“LA CITTA’ DELLE RAGAZZE”, LE DONNE SARDE FANNO RETE PER CONOSCERE IL LORO OPERARE SULL’ISOLA: LAVORO, FAMIGLIA, VOLONTARIATO, CULTURA E SVAGO

immagine di Davide Mallus

di STEFANIA CUCCU

“La Città delle ragazze” è la casa delle donne sarde, che hanno qualcosa da dire e finalmente la dicono; si raccontano, portando a galla storie di se stesse e della loro Sardegna.

L’idea è nata durante il primo lockdown di marzo e aprile 2020, quando le donne si sono attivate “in un modo totalmente originale”, come in questo blog diventato permanente e fulcro di tante iniziative. Riuscire a raccontare il mondo femminile in un blog è stata fin dall’inizio la scommessa della “Città delle ragazze”. Lo si fa pubblicando le storie ed esperienze su vari temi e in vari contesti, teorie e cultura dal punto di vista delle donne, delle ragazze, delle bambine, modelli di vita e di economia” Osserva Piras, fondatrice del blog assieme ad altre sette ragazze che, Eliana Sanna (che si occupa di progetti europei), Giorgia Sanna (pedagogista, in prima linea contro la violenza sulle donne), Luisella Pani (avvocata penalista), Isotta Macciò (logopedista coinvolta in una rete di operatori culturali), Maria Antonietta Dessì (esperta di imprenditoria e artigianato sardo), Marilisa Crespi (casalinga in prima linea), Monica Setzu (insegnante ed esperta di imprese agricole familiari).

“Siamo un gruppo di otto donne che lavorano a un programma volto a rendere visibile il forte impatto che l’azione femminile ha sulla società sarda”, spiega Carla Piras, “sono cresciuta in questa terra e ne ho assimilato la cultura, anche con la capacità di avere un occhio critico da osservatrice che ha potuto constatare l’evoluzione della donna negli ultimi 30 anni in Sardegna: ho pensato di creare uno spazio virtuale, nel vivere la crisi del primo lockdown, con l’intento di dare voce e spazio alle donne la cui forza è emersa dinnanzi a tante difficoltà”.

La formazione di Carla Piras come pranoterapeuta nasce dalla disciplina della bioenergetica, ramo della fisica. Ha studiato all’estero prima presso un Istituto francese, l’U.NI.EM e successivamente a Long Island NY, seguendo dei corsi sviluppati grazie alle ricerche della NASA in materia di astrofisica applicata ai corpi e alla vita biologica. La sua mente è scientifica, portata a raccogliere dati, trovarne una coerenza, studiarli, metterli in relazione, delinearne i tratti caratteristici. La sua indagine sta mettendo in evidenza che la donna sarda vuole avere una voce senza identificarsi con nulla, forse per questo fa tutto in silenzio.

“Sento forte l’esigenza di descrivere la società femminile, quella che vive a supporto, integrandosi tra le sue maglie, di una realtà che ne assorbe le energie e capacità, spesso senza neanche riconoscerle i meriti. Una società che ha forza, creatività e resilienza, ma riceve pochissimi elogi. Una società che si accolla molti costi personali a fronte di una carenza di potere gestionale” dice Carla Piras.

Piras è, dunque, “la voce di donne che si sono confrontate in questi anni con la vita di Cagliari e del Campidano e che sperano di poter parlare anche alle altre donne della Sardegna per trovare uno spazio comune, fisico e virtuale, che permetta di fare rete e di avere un peso nella società, anche italiana”.

L’emersione del lavoro femminile e del suo valore non è solo una questione di numeri, pur di tutto rispetto. Occorre mostrare l’immenso potere gestionale, con nuove strategie, che si basano sullo sviluppo e la collaborazione, è la loro idea. Una rete di donne che all’inizio si è formata col passaparola, tra una conoscente e l’altra. E poi si è estesa sul territorio regionale facendo emergere il lavoro delle donne in attività completamente gestite da loro.

L’elemento di partenza di questa istanza è sicuramente il proprio lavoro, il proprio talento, ma ciò che si vuole far emergere più di tutto è il linguaggio al femminile, il modo nuovo e diverso di porgere le cose, di parlarne, di presentarsi.

Carla Piras ha invitato le donne sarde a unirsi, a intrecciarsi, a raccontarsi: un anno dopo emerge dalla rete una realtà silenziosa di figure dalla forte consapevolezza che si muovono sempre sotto l’insegna dell’accoglienza, del prendersi cura e dell’accorgersi del prossimo.

Ci sono storie e qualità di enorme valore che fino ad ora hanno lavorato e offerto in silenzio ma che da ora sono disposte a fare rete mettendo in comune capacità ed esperienze. “Nel dialogo abbiamo raggiunto una consapevolezza che è anche pragmatismo – afferma –Sentiamo ad un livello più profondo che siamo il motore di tante realtà e valutiamo come dare risalto a questa condizione perché sia di utilità sociale e corrisponda al giusto riconoscimento che ogni donna merita”.

Tra le iniziative promosse dalla rete c’è Sa Manu Ponzada pensata per l’8 marzo: un invito a fermarsi, appoggiare le mani sul grembo e riflettere sul contributo che le donne stanno dando all’umano esistere.

“Sa Manu Ponzada”, le mani posate sul grembo, un’immagine del passato tramandata dalle nonne, di madre in figlia, che si fermano per riflettere. ” E sono state davvero tantissime le foto di Sa Manu Ponzada giunte al mio blog, dove c’è stata una sentita partecipazione all’evento, con ben 18.800 visualizzazioni”, spiega Carla Piras, ideatrice e fondatrice dell’iniziativa, a lei particolarmente cara, nel ricordo della nonna (materna) e della vecchia zia, le tessitrici Ruju di Villanova Monteleone, «donne di grande saggezza», riflettevano in silenzio assumendo questa posa. Sa Manu Ponzada, appunto: “Una formula che indica la posizione delle mani della donna anziana e saggia che si sofferma a osservare qualcosa che merita la sua attenzione dopo aver creato una sorta di pausa nel suo lavoro. Non è il riposo; è pausa dal lavoro pensosa e assorta che prelude a un’azione. É una mano ferma che aveva il valore di una benedizione,  il messaggio che ho voluto dare, replicandolo anche in altre giornate dopo l’8 marzo, era quello di voler dire Fermiamoci per rispettare le regole”. Un messaggio rivolto a tutti, vista la particolare situazione che stiamo affrontando a causa del covid e in particolare, rivolto ai turisti ai quali chiediamo il rispetto per la nostra Terra.


“Ci sono delle caratteristiche comuni che avvicinano le abitanti della Città delle ragazze – prosegue l’ideatrice della rete – una tra tutte è l’identità forte che caratterizza un certo modo di prendere in mano le situazioni, la creazione di una rete di aiuto per chi ha peso il lavoro, l’assistenza ai malati, la gestione della scuola in DAD. È un mondo che già esiste, e lo stiamo portando alla luce.

La speranza è arrivare a un dialogo con le istituzioni al fine di ottenere visibilità, attenzione e risorse per i progetti femminili”.


Le immagini delle protagoniste e delle loro attività, dei loro talenti, sono il meraviglioso messaggio che la forza delle loro mani e le loro menti brillanti stanno continuando a costruire futuro nonostante le difficoltà.

Un messaggio di speranza per tutte le persone che hanno affrontato delle difficoltà e che tuttora le affrontano; una fonte di ispirazione per i nostri giovani a cui mandano spesso modelli di riferimento positivi da cui prendere esempio per tessere la trama della propria esistenza.

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