ALLARME CASE DI RIPOSO: NONNE E NONNI, SENZA IL DIRITTO DI ESSERE CURATI IN OSPEDALE

di MAURO PILI

Ci sono delle situazioni su cui non si può tacere. Parlo di alcune disposizioni lasciano interdetti.

Cerco di sintetizzare il concetto: i pazienti delle strutture socio assistenziali, ovvero le case di riposo e le RSA, devono essere assistiti, qualora positivi, all’interno delle stesse strutture.

Peccato che nessuna delle disposizioni contenute in questa direttiva possa essere rispettata.

Si tratta di una circolare funzionale a lavarsene le mani, a non assumere le necessarie iniziative per ospedalizzare chiunque ne abbia bisogno, a partire dai più deboli, gli anziani!

Chi ha scritto questa circolare non conosce le strutture della maggior parte delle case di riposo della Sardegna e tantomeno ha contezza degli strumenti e dei mezzi a disposizione.

Mi domando semplicemente: come è possibile che al Mater Olbia, finanziato con decine di milioni di euro dalla Regione non ci siano i medici per attivare il centro Covid, mentre in questa circolare si pretende che nelle case di riposo della Sardegna, tutte a rischio, si disponga addirittura di una équipe composta da un medico generalista/geriatra/internista, coadiuvato da uno specialista pneumologo o anestesista rianimatore con esperienza in ventilazione non invasiva e da infermieri adeguatamente formati?

Perchè questi medici non li ha il miliardario Mater Olbia e dovrebbe averli una casa di riposo di paese?

Solo scrivere ciò significa ignorare la reale situazione delle case di riposo della Sardegna.

Vi sono evidenti difficoltà per trovare pneumologi e anestesisti rianimatori per gli ospedali e adesso, pur di non trasferire i pazienti delle case di riposo in ospedale, ci si inventa la disposizione che impone un’équipe dedicata alle strutture socio – assistenziali.

Probabilmente, anziché scaricare sulle case di riposo la mancanza di assistenza ospedaliera, bene avrebbe fatto la Regione, eventualmente, ad indicare per ogni singola struttura questa équipe, compresi gli specialisti in pneumologia e anestesisti rianimatori.

Stessa cosa vale per strutture che non possono avere ambienti separati e allestiti funzionalmente ad un reparto infettivi proprio perché queste strutture nascono con altre finalità.

Considerazioni analoghe devono essere fatte per quanto riguarda la disponibilità di ossigeno e la sua gestione, delicatissima, e gli strumenti multiparametrici che non sono certamente in dotazione a queste strutture.

Altro paragrafo inquietante è quello che dispone: “SOLO” nelle strutture dove le condizioni organizzative consentono di garantire l’accesso di un medico internista geriatra pneumologo/anestesista rianimatore E infermiere informato con competenza di area critica possono essere utilizzati i caschi per la pressione positiva continua delle vie aeree e respiratori per la ventilazione non invasiva.

Questo vuol dire in maniera esplicita che in quelle strutture possono continuare a restare pazienti che avrebbero, invece, l’estremo bisogno di un ricovero ospedaliero perché, altrimenti, non sarebbe stata emanata una tale inverosimile disposizione.

Tutto questo con strutture sociosanitarie che non sono assolutamente attrezzate per questo.

Al Mater Olbia e alle altre strutture private per il coronavirus si rimborsano cifre da capogiro per ogni paziente, la ASL per ogni utente delle case di riposo rimborsa una cifra ridicola di 9 euro al giorno.

Non si può stare in silenzio. E bisogna agire, prima che sia davvero troppo tardi!

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