I QUATTRO MORI E LA CONSAPEVOLEZZA DEL CAMMINO DELLA SARDEGNA: ASTENERSI PERDITEMPO

Salvatore Sirigu e Nicolò Barella

di FRANCESCO MASIA

Il proporsi dei nostri Salvatore Sirigu e Nicolò Barella con la bandiera dei 4 mori al momento della consegna del titolo europeo per nazioni é stato lo spunto per un’ampia discussione, che mi ha portato a queste considerazioni (NDR: come ha fatto anche Marco Buttu, ingegnere e ricercatore di Gavoi, in missione in Antartide)

Devo collegarmi a un commento letto casualmente altrove (non ho poi ritrovato la pagina), di quelli brevi che non spiegano molto e vorrebbero però dare a intendere tutto.

Un tale dal cognome sardo scriveva apparentemente dal continente; esprimeva simpatia per il gesto di Sirigu e Barella, ma concludeva che in fondo vedere questa bandiera dappertutto (credo “senza motivo” fosse sottinteso) iniziava a stufare.

Ecco, questo giudizio (per cui i sardi ovunque coi 4 mori inizierebbero a stufare) sarà già stato espresso chissà da quanto; e continuerà a essere pronunciato da altri come fosse sempre la prima volta, come se a quel momento esibire i 4 mori fosse stata ancora recepita quale una performance alla moda, qualcosa di simpatico e accattivante, forse di spiritoso, che come tale giunge inevitabilmente a stancare.

Direi che la performance di Sirigu (e Barella) sia stata più significativa delle tante altre simili: perché sull’erba di Wembley erano gli unici con una loro bandiera; perché li ha visti il mondo (che qualche domanda avrà potuto porsela); perché non erano giocatori di San Marino e nemmeno erano Jorginho ed Emerson (una cui bandiera brasiliana, è pur vero, sarebbe parsa per più motivi inopportuna).

Marco Buttu (a destra)

Perciò mi piacerebbe che questo episodio, per come appunto è significativo, davvero si imponesse a richiamare il giudizio di tutti quelli orientati a pensare si tratti di performance alla moda (qualcosa di simpatico e accattivante, forse di spiritoso), perché insieme dicano ora che adesso può bastare, che il “vezzo” è ormai giunto a stufare.

Mi piacerebbe quindi che da oggi divenisse chiaro, tanto a chi vede i 4 mori esposti quanto a chi li espone, che il gesto non è una moda (se lo fosse, avrebbe davvero stufato), ma che esprime invece la consapevolezza (più o meno matura) di rappresentare una nazione storica impegnata in un processo storico; un processo naturalmente pacifico, senza scadenza e magari anche senza un approdo predefinito che non sia la salvaguardia, comunque, dei diritti di questa nazione, ossia della Sardegna e dei Sardi.

Chi vede un catalano o uno scozzese con la propria bandiera non pensa a gente che segue una moda.

Astenersi, dunque, perditempo.

Dove “perditempo”, in qualche senso e loro malgrado, risulterebbero d’altra parte anche quanti ancora occuperebbero i confronti con questioni storiche sulle bandiere: non sono gli unici a conoscere la storia, non devono pensare che quanti hanno già accettato di proiettare anche nel futuro i 4 mori non abbiano fatto un bilancio circa l’opportunità di metterli ora in discussione; un bilancio giunto a concludere che è la Storia, per le sue strade non sempre lineari, ad averne fatto comunque (e da un pezzo) la bandiera di tutti i Sardi (capaci, pure a conoscerne i percorsi, di sentirla alla fine propria e di confermarla tale).

P.S.: naturalmente non sto lanciando una campagna delle bandiere; conquiste progressive ma reali possono arrivare solo agendo progettualità concrete, largamente preferibili a “campagne di immagine”.

Intanto però sarebbe auspicabile che quanti esibiscono i simboli ne avessero la consapevolezza necessaria (magari già ce l’hanno) e che gli altri vi guardassero con maggior considerazione, favorevoli o contrari che siano.

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