CARLO FELICE ED I TIRANNI SABAUDI, QUANDO LA STORIA DIVENTA MISSIONE: “SA DIE DE SA SARDIGNA” A MONZA CON IL CIRCOLO “SARDEGNA” IL 23 APRILE

di GIANRAIMONDO FARINA

Come ogni anno, in occasione de Sa Die de Sa Sardigna, il giorno del popolo sardo, il circolo Sardegna di Monza si appresta a fare  le cose come si deve, nel rispetto della storia e della tradizione. Se lo scorso anno è toccato all’indomita ricercatrice siciliana- parigina, amante della nostra isola, Adriana Valenti Sabouret presentare il suo splendido “Madame Dupont”, perfetto “spaccato” rievocante l’esilio parigino di Giovanni Maria Angioy, quest’anno i riflettori sono “puntati” su un’altra opera che, da tempo, sta “scombussolando” certa interpretazione storiografica classica isolana. Un’ opera il cui fine è prettamente didattico, divulgativo,   ma che, a buon diritto, si prefigge di contribuire a forgiare nei sardi quella coscienza nazionale, allo stesso tempo autonomistica ed indipendentistica, di popolo che il ricordo del 28 aprile 1794 ha il compito di rinsaldare. Si tratta di Carlo Felice ed i tiranni sabaudi del carissimo e tenace prof. Francesco Casula. Per la precisione, con quella di Monza, in programma domenica 23 Aprile presso l’aula magna “Grazia Deledda ” della “Casa del Volontariato” di via Correggio, si raggiungerà un risultato storico  di triplice valenza.

 In primo luogo perché Monza, dopo Torino lo scorso anno, è la seconda città in cui un locale circolo culturale sardo ospita la presentazione di Carlo Felice ed i tiranni sabaudi. Un dato, questo, di assoluto rilievo nel quasi “deserto” di certa emigrazione sarda, più propensa, per Sa Die, a “fare folklore” che storia e cultura. O, come purtroppo è accaduto lo scorso anno  a certi sodalizi del Centro- Italia, a “barattare” Sa Die per il “piatto di lenticchie” della continuità territoriale.

In secondo luogo la valenza  della sede è ancor più  significativa, visto che Monza, data la presenza della  Villa Reale di asburgica fondazione, è, per antonomasia, anche città, in un certo senso “sabauda”, avendo ospitato i reali d’Italia ed essendovi molti monumenti che ne attestano la presenza, come quello, sul vialone Cesare Battisti, commemorativo ricordante il regicidio di re Umberto I consumatosi nell’afosa domenica del 29 luglio 1900 ad opera dell’anarchico Gaetano Bresci.

In terzo luogo, quella presso il Circolo Culturale Sardegna del capoluogo brianzolo sarà, oltre che la seconda uscita “peninsulare” in assoluto dell’opera, anche la sua 165ma presentazione.  Un evento che sta’ diventando un fenomeno con l’intento di far riemergere, dai fondali bui dell’oblio, decisivi aspetti di una storia sarda spesso e volutamente dimenticata. Ad iniziare dagli eventi di Sa Die , di quel 28 Aprile 1794, momento fondativo e cruciale della nostra identità, volente o nolente. E Francesco Casula, indomito storico, di grande tempra barbaricina, rappresentante orgoglioso di una significativa e nutrita famiglia ollolaese di intellettuali di origini pastorali (suo fratello Carlo Felice è un insigne storico e studioso di Storia della Chiesa presso l’Università La Sapienza, n. d. r.), lo è.  Parliamo, per la precisione, di un uomo di grande spessore culturale, laureato all’Università La Sapienza di Roma in Storia e Filosofia e che, come da lui stesso più volte ribadito, ha fatto della sua professione e vocazione di storico una missione, soprattutto per la Sardegna. Professione e vocazione che, senza dubbio, gli vengono dall’aver, per oltre 40 anni,  insegnato nei Licei e negli Istituti superiori sardi. La densa attività, poi, di giornalista pubblicista e di  studioso di storia, lingua e cultura sarda lo hanno portato ad essere stato eletto, nel gennaio 2000, dal Consiglio Regionale della Sardegna, per cinque anni,  membro dell’Osservatorio Regionale della Lingua e della Cultura sarda. Fra le sue pubblicazioni rimangono di notevole interesse e di stretta attualità le seguenti: Statuto sardo e dintorni, Ed. Artigianarte, Cagliari 2001; Storia dell’autonomia in Sardegna e La poesia satirica in Sardegna. Per l’Alfa Editrice di Quartu (Ca), in lingua sarda, ha, poi, scritto undici monografie su personaggi sardi illustri fra cui Gratzia Deledda, Leonora d’Arborea, Antoni Gramsci,Antoni Simon Mossa, Amsicora. Zuanne Maria Angioy, Marianna Bussalai, Sigismondo Arquer, Giuseppe Dessì, Montanaru, Gratzia Dore . Sempre per la stessa dinamica ed innovativa casa editrice quartese ha composto  la versione in sardo di quattro raccolte di novelle e favole. Le opere più recenti sono: La lingua sarda e l’insegnamento a scuola, Uomini e donne di Sardegna, Letteratura e civiltà della Sardegna, 2 voll., Viaggiatori italiani e stranieri in Sardegna. Infine, Carlo Felice ed i tiranni sabaudi, l’opera di maggior successo editoriale, giunta alla 165esima presentazione a Monza, il 23 aprile 2023. Un’ opera, quest’ultima, che “parla” alla coscienza intima di ogni sardo, di qualsiasi opinione politica ed estrazione sociale.

