LE EMERGENZE SOCIALI DEL QUARTIERE DI SAN NICOLA, IL “BRONX” AD OZIERI

quartiere San Nicola

di MARIA VITTORIA DETTOTO

L’ ultimo incendio doloso solo poche sere fa, ha messo in pericolo diverse abitazioni della frazione di San Nicola.

Gli ozieresi da sempre lo chiamano il “Bronx”: è il quartiere di San Nicola, a circa tre chilometri dal centro logudorese, sorto negli anni settanta per fronteggiare l’emergenza abitativa.

I residenti del quartiere di San Nicola che ci tengono a sottolineare questa appartenenza alla frazione, quasi parlassero di un comune a sé, hanno però spesso lamentato il fatto che proprio perché il quartiere risulta staccato dalla città, risulti spesso in stato di abbandono e che i residenti dello stesso, che ormai sono tremila abitanti, vengano considerati dagli amministratori ozieresi, solo nel periodo delle votazioni.

A parlare è Maria Vittoria Dettoto, già componente del Comitato di quartiere di San Nicola, prima presidente dell’Associazione culturale Gruppo giovani di San Nicola ed ex dirigente del Mesu e Rios Calcio.

“D’altronde basta fare un giro per rendersi conto che le lamentele hanno ragione di esistere: le erbacce poste alle estremità dei marciapiedi e nelle aree non edificate, raggiungono ormai oltre un metro e mezzo di altezza e sono piene di spazzatura di ogni genere; la cosiddetta Oasi naturalistica di Pont’Ezzu, mai realmente valorizzata dalle varie amministrazioni succedutesi è sempre chiusa al pubblico, a sua volta in stato di completo abbandono e dei vandali hanno recentemente divelto le transenne di legno che da Fraigas conducono a Pont’Ezzu. Il rio che fiancheggia l’area archeologica, presenta le cunette a loro volta piene di spazzatura tra cui emerge persino un forno a microonde” prosegue Dettoto, che a suo tempo, venti anni fa, fu tra i promotori che raccolsero le firme regolarmente depositate presso il Comune di Ozieri, per asfaltare la strada proprio da San Nicola a Fraigas e bonificare tutta l’area. 

Le pensiline sia a Fraigas che a San Nicola, nelle quali i non automuniti dovrebbero aspettare l’autobus che sale e scende dal centro, sono quasi tutte prive di protezioni laterali e di orari del passaggio del mezzo di trasporto pubblico, oltre che piene di graffiti che poco hanno a che fare con l’arte moderna e letteralmente “immerse” tra le erbacce della campagna attigua, manipolo di zanzare, insetti e zecche. Naturalmente la mancanza di protezioni laterali, permette alla pioggia ed al freddo di raggiungere senza problemi, gli utenti dell’autobus nei periodi freddi e piovosi. Di fronte a tanto risultano un pugno all’occhio le colonnine per le auto elettriche poste di fronte alla piazza principale del quartiere e mai utilizzate da alcuno. Ma la parte che forse desta ancora più sconcerto è l’area interna ed esterna al campo Raimondo Meledina, unico campo in sintetico della città, utilizzato dalle diverse squadre di calcio autoctone e altresì da coloro che praticano atletica o altre discipline, essendo teoricamente provvisto anche al suo interno di un campo da basket, un altro campo in terra battuta per gli allenamenti e le partite degli atleti di fasce di età più basse e due campetti da tennis.

Il complesso che è stato oggetto peraltro di diversi interventi di ammodernamento e ristrutturazione conclusisi di recente e facenti parte di un progetto finanziato dalla Regione nel luglio del 2019 per un importo pari a 200 mila euro, risulta lasciato a sé stesso o peggio ai vandali che periodicamente accedono nel campo o negli spogliatoi per fare danno o rubare le bibite tenute dentro il chiosco al lato delle tribune.

