RICORDO DI NICOLINO PIANU ATTRAVERSO LA POESIA DI GIUSEPPE FLORE

di GIANRAIMONDO FARINA

Mi piace ricordare il grande Nicolino Pianu, partendo dal commento di quest’altro splendido dono poetico di Giuseppe Flore, in ricordo dello zio. Il poeta cerca l’ispirazione nei versi per ricordare lo zio. Non si definisce poeta ma, a mio modesto avviso, lo e’. Con grande rispetto e maestria egli ricompone in unico “excursus” poetico alcune delle poesie e dei versi che hanno reso grande Nicolino in tutta la Sardegna, e non solo ( ben evidenziati in neretto).

Peppe cerca aiuto in Nicolino per avere la “vena” poetica con questa bella espressione della tessitura nel “telaio della fantasia”:”Comente faghes tue, ponzende a su chi tesses su disinnu in su telarzu de sa fantasia” (“come facevi tu, mettendo a quello che tessi il disegno nel telaio della fantasia”). 

“Deo puru poeta mi cheria”: anche lui, Peppe, si sarebbe voluto poeta. Questa ricerca spasmodica non si poteva non concludere che nella poesia e nei versi piu’ belli che Nicolino Pianu ci abbia potuto lasciare. Quali sono questi versi piu’ belli? Sono quelli di “Sarda Zenia”, dove si vuole ricordare Nicolino cantare la Sardegna “muda dolente, resinnada che mama dolidora”, che soffre per i figli emigrati. “Sarda Zenia” e’ un inno bellissimo all’emigrazione sarda, per la quale Nicolino aveva un immenso rispetto: aspetto che, forse, andrebbe meglio riconsiderato. Si vuole, poi, ricordare Nicolino “arresionende chin sos fiores” (dialogando con i fiori), “cantende sa Luna” (cantando la Luna), sfidando la Fortuna e, soprattutto, “iscutinende a su entu sa bertula de sa vida” (scuotendo al vento la bisaccia della vita), piena di ogni ben di Dio.

La chiusura, “sa serrada”, che ha sempre contraddistinto la tecnica poetica di Nicolino, questa volta e’ autobiografica, propria di Peppe, e’ non da meno. Parla di Anela, che Nicolino ha cantato tante volte e dei suoi figli lontani, invitati a portare ai propri cari vecchi (“sos bezzos”) un fiore: “sunt cussos bezzos chi lis  ant donadu de custa idda ammentos de amore” (son quei vecchi che di questo paese han dato loro ricordi di amore). E tu, Nicolino, sei fra questi, meritevole di ricordo.

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