IL LASCITO PREZIOSO DI MARIA LAI (A 7 ANNI DALLA SUA SCOMPARSA): DIALOGO CON IL DOTT. DAVIDE MARIANI, DIRETTORE AD ULASSAI DELLA STAZIONE DELL’ARTE

ph: Davide Mariani

di MANOLA BACCHIS

È un sabato mattino, speciale. Percorriamo l’Orientale sarda, ed ecco di fronte a noi si apre uno scenario magico, fiabesco: cascate, nuraghi, il verde dei boschi, e poi ci sono loro, maestosi e imponenti, sono i famosi “Tacchi” di Ulassai. Raggiungiamo la Stazione dell’Arte, e ad attenderci c’è il Direttore, il dott. Davide Mariani. Impossibile staccare gli occhi dalla bellezza straordinaria dell’arte di Maria Lai. Pare quasi di averla al nostro fianco che con un nastro bianco ci guida… la sua voce è nelle parole del Direttore che ci descrive l’importante lascito culturale della grande artista di Ulassai…

Dott. Davide Mariani, lei è il Direttore del Museo della Stazione dell’arte di Ulassai, ci vuole spiegare quali emozioni si respirano entrando prima ad Ulassai e poi al Museo dedicato e fortemente voluto da Maria Lai? La Stazione dell’Arte è sicuramente uno spazio museale unico in Sardegna. Nata nel 2006, sorge negli stabili un tempo appartenenti alla vecchia stazione ferroviaria del paese. La scelta del luogo ben si presta a comunicare uno degli intenti più cari del lavoro di Maria Lai, quello di avvicinare l’arte alla gente. La stazione, infatti, viene comunemente percepita come luogo di partenze e di arrivi, di incontri, di rapporti umani che si ritrovano e si separano, per questo motivo si trasforma nella cornice ideale in cui ospitare le opere che l’artista ha lasciato in eredità al suo paese natale. Il museo rappresenta, oltretutto, il punto di arrivo di un percorso “a cielo aperto” che coinvolge tutta Ulassai grazie ai numerosi interventi ambientali distribuiti nel territorio. Non vi è dubbio che questo borgo arrampicato sui tacchi ogliastrini per Maria Lai abbia rappresentato un vero e proprio universo creativo che, in più occasioni, si è trasformato nel teatro delle sue opere. Una su tutte, “Legarsi alla montagna” in cui Maria è riuscita a coinvolgere l’intera comunità in una performance corale dal grande fascino, oggi riconosciuta come il primo intervento di “arte relazionale” in Italia.

Maria Lai avrebbe compiuto cent’anni proprio il 27 settembre 2019, e Ulassai ha voluto unire, anzi legare, due luoghi d’arte, uno a Roma al Maxxi con Tenendo per mano il sole e l’altro qui con Tenendo per mano l’ombra alla Stazione dell’Arte nel suo paese natale. Come mai questo connubio?  E, inoltre, simbolicamente Ulassai è presente nella città eterna con il cartello segnaletico. Ci racconta come nasce l’idea? In occasione del centenario della nascita di Maria Lai, il MAXXI di Roma ha deciso di dedicarle una grande retrospettiva che trae il titolo dalla sua prima fiaba cucita, “Tenendo per mano il sole”. La Stazione dell’Arte, avendo collaborato alla realizzazione del progetto, in accordo con la direzione del Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, ha deciso di dare vita a una sorta di ultimo capitolo della mostra romana a Ulassai per permettere ai visitatori di avere un quadro quanto più completo dell’opera di Maria. Così è nata “Tenendo per mano l’ombra” che ripercorrere tutte le narrazioni presenti nell’opera dell’artista e affronta, in maniera sistematica, tutte le fiabe i miti e le leggende poste alla base della creazione dei suoi lavori. A rafforzare ulteriormente il legame tra questi due luoghi simbolici della vita e del percorso di Maria Lai, il progetto “Cuore Mio” di Marcello Maloberti che ha deciso di portare nella capitale il cartello stradale di Ulassai come a voler significare che la comunità tutta fosse presente alle celebrazioni ma anche per dare il benvenuto alla rassegna a lei dedicata in uno dei fori più prestigiosi della scena dell’arte internazionale. Il progetto di Maloberti, realizzato insieme alla Fondazione di Sardegna, vedrà la sua piena realizzazione a Ulassai, nel mese di settembre, attraverso una nuova performance collettiva e l’installazione di una nuova opera nel “Museo a cielo aperto Maria Lai”.

Tenere per mano, prendere per mano… sono le parole chiave del progetto che state portando avanti per far conoscere l’importanza dell’arte. Sembra quasi vedere Maria Lai che porge la sua mano, all’ombra illuminata dal suo sole, coi suoi raggi disegnati coi fili. E’ la continuazione della visione pedagogica e socio-antropologica molto forte in Maria lai?  Oppure? Indubbiamente le due mostre lasciano trasparire l’attenzione che Maria Lai ha, da sempre, riservato al pubblico. Entrambi i percorsi hanno l’intento di voler avvicinare l’arte alla gente e, in questo, Maria era sicuramente molto abile perché metteva al centro delle sue opere una dimensione fortemente narrativa che, in un certo modo, ha contribuito a rendere maggiormente accessibile la sua produzione. Oggi la critica parla del suo lavoro attribuendogli una valenza universale, motivo per cui possiamo ammirare le opere di Maria Lai davvero in tutto il mondo.   

Lei, dott. Mariani, ha conosciuto Maria Lai? No, non ho conosciuto Maria Lai e devo dire che, non di rado, mi sono chiesto come sarebbe cambiata la mia visione del suo lavoro se l’avessi incontrata personalmente. Una parte di me sicuramente rimpiange quell’occasione mancata ma, grazie alla conoscenza della sua opera, mi sento comunque vicino al suo modo di intendere l’arte. Contrariamente a quanto oggi si tende a pensare, Maria Lai non era una dolce fatina che passava il tempo a tessere e a raccontare fiabe, ma piuttosto una donna tenace, dalla forte personalità, che prediligeva il silenzio e, anche per questo, era di poche parole. Sono sicuro che incontrarla mi avrebbe certamente intimidito. Ad ogni modo, mi sarebbe piaciuto conoscere il suo pensiero in merito alle mostre che ho curato e ai progetti che con la Stazione dell’Arte stiamo portando avanti. Maria Lai era un’artista sfuggente che non amava stare al centro dell’attenzione e, per questo motivo, non ha mai preso parte alle inaugurazioni delle sue mostre. Sosteneva che “l’assenza dell’artista fosse una presenza più forte” e credo che avesse proprio ragione: a Ulassai la sua presenza oggi è più forte che mai.

In due parole: chi è Maria Lai? Un’artista visionaria e rivoluzionaria.

per gentile concessione di http://www.lacanas.it

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