L’APPORTO DEGLI EMIGRATI IN URUGUAY E LE CELEBRAZIONI DEL 150° ANNIVERSARIO: LA STORIA DELLA “SOCIEDAD ITALIANA A SAN JOSE’ DE MAYO”

di MARTINO CONTU

Nella città uruguaiana di San José de Mayo, sono stati celebrati i 150 anni di una storica associazione di emigrati italiani, la “Sociedad Italiana de San José”, legata da vincoli di amicizia e solidarietà con la cittadina di Guspini, i cui emigrati del secondo dopoguerra hanno contribuito, nel loro piccolo, con passione e spirito di servizio, a scriverne la storia degli ultimi 50 anni.

Per una settimana, nella città di San José, presso la storica sede dell’associazione, sono stati celebrati i 150 anni della “Sociedad Italiana”, con un ricco programma di iniziative al quale hanno partecipato migliaia di maragati (nome degli abitanti di San José): canti, concerti, rappresentazioni teatrali, danze, mostre fotografiche, compresa una mostra su Leonardo Da Vinci; e poi ancora conferenze, incontri e la presentazione del volume dello storico Alexis Collazo, intitolato Italianos en San José de Mayo. Breve Historia de la Sociedad Italiana de San José 1869-2019, edito da Plan Editor del Dipartimento di San José. Infine, all’interno della sede dell’associazione, il presidente della “Sociedad”, il notaio Miguel Senattore Villero e Jimena Abbate, nipote di Santiago Carlos Abbate, quest’ultimo un socio che ha contribuito alla crescita dell’Istituzione, hanno scoperto una lapide commemorativa.

La “Sociedad Italiana de San José” ha una storia che affonda le sue radici nella seconda metà dell’Ottocento. Infatti, nella città di San José de Mayo, posta a circa 90 km dalla capitale Montevideo, furono fondate la “Società Italiana di Mutuo Soccorso” nel 1869, la “Società di Mutuo Soccorso fra gli Operai Italiani” nel 1873, il “Circolo Napoletano” nel 1885 e la “Fratellanza Italiana” nel 1908. Nel 1892 le prime due società di mutuo soccorso si fusero in un’unica società che prese il nome della prima. Il 13 gennaio del 1901, la “Società Italiana di Mutuo Soccorso” inaugurò la nuova sede sociale, una struttura di grande pregio architettonico, realizzata su progetto dell’ingegnere Zampognaro dai costruttori Martorelli e Bernasconi, all’angolo delle vie Larrañaga y Trenta y Tres. Un bene architettonico che la città conserva con orgoglio e che – come recita il decalogo dell’Istituzione – è «Simbolo e tempio nel Nuovo Mondo della fratellanza e della speranza». Nel 1911, la “Società Italiana di Mutuo Soccorso” e le restanti due società italiane, il “Circolo Napoletano” e la “Fratellanza Italiana” si fusero in un’unica società che prese nome di “Società Italiana di Mutuo Soccorso 1869-1911”. Nel 1979, l’associazione, cambiando il proprio oggetto sociale da mutuale a culturale, assunse il nome “Sociedad Italiana de San José”.

Nel 1949, emigrarono in Uruguay  due guspinesi: Giuseppe Vaccargiu, che si stabilì nella cittadina di Nueva Helvecia, fondata a fine Ottocento da emigrati svizzeri di lingua tedesca, e Luigi Scanu, che mise radici a San José de Mayo. Quest’ultimo, nel 1951 fu raggiunto dal fratello Silvio e, nel 1956, dal fratello Emilio. Nel 1954, invece, il fratello più piccolo di Giuseppe Vaccargiu, Angelo, si trasferì nella piccola repubblica latino-americana, prima a Nueva Helvecia e poi nella cittadina di San José de Mayo dove mise su famiglia, svolgendo una proficua attività come imprenditore edile.

Nonostante il lavoro e gli impegni familiari, Angelo trovò il tempo per dedicarsi con passione all’attività associazionistica. Infatti, si iscrisse alla “Sociedad Italiana di San José” alla fine degli anni cinquanta, entrando poi a far parte del Direttivo. L’associazione italiana, che funzionava come una società di mutuo soccorso, fu pian piano trasformata da Angelo e dagli altri soci italiani in un’associazione culturale. All’interno della «Comisión Directiva» egli operò per 15 anni come tesoriere. Durante gli anni della dittatura militare, dal 1973 al 1984, assunse per due volte consecutive la carica di presidente. Fu poi nuovamente rieletto nel 1998, mentre nell’anno 2000 è stato nominato presidente onorario. «La Sociedad Italiana de San José – scrive Valentina Vaccargiu – era un pezzetto della sua Sardegna, la sua seconda casa … Anche oggi quando passo di lì mi sembra di vederlo ancora … riunito con il Direttivo, riparare qualcosa … spazzare o chiacchierare alla porta con qualche vicino del quartiere. Doveva sempre essere attivo, in movimento … a meno che non dovesse fare un lavoro da scrivania (quando lavorava per la sua impresa edile) … fare i conti … pagare … Anche questo fa parte della cultura dell’impegno e della parola data. Impegnarsi e rispettare gli impegni presi al lavoro, con il denaro e, soprattutto, con le persone. [Infatti, era solito affermare:] “Chi arriva in ritardo la domenica, giunge in ritardo il lunedì”».

I festeggiamenti del 150° anniversario dell’associazione italiana si sono tenuti, come detto, nella storica sede della “Sociedad”, oggi patrimonio culturale dell’Uruguay, recentemente restaurata grazie alla raccolta di fondi promossa dai soci onorari dell’istituzione maragata, Tarcisio Agus e Francesco Marras e dal Consolato dell’Uruguay a Cagliari. La comunità di Guspini, il cui comune è gemellato con l’associazione dal 2006, ha risposto con grande generosità, permettendo il rifacimento del tetto, il restauro dagli infissi e della facciata di quello che può essere definito un tempio laico, testimone della storia dell’emigrazione italiana -ma anche un po’ sardo-guspinese- in una regione interna dell’Uruguay tra Ottocento e Novecento.

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