IL RICAMO COME RISCATTO: IL CODICE BARBARICINO, LA POVERTA’ E L’ARTE NELLA VITA DI PASCHEDDA SANNA DI NUORO

Paschedda Sanna con le 4 figlie

di LUCIA BECCHERE

Nell’antico rione di su Serbadore il 27 settembre del 1868 nasceva Paschedda (Pasqua) Sanna-Piredda. A soli 17 anni sposava Domenico Manca (1856-1901) piccolo imprenditore nel settore del legname che vestiva l’abito tradizionale, parlava bene l’italiano (aveva frequentato la 5 ginnasio), s’interessava di politica, leggeva i giornali e alla moglie aveva insegnato a leggere e scrivere.

I due giovani andavano incontro ad un felice avvenire quando la loro esistenza venne travolta da terribili accadimenti.

Il fratello Salvatore, sindaco di Nuoro dal 1916 al 1920, aveva subito un furto di maiali e ritenendo responsabili i temuti Serra-Sanna, sporse denuncia contro di loro violando così il codice barbaricino che riteneva queste cose un fatto privato. Il processo si concluse con una sentenza di condanna e con i colpevoli diventati banditi. Immediata la vendetta contro tutta la famiglia Manca – Domenico compreso – così vessata e minacciata di morte che le bambine dovettero abbandonare la scuola. In un proclama appeso nella Bia Majore venivano riportate le pesanti ritorsioni in cui sarebbe incorso chiunque avesse osato lavorare alle loro dipendenze.

La famiglia fu ridotta in estrema povertà e Domenico fu costretto a trattare con i Serra-Sanna i quali, oltre ad esigere una somma enorme, imponevano come unica referente la giovane Paschedda.

La donna si presentò all’incontro accompagnata da un parente farmacista e un esperto del territorio. Di fronte ai nemici tenne un atteggiamento così severo e di sfida da lasciarli sorpresi e ammirati tanto che le perdonarono perfino qualche parola di troppo.

Oppresso dai debiti, di lì a poco, il marito moriva di crepacuore.

Rimasta vedova a 32 anni con 4 bambine in tenera età, Paschedda, figlia di due possidenti nuoresi, vendette tutti i suoi beni per onorare gli impegni presi dal suo uomo. Si dedicò al ricamo e alla confezione dei costumi, la sua grande passione (a soli 16 anni aveva ricamato con grande maestria il suo abito da sposa) e con l’aiuto delle figlie a cui aveva insegnato quell’arte antica, presto si affrancò dalla povertà.

Medaglia d’argento nel 1902 a Nuoro per i suoi cuciti, nel 1919 conseguì il diploma di maestra di ricamo a cui seguirono tanti altri riconoscimenti.

Nei primi decenni del 1900 aveva rilevato la rappresentanza della Singer e con la collaborazione soprattutto di Mariantonia – in seguito sarà lei a gestire l’esercizio materno – e di Michedda (Domenica) insegnò il ricamo ad allieve di tutta la Sardegna influenzando la moda del tempo.

La primogenita Mariantonia si era spinta perfino a Caprera in casa Garibaldi.

Consapevole del ruolo della donna nella società e incurante dei pregiudizi del tempo, indossando il nero costume da vedova aveva preso parte ad una manifestazione della Singer tenutasi a Cagliari.

Stimata fémina ‘e pache per la sua saggezza, molti si rivolgevano a lei per dirimere controversie.

«Paschedda Sanna era lo splendore di Nuoro», così la ricordava l’avvocato Oggiano.

Quando nel ‘30 ad una esposizione d’Arti e Mestieri vinse a Bolzano la medaglia d’oro, la sua fama si diffuse oltre Tirreno e nello stesso anno a Nuoro partecipò alla II Mostra d’Arte e d’Arte Applicata fra tanti illustri: Ballero, Pirari, Devoto, Congiu Pes e Ciusa Romagna.

Nel ‘35 il Comitato Nazionale Dopolavoro per le Arti Popolari di cui facevano parte il Canonico Sale e Mario Ciusa Romagna, nominava Sanna Pasqua Artista per il costume del Comitato Provinciale di Nuoro «come persona competente in materia».

Ultraottantenne firmò il vestito indossato il 25 maggio del 1950 (anno Santo) dalla Madonna delle Grazie, forse un ex voto, custodito con cura nelle teche della Chiesa.

«È stata una nonna meravigliosa – ricorda la nipote Pasqualina Guiso oggi 92enne –. Avevo 8 anni quando alla morte di mia madre sono andata a vivere con lei.

Non nutriva sentimenti di odio verso nessuno e non parlava mai delle sue sofferenze. A raccontarle le persone che le hanno vissute insieme a lei».

Morì il 7 giugno 1953.

per gentile concessione de https://www.ortobene.net/

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5 commenti

  1. Che bella storia! Affascinata.

  2. che storia fantastica e che donna incredibile ❤ femin’e pache

  3. Che storia affascinante e che gran carattere aveva questa donna.
    Tu Lucia sempre brava nel raccontare, complimenti.

  4. Gianfranco Calzedda

    Grazie Lucia! Complimenti per quanto scrivi NELL’ORTOBENE. Se sempre più “brillante”

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