Essa, già giunta alla sua terza ristampa nel 2023, edita per l’ Ed. Grafica del Parteolla,  documenta in modo rigoroso la politica dei Savoia, sia come sovrani del Regno di Sardegna (1726-1861) che come Re d’Italia (1861-1946).

Il volume è rivolto, in modo specifico, agli studenti ma ha un carattere divulgativo per fare conoscere una storia – o, meglio, una controstoria – poco conosciuta, anche perché assente e/o mistificata dalla versione ufficiale. E’ questo il caso del  Risorgimento e dell’ Unità d’Italia, presentati come espressione delle “magnifiche e progressive sorti”, dimenticando, però , i drammi e le tragedie che comportarono, ad iniziare dalla “creazione” della Questione Meridionale ancora oggi più che mai presente.

Per quanto riguarda specificamente la Sardegna, la presenza dei sovrani sabaudi, con le loro  scelte (economiche, politiche, culturali), “ritardò lo sviluppo di quasi cinquant’anni, con conseguenze non ancora compiutamente pagate”, come ebbe a rilevare  il più grande conoscitore della “Sardegna sabauda”, lo storico Girolamo Sotgiu. Il libro, denso e ricco di notizie e dati, riporta, tra l’altro, le posizioni di storici,  scrittori ed intellettuali con valutazioni e giudizi nei confronti dei re sabaudi. Si tratta, spesso, di intellettuali  filo monarchici (come Pietro Martini) e non solo loro avversari (come Mazzini o Giovanni Maria Angioy). Tutti, però , stando ai rilievi argutamente constatati da Casula, sono convenuti in un severissimo giudizio nei confronti della futura Casa Reale e nell’amministrazione dell’isola da essa considerata, se si escludono pochi periodi, alla stregua di una colonia. Ed, ancor più negativo, è stato il giudizio espresso nei confronti di Carlo Felice (1765- 1831). Egli, infatti, da vicerè ( 1799- 1816) come da re (1821- 1831) fu crudele, feroce e sanguinario (in lingua sarda incainadu), famelico, gaudente e ottuso (in lingua sarda tostorrudu).

Un altro storico citato dal prof. Casula, Raimondo Carta Raspi, ci offre un quadro ancor più  fosco, definendolo come ” più ottuso e reazionario d’ogni altro principe, oltre che dappocco, gaudente parassita e  gretto come la sua amministrazione”. Amministrazione che, soprattutto, fin da quando i Savoia si erano trasferiti in Sardegna preservando il trono dopo l’occupazione napoleonica degli Stati sardi di Terraferma, nonostante alcuni flebili tentativi di riforma, sempre in campo economico e sociale, continuava a rimanere “staccata” e lontana dai problemi e dal “grido di dolore” che, dopo le fiamme ed il fuoco di speranza dei moti rivoluzionari sardi (i cui strascichi continuavano a persistere, repressi nel sangue, anche in età feliciana) che non smettevano mai di farsi sentire da ogni angolo remoto dell’isola. E che, proprio durante la permanenza della Corte in Sardegna (1799- 1814), come reggente la Gran Cancelleria, si era avvalsa, per un breve tempo, della collaborazione del teorico, per antonomasia, della Restaurazione e dell’ Assolutismo. Quell’ Joseph de Maistre (1753- 1821), autore di  giudizi sui sardi sprezzanti,  intrisi di proto razzismo. Per lui gli isolani “sono più selvaggi dei selvaggi perché il selvaggio non conosce la luce, il sardo la odia… Razza refrattaria a tutti i sentimenti, a tutti i gusti e a tutti i talenti che onorano l’umanità.“ Addirittura il sardo sarebbe “sprovvisto del più bell’attributo dell’uomo, la perfettibilità”. Anche questo un valido motivo per cui la vocazione e formazione   di Francesco Casula, portata avanti pervicacemente con le innumerevoli presentazioni di Carlo Felice ed i tiranni sabaudi, debbano diventare, sempre più, una “missione laica” per contribuire a ridare alla storia sarda la propria dignità.

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3 commenti

  1. Salvatore Carta

    BENVENUTO A MONZA AL GRANDE SARDO,PROF. FRANCESCO CASULA

  2. Un bel lavoro divulgativo per l’opera storica del Saggista Francesco Casula di Ollolai, meritevole di plauso e di studio critico approfondito. Complimenti a GianRaimondo Farina di Anela per questa sua puntuale e attenta lettura del saggio storiografico sardo.

  3. La Sardegna è sempre stata dominata e ancora oggi non viene apprezzata sia come bellezze naturali ma soprattutto per i suoi abitanti. Orgogliosi è. Fieri sempre invidiati. Ma sopratutto. Pacifici. Da quanto mi. Risulta non hanno mai dichiarato. Guerra ad altri popoli.

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