PIAZZA DELLA SCALA A MILANO, IL BUDDHA C’E’ MA NON SI VEDE: LA SCULTURA DI SALVATORE GARAU SORPRENDE I MILANESI

segnalazione di GIANNI CILLOCO

La sua prima apparizione (si fa per dire) è avvenuta in Piazza Mannu, a Oristano, in Sardegna. Adesso si può ammirare (si fa sempre per dire) anche a Milano, in Piazza della Scala. E’ il “Buddha in contemplazione”, la nuova scultura invisibile di Salvatore Garau. Un quadrato tracciato in terra col gesso delimita il punto preciso dell’opera, a 25 metri esatti dall’ingresso delle Gallerie d’Italia, che ospita, fra l’altro, anche una tela dell’artista sardo. Il Buddha di Garau è fatto di sola aria e a impatto ambientale zero, perché si affida all’immaginazione di chi osserva, ispirato soltanto dal titolo. Indipendente di pensiero, artista poliedrico, sempre disposto ad andare oltre e attratto dal bisogno di sperimentare, l’artista sardo sottolinea la genesi di questa nuova arte invisibile: “Come la musica, il canto o la preghiera ci aiutano a vedere ciò che non vediamo, così anche solo un titolo è sufficiente per farci vedere e percepire un’esistenza. Non importa che sia visibile o non visibile, questa forma generata col pensiero adesso è qui, sopra il quadrato bianco, ormai esiste e resterà in questo spazio per sempre e il tempo non potrà deteriorarla”. Ossessionato dall’idea che anche l’invisibile abbia una sua consistenza, (i suoi primi dipinti neri del 1984 evocavano già ectoplasmi, trasparenze amebiche e presenze solo suggerite), Garau ha deciso di esporre solo ora la sua scultura che non si vede. La perfetta metafora del momento in cui viviamo, costretti dalla pandemia, laddove l’isolamento amplifica a dismisura l’affastellamento delle immagini alle quali oggi siamo soggetti. Il troppo si annulla e non resta che il nulla. “Il concetto della mia scultura si discosta completamente dall’ironia e dalla provocazione dell’Aria di Parigi di Duchamp o dai palloncini con l’aria d’artista di Manzoni”, precisa Garau. L’assenza della materia è un atto d’amore verso il non conosciuto e il mistero al quale quasi l’intera Umanità si affida. Nessuno ha mai visto il proprio Dio, ma non importa, la fede compone l’immagine”. Nato a Santa Giusta, nell’Oristanese, diplomato all’Accademia di Belle arti di Firenze, Salvatore Garau ha iniziato la sua carriera non nell’arte visiva, ma in quella musicale, entrando nel 1977 come batterista negli Stormy Six, fra i più noti gruppi europei di rock-progressive. Nel 1984 torna al primo amore, la pittura, esordendo presso lo studio Cannaviello di Milano. Ha esposto in prestigiosi spazi espositivi in Italia e nel mondo, tra cui San Francisco, Washington, Cordoba, Londra, San Paolo, Saint-Etienne, Brasilia, Saint Etienne, Milano, Nuoro, oltre che alla sede del Parlamento europeo di Strasburgo. Le sue opere sono presenti in forma permanente in diverse collezioni italiane e straniere, pubbliche e private.

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