. Fuori dal coro. Eh…si, perché, oltre le tante definizioni che l’hanno caratterizzata e le hanno affibbiato, a torto od a ragione, da scrittrice progressista, femminista schierata, “lottatrice” ed “eroina di Sardegna” ,novella Eleonora, antifascista militante, ve n’è una, poco conosciuta, ma che, in realtà ben spiega quasi tutta la sua attività di scrittrice. Michela Murgia era anche una teologa ed ha avuto, che piaccia o no, una formazione cattolica. Come pensare, quindi a quest’importante “stella” della cultura eclissatasi proprio nella notte tersa di San Lorenzo e legarla alla “Donna Sapiens” dell’eclettico e bravo Giobbe Covatta? Ecco il “trait d’unione”: la donna ed il suo culto laico e religioso. Da un lato, ovviamente, Gianni Covatta, in arte Giobbe, da Taranto o, meglio, da Napoli, che, davanti ad un numeroso e partecipato pubblico, ha messo in scena con il suo linguaggio irriverente e, solo in parte dissacratorio, la superiorità della donna sull’ uomo. “Donna Sapiens”, per l’appunto, nasce da un’idea sua, di Covatta, e di Paola Cartella, la moglie, concretizzatasi in un’opera teatrale di enorme e coinvolgente successo. A Tindari la performance ha goduto, nell’ambito delle manifestazioni “extra festival” del sostegno della Compagnia “Il Sipario” di Patti (Me) sotto l’attenta ed ottima regia del manager Tindaro Granata. E l’attesa non è stata delusa. Per convalidare tale tesi questo comico militante, dalla lunga gavetta, ha spaziato, in due ore abbondanti e dense di monologo, dalla storia, alla sociologia, alla scienza, alla religione. E da ogni punto di vista il maschio della razza umana esce sempre perdente rispetto alla donna. Senza far mancare le cosiddette “interviste impossibili” con personaggi importanti che avvalorerebbero tale tesi. A partire dallo stesso Dio, che rende noti gli esilaranti retroscena della creazione e di certe storie bibliche, fino a quell’ improbabile uomo del futuro che mette in guardia sui rischi di un mondo assoggettato all’arroganza maschile che ha trovato nella guerra la sua “valvola di sfogo”, anche economica. Un modo come un altro, per dimostrare nel suo modo di essere comico, il proprio amore e rispetto per le donne con la dedica finale di un omaggio poetico.  Senza dimenticare la “formazione” biblica di Giobbe Covatta, avuta inizio nel lontano 1991 con le stampe della sua prima e più fortunata opera, ” La Parola di Giobbe”. Ed anche qui, una piccola digressione che ci collega alla Murgia occorre farla.

“Parola di Giobbe” esce nel 1991 prima scritto in napoletano da Covatta, perché il napoletano, come il sardo, è una lingua. E, poi tradotto in italiano dalla onnipresente consorte. Una curiosa rivisitazione, in chiave umoristica, della Bibbia dalla Genesi alla Vita di Cristo, con alcune storie riproposte anche a Tindari. Con, nello sfondo, alcune delle tappe fondamentali che hanno segnato la  Storia della Salvezza: la vita di Abramo, la travagliata costruzione dell’Arca di Noè e la lotta di Mosè per la liberazione degli schiavi ebrei dall’Egitto.

Identità femminile e religione ben presenti anche nell’azione e nel pensiero di Michela Murgia. Più che ai suoi grandi successi conseguiti con “L’ Accabadora”, dal 2007 “pietra miliare” per ogni interpretazione del femminineo nella letteratura italiana, una diversa ed originale “chiave di lettura” ci viene fornita dal suo vissuto di fede e dal suo profondo senso religioso. Se Covatta, per l’appunto, presenta con tonalità irriverenti, ma non dissacratorie, il ruolo centrale, anche religioso, della “donna sapiens”, con la Murgia, siamo su un livello certamente più profondo, sfuggito a molti, ma non a tutti. E le radici nell’Azione Cattolica e nel volontariato di questa grande donna di Cabras lo dimostrano. Non tanto l’ “Accabadora” (nella cultura sarda “l’ultima madre”,  quella che avrebbe dovuto “accompagnare il moribondo ad una pietosa morte), quanto piuttosto la rubrica, tenuta per vari anni nel “Messaggero di Sant’Antonio” e l’insegnamento di Religione Cattolica nelle scuole, frutto della sua formazione  in Facoltà Teologica a Cagliari. Visione teologica e femmininea che poi si concretizza in quel pamphlet  “God Save the Queer”. In cui, da credente, la scrittrice appena scomparsa, ha cercato di dimostrare come, al contempo, si possa essere femministe e cattoliche. Un po’ la realizzazione concreta di quel “donna sapiens” covattiano. E la Murgia, come fatto in precedenza per “Ave Mary” espone la sua visione teologica con coraggio e speranza. Nella direzione, nonostante tutto di una visione di una società più aperta ed inclusiva. E queste sue frasi di donna di fede dovrebbero, oltre le barriere delle pretestuose polemiche, dovrebbero ancora più invitare a riflettere, credenti e non credenti: ” Da cristiana confido nel fatto che anche la fede abbia bisogno della prospettiva femminista, perché la Rivelazione non sarà compiuta fino a quando a ogni singola persona non sarà offerta la possibilità di sentirsi addosso lo sguardo generativo di Dio mentre dichiara che quello che vede “è cosa buona”. E per noi, quello che abbiamo visto in Michela Murgia, indirettamente evocato nella finale ode poetica di Covatta, “è stata cosa buona”. Ora, finalmente, una stella brilla nella notte di Tindari.

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2 commenti

  1. Lussorio Cambiganu

    Sempre puntuale e fungutu in sos cussideros. Bravu Remundu.

  2. Lucia Maria Chessa

    Che dirti Gian la porti a conoscenzaa di chi la ignorava fino all’ultimo ora riposi in pace

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