TRA ORISTANO E LOS ANGELES: PATRICK ABBATE TALENTUOSO CHITARRISTA CON LE MANI CHE VIAGGIANO

Patrick Abbate

di CHRISTINE LAURET

Il treno entra nella stazione di Oristano. Scendo sulla pensilina e so che mi aspetta già da un quarto d’ora. Appena ci vediamo mi abbraccia e mi porta subito in giro… non molto lontano. Ci sediamo in un locale vicino in mezzo al rumore degli avventori che vanno e vengono. Un luogo che assomiglia molto alla sua vita.

Ieri a Los Angeles, oggi a Oristano, domani a Palm Springs, lo prendo al volo. Il vortice Patrick Abbate genera onde oltre mare. Tutto ciò che tocca, lo trasforma in successo. È nato sotto una buona stella? Io direi che se Patrick non fosse un chitarrista talentuoso nonché bravo imprenditore, poteva essere un eccellente life coach!

Patrick ha mille vite. Quello che non tutti sanno è che ha creato in Sardegna un festival di musica “Patrick’s friends” arrivato alla decima edizione che si è appena concluso. È orgoglioso di questa iniziativa e me ne parla con tanta passione. Mi lascio trasportare da questo narratore senza pari, quest’uomo in cui predomina la parola.

Patrick Abbate è prima di tutto una voce, una voce sorridente e maliziosa che lancia con nonchalance diversi riferimenti culturali.

Un’ora di chiacchiere con lui ci basterebbe per riempire questo magazine con le rubriche cultura, incontri, musicologia, turismo e ovviamente un dossier life coaching del tipo «Rhonda Byrne è tra di noi »!

Spontaneo, caloroso, infanzia, sofferenza, resilienza: incontro con una bella anima d’artista.

Parla veloce. Sorride, anzi, ride sempre. Attraversa la vita a passo di carica. L’uomo è chiacchierone e difficile da seguire. Parla molto, si perde, torna indietro, corre con le parole, ma gli perdono tutto quando una parola inaspettata appare, una parola ingenua, umile, piena di sogni e di magia. Dietro i suoi occhi alla Venere, questo sorriso da Hollywood chewingum e questa voce scolpita dalle notti d’eccesso, scopro un uomo rimasto, in grande parte, con il suo lato infantile. Il cameriere si avvicina e alla domanda cosa desideri la risposta fusa “un latte di unicorno!”

Assapora il suo latte di unicorno a piccoli sorsi e ammette di voler essere un T rex per impressionare i suoi avversari senza aver bisogno di discutere o di lottare. Ma dove sono finita? Nel bel mezzo di Alice nel paese delle meraviglie? Mi aspetto quasi che salti fuori il famoso Cappellaio matto!

Patrick è una sorta di gioioso tornado a cui non sfugge niente, anche se è impegnatissimo non vuole ignorare niente e nessuno. Controlla tutto, risponde a tutti, programma, organizza. Ma da dove gli viene tutta questa energia? Che cosa nasconde? Un bisogno di riconoscimento oppure semplicemente il gusto della vita?

Un tizio ci interrompe per salutare il chitarrista. Riprendiamo l’intervista. Dopo due frasi un altro interlocutore scambia alcune chiacchiere con lui. Ci fermiamo di nuovo. Un terzo arriva e lo abbraccia. Il telefono squilla: «Ti richiamo» dice la voce gioiosa di Patrick, molto riconoscibile, leggermente spezzata, che forse lo definisce meglio. Ho capito, devo concorrere con la sua celebrità. Ma non c’è mai un attimo di pace nella sua vita mi chiedo? Infatti, è questa la sua pace! È come i fuochi fatui, l’aspettiamo qui ed è la, lo vogliamo sentire suonare invece ci accoglie in uno dei suoi ristoranti di L.A. facendo lo scemo, come se la vita fosse un gioco.

L’umorismo mi ha vendicato della mia infanzia, confessa, è sempre un modo per riprendere contatto con la luce quando il reale ti seppellisce.

