LA MAGIA DELL’ISOLA: I RISCONTRI POSITIVI DELLA SARDEGNA VISTA IN TV NEL PROGRAMMA DI ALBERTO ANGELA

Alberto Angela nella foto di Barbara Ledda

di CLAUDIA ARU

Ho visto la trasmissione sulla Sardegna di Alberto Angela.

Sono tante le considerazioni che si possono fare e, per chi ha la voglia di leggerle, ve le dico:

Iniziamo col dire che il programma è stato girato in inverno, non è un dato secondario, assolutamente. Non lo è perché l’immagine è quella di un’isola ABITATA sempre e che merita di essere raccontata tutto l’anno.

Viva Dio.

La comunicazione della nostra isola è sempre stata connessa a una visione estiva, come se avesse senso visitarla solamente a luglio e agosto.

Vedere immagini mozzafiato della Sardegna d’inverno, mi ha fatto veramente piacere e sono certa che ha smosso in chi l’ha vista, il desiderio di esplorarla.

Anche in inverno.

E questo è un dato prezioso, preziosissimo.

Abbiamo visto le rocce della Gallura ma anche le “canne d’organo” di Guspini.

La spiaggia di Budellli e le dune di Piscinas.

La necropoli di Montessu a Villaperuccio, Pranu Muttedu a Goni, Nora e la sua stele, le terme di Fordongianus, Saccargia, Tratalias, Alghero, l’Asinara, la meravigliosa costa ogliastrina, porto Flavia e Pan di zucchero, le miniere del Sulcis, Ingurtosu e Montevecchio.

“Non solo nuraghi”, ecco, l’universo della Sardegna nuragica è fatto di tanti aspetti: megalitismo, ipogeismo, Domus de Janas e i loro misteri, Santa Cristina a Paolilatino e hanno raccontato dell’uomo capovolto ( che ho tatuato), le tombe dei giganti, i giganti di Monte Prama. È stato bello vederlo.

Ma un nuraghe lo abbiamo visto: Santu Antine a Torralba, sa “domu de su re”. Sua maestà.

Il nostro carnevale ancestrale, da Mamoiada a Sa Sartiglia.

Orgosolo e suoi murales, ma si è parlato anche di Pratobello, cosa non da poco.

Ha parlato di “abiti” sardi e non costumi.

Ho sentito la voce del seddoresu Randagiu Sardu e mi ha riempito di gioia.

Il grande Fransisco Porcella e la Sardegna vista come il paradiso dei surfisti.

“La Sardegna è un’altra cosa”, questa è la frase che viene detta più spesso, e io sono terribilmente d’accordo. Finalmente viene detto!

Per decenni siamo stati solo Porto Cervo, veline, scandali al sole, topless prestigiosi, yacht di lusso, incendi, banditi, sequestri, uomini bassi e pelosi, “ cappitto mi hai?” Etc…

Ma la Sardegna è un’altra cosa, accidenti.

E finalmente l’ho vista.

Nella sua storia, nelle sue unicità, trattata con rispetto e anche con amore.

La comunicazione televisiva deve stare dentro certi paletti, deve colpire, incollare allo schermo, deve abbracciare più pubblico possibile. Non è una lezione all’università, questo è un dato cruciale per leggere la trasmissione.

E per me l’obiettivo più che raggiunto.

Veramente ci si può lamentare delle piccole inesattezze? Veramente ci stiamo lamentando di un’operazione culturale televisiva così ben fatta? Dobbiamo ancora andare addosso a Michela Murgia per aver definito Eleonora giudicessa e non regina?

Io, invece, mi sono esaltata a sentirla parlare della modernità del linguaggio al femminile della nostra giudicessa!

Vedo politici che dovrebbero promuovere la Sardegna che non sanno neanche parlare in italiano e noi ridiamo, ma ci sarebbe da arrabbiarsi, veramente.

Poi possiamo fare critiche? Certo! Anche io ne ho qualcuna, tipo la parte su Falcone e Borsellino che ho trovato un po’ lunga, ma nel complesso, non ho nulla da dire se non applausi.

Miei cari tuttologi intellettuali, invece di rompere, ringraziatelo “A zio Alberto”, che ci ha fatto un regalo grande.

Sarebbe bello imparare a guardare il fine e non il nostro ego, perché spesso dietro le critiche c’è il non essere stati coinvolti, ammettiamolo, e ci dimentichiamo che la vera ricchezza è la nostra cultura che si espande, non il nostro nome in grassetto.

Il NOI è più importante dell’IO.

Impariamo tutti a fare un passo indietro se l’obiettivo è così grande… e il nostro obiettivo si chiama coscienza, identità, cultura, diffusione di chi siamo, uscita dall’isolamento, apertura al mondo.

Sardinnia mia de su coru, ita cosa bella est essi filla tua!

T’istimu!

E pure Alberto Angela, resta uno degli uomini più affascinanti e preparati della tivù. Lo si ama.

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Un commento

  1. Franco G.R. Campus

    In sintesi emerge il dato di vivere in una terra decisamente interessante e ricca di storia (e non uso straordinaria perché è un termine logoro e abusato) e complessa nella sua composizione, ma dove la parte prima della storia la fa da padrone e diventa tema di base e buono per tutte le stagioni (fin troppo purtroppo).
    Il dato positivo è che il prodotto Ulisse è senza dubbio destinato ad un mercato estero e le immagini (anche se i colori sappiamo che sono quelli di novembre e non quelli gialli più tipici per il resto dell’anno) hanno fatto da padrone. E questo è giusto che sia così. Poi certo, intendiamoci, il miscuglio di temi e interpretazioni ha fatto storcere il naso ad alcuni, soprattutto a molti professionisti della Storia (che vi ricordo che abbiamo un grado di giudizio modificato dai nostri interessi), ma nulla toglie al fatto che la domanda di conoscenza della Storia, anche di quella della Sardegna, è molto alta. Ma su questo, occorre sempre considerare quello che viene percepito dall’esterno e la ricerca vera e propria. Non si possono confondere i due piani. La Sardegna, nel suo insieme, è anche quella vista ad Ulisse e trasmessa, non quanto Sardegna, in prima serata. E su questo occorre ringraziare non solo l’Alberto Angela, ma tutte quelle persone che hanno lavorato per anni in Sardegna, anche nelle istituzioni, per raggiungere questo traguardo che non era così scontato. Quindi si arriva a RAI uno non per concessine ma per lavoro. E’ lavoro lo studio dei monumenti, è lavoro la loro conservazione, valorizzazione d divulgazione. E’ lavoro insegnare il loro valore nelle scuole e nelle università, è lavoro nelle diverse associazioni che diffondono cultura a vari livelli. Si tratta di lavoro.
    Poi certo, come la Roccia dell’Elefante è nota a tutti così con questo nome “esotico”, tanto che qualche studioso ne aveva anche trovato il collegamento storico topografico con l’Itinerario di Antonino, rimane il dato di saper riconoscere le differenze.
    Un dato emerge dalla trasmissione: uno spazio enorme di nuovo lavoro, di studio, di buona divulgazione. Che può essere occupato dalla ricerca, anche quella più complessa, dai risultati ottenuti con fatica dai professionisti della divulgazione oppure lasciato ai cialtroni e dagli stregoni.
    Dipende solo da noi, non dalla Sardegna.

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