Tutta l’area risulta completamente invasa da rovi ed erbacce di ogni tipo, alte anche qui oltre un metro; le porte di entrambi i campi presenti sono prive di reti ed altre porte sono buttate per terra a fianco alle panchine dei giocatori; le stesse panchine sono in pessime condizioni: in particolare una delle due risulta praticamente priva di tutti gli schienali di plastica. Nella pista di atletica di fronte al chiosco bar, pista a sua volta completamente rovinata, risulta buttata a terra una tettoia di legno. Le condizioni degli spogliatoi non ci è dato sapere, visto che erano chiusi.

Insomma veramente un brutto biglietto da visita per la città, che in quel campo da calcio ha ospitato atleti/e provenienti da tutta l’isola e che anche e soprattutto in virtù delle migliaia di euro spesi per quel campo, meriterebbe un’attenzione maggiore, sia da parte dell’amministrazione comunale che da parte delle stesse squadre che ne hanno l’usufruibilità, perché per dare una sistemata al posto, basterebbe davvero la buona volontà di qualcuno, qualche decespugliatore e già il colpo d’occhio di chi osserva sarebbe diverso. E tutto ciò prescinde il fatto che si potesse assistere o meno come pubblico alle partite a causa del Covid. E dal fatto che da tempo il “custode” del campo, non venga più nominato per prestare la sua opera di controllo e manutenzione del campo.

“Altra nota dolente del quartiere: la mancanza di un postamat. I san nicolini da anni chiedono che venga posizionato un apparecchio nell’area attigua all’ufficio postale del quartiere, oggetto peraltro a sua volta di diversi “attentati” alla sua stessa esistenza: più volte infatti, negli ultimi dieci anni soprattutto, Poste italiane ha incluso l’ufficio tra quelli a rischio chiusura, fortunatamente mai avvenuta, anche grazie a chi come me, quando il rischio chiusura si era palesato reale come nel 2013, si è attivato socialmente e politicamente, affinché non fosse chiuso, promuovendo azioni politiche rivolte direttamente al Consiglio regionale sardo.”

Perché quell’ufficio rappresenta un valido aiuto in primis per gli anziani, ma anche per chi non può salire ad Ozieri.

L’ illuminazione di alcune vie lascia ancora a desiderare ed oggi, nonostante venga chiesto da anni, non sono mai stati realizzati i due marciapiedi di collegamento tra il quartiere di San Nicola e il quartiere Gescal, che permetterebbe alle persone di salire e scendere dai due punti della città in condizioni di sicurezza e quello tra la zona della piazza principale e il quartiere fieristico, che specie nella parte destra della carreggiata, risulta con una viabilità a raso, pericolosa per i pedoni.

“L’ illuminazione di alcune vie lascia ancora a desiderare ed oggi, nonostante venga chiesto da anni, non sono mai stati realizzati i due marciapiedi di collegamento tra il quartiere di San Nicola e il quartiere Gescal che permetterebbe alle persone di salire e scendere dai due punti della città in condizioni di sicurezza e quello tra la zona della piazza principale e il quartiere fieristico, che specie nella parte destra della carreggiata, risulta con una viabilità a raso, pericolosa per i pedoni. Tra le note positive che riguardano il quartiere, si possono citare la creazione dell’hub vaccinale nel quartiere fieristico e la realizzazione dell’oratorio, che presto diventerà una realtà che sorgerà nei pressi della chiesa nuova. Davvero troppo poco per un quartiere che certamente meriterebbe maggiori attenzioni e migliori servizi. Anche perché la maggior parte di queste problematiche su esposte, sono le stesse da molti anni e sono state più volte da me segnalate agli amministratori locali, già da quando facevo parte del Comitato di quartiere di San Nicola, dunque da almeno dieci anni. E nel frattempo, è stato fatto davvero poco per migliorare le condizioni del quartiere, nel quale peraltro abita pure il sindaco Marco Murgia, che mi domando se queste cose non le vede o faccia finta di non vederle”.

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