L’ITALIA DEL PALLONE E’ CAMPIONE D’EUROPA ANCHE CON DUE FIGLI DI SARDEGNA: BARELLA E SIRIGU, L’APPARTENENZA, OLTRE LE BANDIERE

Salvatore Sirigu e Nicolò Barella sul campo di Wembley

di MASSIMILIANO PERLATO

L’Italia del pallone torna a casa con il titolo continentale che mancava in bacheca dal 1968. Un Europeo itinerante che avrebbe dovuto svolgersi lo scorso anno, in piena pandemia, che ha visto il suo svolgimento nelle notti estive appena trascorse. E ha trionfato, anche con merito e quel pizzico di fortuna che non guasta mai nelle competizioni sportive, il nostro Bel Paese guidato da un tecnico giovane e dinamico quale è Roberto Mancini. Al triplice fischio finale, dopo l’ultima e decisiva parata di Donnarumma nella lotteria dei rigori contro la quotata ma non troppo Inghilterra, che godeva dei pronostici se non per il fatto di giocare in uno stadio stracolmo, il mitico Wembley, di supporters locali. Al momento dell’atto finale, le piazze della Penisola si sono riempite di tricolori e spirito nazionalistico ad oltranza, come solo il Dio patinato del Pallone sa fare. Anche nelle piazze della Sardegna si è scatenata la festa per l’Italia campione d’Europa, un titolo che gli Azzurri non vincevano 53 anni, quando il trascinatore era un certo Gigi Riva, nativo di Leggiuno ma sardo adottivo a tutti gli effetti.

Sino a notte fonda in migliaia hanno preso d’assalto tutte le altre città dell’Isola. A Cagliari, migliaia di tifosi si sono riversati in Piazza Yenne, sotto la statua di Carlo Felice, tradizionale ritrovo dei festeggiamenti calcistici. Così come Piazzale Segni a Sassari, a Nuoro, a Oristano.

Una vittoria targata anche Sardegna: sul palco della cerimonia di consegna delle medaglie d’oro e della Coppa, Salvatore Sirigu, classe 1987, nativo di La Caletta, ha indossato la bandiera dei Quattro Mori, poi sventolata subito dopo con orgoglio in campo con il cagliaritano Nicolò Barella, classe 1997, durante i festeggiamenti sul prato di Wembley. Per Nicolò, una stagione da incorniciare che ha rappresentato la consacrazione nell’elitè del calcio: il campionato vinto a Milano con l’Inter e una leadership azzurra nello scacchiere disegnato dal c.t. Mancini. Per Salvatore Sirigu, soltanto la presenza nel gruppo, come vice portiere del colosso Donnarumma, una gratificazione a fine carriera, probabilmente nel contesto della nazionale, dopo un lungo peregrinare in squadre italiane ed europee (il punto più alto quando difendeva in Francia la porta del Paris Saint Germain dove ha vinto diversi titoli).

I due calciatori hanno dedicato la vittoria alla loro Sardegna e quel valore identitario che solo l’isola è in grado di imprimere ai suoi figli, vicini e lontani che siano.

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