IL PROFESSORE: INTERVISTA AD ATTILIO MASTINO, L’EX (STORICO) RETTORE DELL’UNIVERSITA’ DI SASSARI

ph: Attilio Mastino

di TONINO OPPES

Troppo piccola l’Aula Magna del Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, in via Zanfarino per un evento così importante. Sono arrivati in tanti, ad assistere all’ultima lezione di Storia romana del professor Attilio Mastino, un protagonista di primo piano della vita più recente dell’Ateneo turritano: c’erano gli studenti di oggi e quelli di ieri, i colleghi, gli amici arrivati da ogni parte dell’Isola per salutare l’ex Rettore che, al termine di “una carriera lunghissima e molto bella” – parole della sua allieva e poi collega Paola Ruggeri – sta per andare in pensione. Ma chi conosce l’uomo sa che non sarà così: il professor Attilio Mastino, considerato uno dei massimi epigrafisti in Italia, ha ancora voglia di continuare nelle sue ricerche e di approfondire soprattutto gli studi sull’Africa romana. Insomma difficilmente lo vedremo, come succede a chi vuole sfidare il tempo che non passa, passeggiare su e giù per il Corso o pescare sul Lungo Temo, a Bosa, la sua amata città. O almeno potrà anche capitare, ma sarà un evento raro.

Una vita interamente dedicata all’Università, vogliamo ricordare quando è cominciata la sua avventura nel mondo accademico? Se guardo indietro mi sembra tutto così lontano. E’ cominciata nel 1973 a Cagliari con una borsa e poi con un contratto di Epigrafia Latina e di Antichità Romane presso l’Istituto di Storia antica della Facoltà di Lettere e Filosofia. Poi a Sassari dal 1981 come assistente di Storia romana presso la Facoltà di Magistero.

L’insegnante a cui deve di più? Sono due: Piero Meloni e Giovanna Sotgiu.

A chi, tra i suoi maestri, si è ispirato maggiormente? L’elenco è molto lungo: sicuramente Giovanni Lilliu, Guido Clemente, Enzo Degani, Bruno Luiselli, Mario Torelli a Cagliari.

Oltre che docente lei è stato a lungo alla guida dell’Università di Sassari, otto anni da Pro Rettore, otto da Rettore. Ricordo uno dei suoi primi atti da Rettore fu quello di recarsi in fabbrica a Porto Torres per incontrare gli operai in lotta per difendere il posto di lavoro.  Le chiedo se l’Università ha ancora oggi la capacità di rapportarsi al territorio. Le potenzialità delle Università sono enormi e le attese del territorio immense. Credo si debba partire da qui: dal rispetto per la Sardegna, dalla consapevolezza della complessità dei problemi e dall’impegno per una sempre maggiore internazionalizzazione.

La dominazione romana in Sardegna è durata oltre sei secoli. Cosa resta di quel periodo? L’identità della Sardegna di oggi è fortemente influenzata dalle eredità romane, espressione di una storia lunga che in qualche modo condiziona anche la società contemporanea: la lingua sarda innanzitutto, la toponomastica, ma anche i percorsi della viabilità, il paesaggio trasformato dall’uomo, le bonifiche delle aree palustri, alcune forme dell’insediamento, le colture agricole, l’allevamento con le sue specifiche competenze, ma anche le attività minerarie, la pesca, la raccolta del corallo, per non parlare di alcune tradizioni popolari che si collocano in una linea di continuità con il passato. 

Che spazio ha trovato la vicenda di Ampsicora nelle sue lezioni? Ricordiamo che lei ha curato più di un volume su Cornus, che fu appunto la città di Ampsicora. Ampsicora è forse il punto terminale della più evoluta cultura sarda testimoniata nella sua fase finale nel santuario di Mont’e Prama; è un personaggio capace di confrontarsi con le potenze mediterranee del suo tempo: un eroe antico ma non barbarico, che forse a distanza di ventidue secoli può insegnare ancora molto.

Tra i suoi studi più importanti c’è quello sull’Africa romana che segue un percorso di scavi avviato ormai da molti anni in Tunisia… Sì, io ho l’onore di dirigere la Scuola archeologica di Cartagine che coordina tutti i gruppi italiani impegnati in Tunisia. Negli anni, abbiamo lavorato nelle terme di Cartagine, a Uchi Maius ed ora a Thignica, fatto scoperte importanti in altri municipi e colonie del Nord Africa. In particolare in Marocco e in Algeria.

Il professor Brigaglia sosteneva che la materia sulla quale anche i laureati sono maggiormente carenti è la Storia. Perché? Credo che spesso la Storia si presenti come un insieme informe di date, una successione di avvenimenti, che trascura la passione, il senso della scoperta, le curiosità degli allievi.

Lei è un epigrafista. Qual è il testo che le ha regalato più emozione?  Beh, penso la dedica del tempio del Sardus Pater, la Tavola di Esterzili, il diploma di Posada, il ricordo degli Ilienses sull’architrave del Nuraghe Aidu Entos a Mulargia con la prima attestazione della parola NVRAC e le iscrizioni cristiane che ricordano i martiri della Sardegna. Sì, le scritture antiche regalano tanta emozione.

Perché la Cultura in Sardegna produce ancora poco reddito? Si fatica anche a valorizzare i nuraghi, a parte qualche raro esempio.  Il quadro della valorizzazione dei beni culturali sta cambiando rapidamente, anche se la Regione Sarda non sa esercitare in modo adeguato la sua competenza esclusiva in materia di Musei ed è in corso una sorta di conflitto tra Polo Museale della Sardegna, Soprintendenze e Università.  Siti come Tuvixeddu, la più grande necropoli punico-romana del Mediterraneo, sono ancora totalmente abbandonati. Ma ora i soggetti in campo sono aumentati, come testimonia anche la vicenda del Centro di restauro di Li Punti a Sassari o le tante cooperative di giovani professionisti che fanno capo all’Associazione Nazionale Archeologi.

In passato lei è stato consigliere comunale a Bosa e assessore provinciale all’ambiente a Nuoro. Se fosse un amministratore regionale, oggi, quale battaglia porterebbe avanti? Certamente quella sui parchi regionali (la legge regionale del 1981 è quasi inattuata), le riserve marine, il Parco Nazionale del Gennargentu, il sostegno ai Dipartimenti universitari nella progettazione di una Sardegna più moderna e più felice.

Cosa farà da grande il professor Mastino? Sto lavorando a un manuale di Storia romana, che pubblicherò tra breve, e continuerò a dirigere la Scuola archeologica italiana di Cartagine. Di sicuro avrò più tempo per curare le mie passioni, partendo dal mare, dalla barca, dagli amici veri. Poi mi faranno compagnia i miei libri – aggiunge, quasi sottovoce, dopo una breve pausa. E sembra accarezzarli uno ad uno, con lo sguardo, quei volumi di storia che riempiono la libreria della casa di Bosa che si affaccia sul Corso.

Fuori, oltre la finestra, un accenno del magico paesaggio della Planargia: il sole, quando è sera, si diverte a colorare, con i suoi toni caldi, i fianchi del Monte Furru, le antiche Conce e poi il Temo, il fiume della città raccontata da Tolomeo due mila anni fa.

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Un commento

  1. Mariagrazia cocco

    Complimenti per tutta la tua carriera,carissimo Attilio. Certamente gli anni di Cagliari e dell’Università sono lontani ma sono sempre un bel ricordo.Ad maiora!

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