Mi racconta un aneddoto che mi fa capire una cosa: spesso l’autoironia ci salva quando siamo nel trentaseiesimo seminterrato della vita.

A 18 anni, dopo la morte del padre, ritrovandosi quasi solo al mondo, diventa proprietario della chitarra più bella del pianeta. Ma vive con una melanconia che ormai non lo lascia in pace e gli fa avere qualche idea nera. Nei momenti di crisi più forti apriva la custodia della chitarra, la guardava e pensava «ma ti prenderebbero per un pazzo se abbandoni la vita possedendo una chitarra del genere! ». Chiudeva la custodia, sorrideva e andava avanti, aspettando che Dio gli indicasse la strada. Fino a quando ha capito che c’era fila davanti alla casa di Dio e che sicuramente i piccoli africani soffrendo di denutrizione avevano la priorità su di lui. La coscienza di questo gli apre una strada, anzi un boulevard. Parte per gli Stati Uniti e inizia la sua vita nel nuovo continente.

Il suo primo pensiero al suo arrivo a L.A, nella Mecca della musica, è «Vediamo quanto tempo ci metto per conquistarla»

Qualche anno più tardi… Dopo essere stato uno dei chitarristi più richiesti di L.A, dimostratore, nel mondo, per il Brand Washburn & Randall, aver affiancato i suoi idoli che oggi lo considerano come un collega… Patrick ha conquistato l’America. Non è solo un musicista famoso, ma un imprenditore che spazia dalla ristorazione, al turismo e dalla stampa alla creazione di una sua marca di chitarre.

Oggi si divide tra Oristano dove c’è “il suo cuore” (una moglie americana che si è innamorata della Sardegna e un figlio di 7 anni) e L.A. dove ha “il suo impero”. Quello per cui l’infanzia è stata un pizzico complicata e la gioventu non cosi’ fantastica, è riuscito a tenere tutto il bello dentro di lui e buttare via un passato non gradito. Si ricorda dei suoi giochi e delle sue serate musicali con Mino, il re dei giardini pubblici. Peraltro pensa che la persona che gli ha cambiato la vita è proprio questo Mino che conosciamo tutti. Avevano il loro mondo a parte come due naufraghi che si riconoscono senza avere bisogno di parole. Sono a volte amici, fratelli, compagni di avventure, un vero match come si dice in America.

Bel faccino, bella coppia, bella carriera, oggi Patrick sembra avere tutto per lui anche se la sua vita non è stata cosi liscia.

Il potere che ha, nasce proprio dai limiti che non si è mai posto. Questo è anche il suo messaggio per voi lettori: non ascoltate nessuno perseguite i vostri sogni, i limiti sono quelli che vi ponete voi, niente altro…

Mi è piaciuto Patrick Abbate. Amo la sua forza, la sua volontà, la sua dignità. Amo il fatto che nonostante tutte le difficoltà affrontate, mantiene sempre la testa alta, il sorriso come arma di seduzione e non si lamenta mai.

Amo la sua fierezza, la sua tenacia, questa energia positiva che lo spinge a volere sempre andare più lontano, più in alto. Amo la sua semplicità, la sua autenticità, la sua generosità.

Patrick è come la sua musica. Una musica degli angeli. Ascoltatela, lei entra in voi, vi penetra. È un virtuoso che sa far cantare o piangere la sua chitarra che diventa una prolunga della sua anima. Sa portarci nel cosmo musicale, ci abbaglia con l’eleganza del suo legato e ci affascina con la fluidità della sua tecnica che pochi conoscono.

Patrick è nato con una malattia, la malattia della chitarra per il più grande piacere delle nostre orecchie. Una musica sincera e disinteressata che nutre le anime.

La Sardegna non smette mai di stupirmi per quanto riguarda i suoi numerosi talenti. Patrick Abbate è uno di loro!

https://wordsanddreams.com/

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *