QUEL PICCOLO BORGO AVVOLTO DAL SILENZIO: LOLLOVE NEI RICORDI DI DON PIETRO MUGGIANU ORIGINARIO DI ORGOLOSO

immagine del fotografo Sebastiano Porcu
di LUCIA BECCHERE

Il primo documento autentico su Lollove risale al 1590. Si tratta della relazione del vescovo di Alghero Monsignor Baccallar dove è riportato l’elenco di tutte le parrocchie della diocesi di Alghero e Lollove è collocata fra le 22 provenienti dalla vecchia diocesi di Ottana a cui era appartenuta fino al 1503. Durante il periodo Algherese, Lollove era sede di prebenda canonicale, poi restò una piccola rettoria col parroco che vi risiedette fino agli anni ’20 del ’900. Non si ha memoria di parroci nati a Lollove mentre i primi sacerdoti di cui si ha notizia sono Giovanni Angelo Pirella e Giovanni Angelo Satta, dopo di loro altri continueranno ad amministrarla fino al 1779 anno in cui sarà aggregata alla nuova diocesi Nuoro-Galtellì. I sacerdoti che si sono succeduti vengono denominati curati, vicari oppure parroci e Lollove, comune autonomo fino al 1857, diventerà in seguito frazione di Nuoro e sarà parrocchia fino al 1986. Don Pietro Muggianu, ultimo parroco dal 1981 al 1986, continua ad esercitare il suo ministero quale cappellano alla guida spirituale delle poche persone rimaste a vivere in quella frazione. Lollove che non aveva più ragione di esistere come parrocchia in quanto in quegli anni registrava solo un centinaio di abitanti a fronte di 400 necessari perché restasse tale, divenne cappellania aggregata alla parrocchia di San Giovanni Battista in Nuoro.

Don Muggianu, nativo di Orgosolo, proveniva dalla piccola parrocchia di Santa Lucia di Siniscola dove aveva svolto la sua attività pastorale per due anni e alternava il suo ministero con l’insegnamento di Storia e filosofia al Liceo Scientifico di Nuoro dove era molto stimato per le sue doti umane e professionali.

Lollove ha mantenuto una sua autonomia, fatta eccezione per la celebrazione di matrimoni concordatari che possono essere celebrati in quella chiesetta solo su delega della parrocchia di San Giovanni. «La nostra cappellania è collegata con la parrocchia di San Giovanni Battista – afferma il prelato –, tutti gli altri sacramenti, battesimi, cresime e funerali continuano ad essere celebrati nell’antica chiesa della Maddalena dove vengono custoditi anche i registri».

La chiesa di Santa Maria Maddalena è uno splendido esempio di gotico aragonese e da qualunque parte la si guardi rivela una misteriosa armonia per la perfezione delle forme e delle linee. Architetti d’oltralpe che l’hanno visitata sono rimasti colpiti dalla sua bellezza e per la cura con cui è stato realizzato ogni particolare, a loro avviso, parrebbe costruita da illuminati matematici. La statua della Maddalena posta nella grande nicchia centrale dell’altare maggiore, è stata portata nel 1601 proprio da Jannanghelu Pirella e AngheluSatta, lo attesta l’iscrizione originaria riportata sul piedistallo della statua. I due vicari provenienti dalla chiesa canonicale di Alghero disponevano di un ingente patrimonio e potevano realizzare opere di grande pregio (i Pirella erano coloro che avevano costruito la chiesetta di Nostra Signora del Monte all’Ortobene). Tutti gli archi a sesto acuto sono stati realizzati in trachite rosa finemente lavorata proveniente dalla regione del Tirso che dista da Lollove circa 70 km. All’interno si possono ammirare tre armoniose navate formate da tre archi al centro, tre a destra e tre a sinistra. Sul lato est della chiesa, un tempo dotata di antiche argenterie di valore inestimabile, si trova un piccolo cimitero con una decina di sepolture.

Lollove, unico borgo della vallata di Marreri che ha sfidato i secoli, è una rara testimonianza della Sardegna rurale tra il ’500 e ’800, caratteristico per le vie strette e tortuose lastricate di ciottoli, per le case costruite in pietra grigia dai tetti spioventi con tegole d’argilla, porte con architravi e vasi di fiori alle finestre. Pur godendo di uno splendido panorama che abbraccia una verde vallata, il borgo è pressoché abbandonato. Le case, molte in rovina, sono dotate di forno a legna e camino, unica fonte di riscaldamento. Durante gli inverni il fumo che esce dai comignoli è il solo segno di presenza umana che si dissolve nei silenzi notturni immersi nel mistero dell’esistenza.

Don Muggianu, come ricorda Lollove nei primi anni del suo ministero?  «Quando sono arrivato, Lollove era già in fase avanzata di spopolamento, fenomeno che aveva avuto inizio negli anni sessanta dopo aver raggiunto un picco di presenze di 400 abitanti. Contava una ventina di famiglie alcune delle quali molto numerose e i bambini frequentavano la scuola materna ed elementare di cui quel borgo si era dotato. Di quella che è stata una scuola materna è rimasto solo un rudere dove oggi trovano ricovero le pecore mentre la struttura della scuola elementare, nel cui cortile sorge un orto a conduzione familiare, si presenta ancora fruibile e potrebbe essere recuperata per usi sociali».

Oggi invece come si presenta?  «Bambini non ce ne sono più. Qualche famiglia con figli in età scolare si è trasferita a Nuoro per motivi scolastici e lavorativi dove, con l’assegnazione delle case popolari da parte delle autorità comunali, godevano di condizioni di vita più vantaggiose. Qualche altra, vive a scavalco con Nuoro, quattro o cinque nuclei familiari sono stanziali e alcuni legati fra loro da vincolo di parentela. Il mondo ha camminato, per fortuna!».

Perché si è spopolato? «Solo negli ultimi decenni Nuoro l’ha dotata di rete idrica e fognaria. Lollove manca dei servizi essenziali: ambulatorio medico, scuola, posta, negozio e stazione di polizia, l’unico servizio attivo è il pullmino che assicura due corse giornaliere. La mia presenza è garantita ogni domenica perché celebro Messa ma abitualmente risiedo a Nuoro.

Ricordiamo che Lollove e Rebeccu (Bonorva) dove la sola presenza umana è un custode, sono le uniche sopravvivenze storiche sociologiche degli antichi villaggi rurali».

Come e da che cosa vivono le famiglie rimaste? «Sono famiglie resistenziali che vivono di assegni pensionistici. In prossimità del borgo vivono due fratelli pastori che possiedono casa anche a Lollove, presenti anche un paio di aziende agro pastorali di famiglie lollovesi che vivono in quelli che un tempo erano i beni della Maddalena, i famosi beni della mano morta incamerati dallo Stato prima dell’Unità d’Italia (1861) e in seguito venduti a privati. Mi trovo qui dal 1981 e certamente sono il prete che ha esercitato più a lungo il suo ministero. Ho sempre considerato questa piccola comunità la mia famiglia».

In che modo si sta rivitalizzando questo borgo?  «Nel 2004 Lollove ha usufruito di fondi comunitari e regionali erogati per il recupero di antichi centri medioevali e i vecchi proprietari stanno cercando di ristrutturare le vecchie case in disuso per viverle nel tempo libero o per metterle a reddito nelle manifestazioni di “Autunno in Barbagia” quando il paese si anima di turisti e visitatori e le abitazioni si trasformano in luoghi di ristoro e in antiche botteghe artigiane. Il 22 luglio ricade la festa di Santa Maria Maddalena, il 16 settembre è stata celebrata la festa di Santa Eufemia, mentre il 3 febbraio ricorre la festa di San Biagio, la più frequentata perché la più conosciuta. Finite le feste, ancora una volta il silenzio si impadronisce del piccolo borgo».

per gentile concessione de https://www.ortobene.net/

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2 commenti

  1. Innamorata di Lollove che porto sempre nel ❤

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