INIZIATIVA CALDEGGIATA DA GRAZIELLA ONNIS E FRANCESCO DETTORI, INSEGNANTI A CINISELLO BALSAMO: AL LICEO CLASSICO CONCERTO LETTERARIO IN OMAGGIO A GRAZIA DELEDDA

di SERGIO PORTAS

Sulla “terza” di Repubblica del 16 maggio Raffaella De Santis dialoga con Federico Condello, uno che per sbarcare il lunario insegna filologia greco-latina e letteratura  all’università di Bologna (da poco è uscito  per Mondadori il suo:“La scuola giusta. In difesa del liceo classico”) e il caporedattore di turno ha titolato: “Ragazzi, tornate a iscrivervi al classico”.  In questa intervista sostiene che la posta in gioco è nientemeno che la democrazia. E verrebbe da dargli ragione, almeno a considerare il grado di istruzione che possono esibire i due “maschi alfa” della politica italiana, ancora oggi fieramente impegnati in estenuanti trattative ma tuttavia decisi a dare al paese quell’epocale “governo del cambiamento” che invano attende da sempre. Condello mostra, nel suo saggio critico, come gli alunni del classico siano i più flessibili a sperimentare scelte universitarie disparate, iscrivendosi con successo anche a facoltà come ingegneria e matematica. Non ha in verità bisogno di convincermi che la traduzione di testi classici greci e latini sia finalizzata non già ad imparare quelle lingue “morte”, bensì a sottolineare le procedure di pensiero che le sottintendono, e fa bene a citare il nostro Gramsci che nei “Quaderni” dà loro dignità di metodo formativo che insegna a pensare, a problematizzare. Benvenuto quindi l’invito di Graziella Onnis, che insegna educazione fisica al  G. Casiraghi di Cinisello Balsamo (un Istituto di Istruzione Superiore, con liceo scientifico, classico e linguistico), al “Concerto letterario, parole, immagini e musica”, che il gruppo di materie letterarie ha coordinato per stamane, in omaggio a Grazia Deledda, titolandolo di conseguenza: “Parole di Grazia”. La spinta decisiva per una scelta così poco frequente, per quanto concerne la scuola italiana in generale, di una autrice così “fuori moda” ( non scriverò così “poco cool” perché con gli inglesismi è proprio il caso di darci un taglio!) viene da un insegnante di italiano di Tresnuraghes, Francesco Dettori, che qui insegna da più di dieci anni. Conflitto di interesse, direte voi, un sardo di Planargia che si mette a sponsorizzarne una di Nùgoro ( per i continentali Nùoro), tutti e due nati, almeno filologicamente, sotto l’ombra di una radice nuragica, sebbene nel paese di Dettori i tre nuraghi si siano ridotti ai pochi massi ancora visibili di uno solo sparuto. Ma provate voi a coinvolgere nel progetto sei- sette classi che vadano dalla prima alla quinta, col conseguente coinvolgimento di un numero complessivo di insegnanti che sale esponenzialmente visto il numero di materie che vengono impegnate, e visto il risultato finale che comprende video, fumetti, drammatizzazione di testi, lavoro al computer, illustrazioni, ricerche fotografiche. Tocca avere autorità, didattica sopratutto, ché il progetto richiede un tempo di lavoro scolastico non indifferente e, ogni insegnate lo sa, ognuno è geloso del (sempre troppo poco) tempo che il calendario riserva alla sua materia. Prima dell’inizio Graziella (mamma di Cabras, babbo di Samatzai, carriera in Marina, congedato a La Spezia) mi porta a vedere le palestre, tre (ma nel plesso ci sono anche altre scuole), veri e propri campi di calcio al coperto, uno addirittura con tribune conseguenti, c’è persino una sala-pesi con macchine per formare quegli addominali che sfoggiava una volta Schwargenegger quando faceva Conan, ma il vero e proprio valore aggiunto per la materia che insegna lei è il Parco Nord, dove è affacciato, adagiato, il complesso scolastico, una quinta verde con alberi che svettano oltre i venticinque metri (c’è dietro il lavoro di rimboschimento di oltre 25 anni) che si estende per 650 ettari, con viali e sentieri in terra che attraversano le zone boschive, il tratto scoperto del Seveso a lambirlo da ovest, ti mette voglia di correre al solo vederlo, specie di primavera con gli ippocastani in fiore sfoggianti la loro uniforme di gala. Ma è tempo di correre a sentire quelli della 2°AS che viaggiano nel mondo di”Cosima”, descrivendo la casa della Deledda, che è incipit del libro, con quella cucina che era “come in tutte le case ancora patriarcali, l’ambiente più abitato, più tiepido di vita e d’intimità”. Col camino naturalmente, ma anche un focolare centrale, per la luce notturna una lucerna pendente, di ferro nero, a quattro becchi, specie di padellina quadrata nel cui olio allo scoperto nuotava il lucignolo. Ad intercalare Riccardo Petrilli, 1°ES, in un inappuntabile valzer in la minore di Chopin. A contrasto segue la drammatizzazione di due novelle: “Una notte” e “Il fanciullo nascosto” (1° H e 2°B): i ragazzi “travestiti” ne fanno una lettura ludica, secondo il messaggio che è arrivato loro dall’autrice: il piccolo Aldo che si perde nel bosco con in mano un poco di riso, l’incontro con la figura inquietante di una vecchia in una casa niente illuminata, dove il riso viene ripartito in porzioni sempre più piccole, che in Gallura, si sa, chi salta più lungo mangia di più. Non vi dico lo spasso che provoca nei ragazzi il veder i propri compagni vestiti da fantasmi o da streghe. Nell’altra novella è tale Bainzeddu che scompare creando scompiglio nella famiglia ( che sia caduto nel pozzo, nel ciglione?) , nome sardo per eccellenza Gavino, assolutamente sconosciuto nella altre parti d’Italia. L’innamoramento di Baldassarre Mulas per una tenera cerbiatta dagli occhi così dolci che uno se li sogna a ogni notte di luna piena è lavoro al computer della 2°BL, scorrono sullo schermo grande immagini di cervi, a fianco le parole della novella, il tutto immerso in una musica discreta.Come spesso le accade Grazia Deledda tocca vette di lirica davvero sublime quando, scrivendo, rivede i paesaggi impressi indelebilmente nell’animo suo: “Tutt’intorno per la vasta radura verde della nuova erba d’autunno era una pace biblica: il sole cadeva roseo sopra la linea violetta dell’altipiano del Goceano, la luna saliva rosea dai boschi violetti della terra di Nùoro”. E chi di voi ha mai sentito parlare della tecnica del “caviardage”?( dal francese caviar, caviale). Da un testo qualsiasi, nella fattispecie le novelle “La porta aperta” e “Le scarpe”, annerendo o colorando tutte le parole che, a giudizio dell’autore, non fanno parte della sua vena poetica, si ricava una poesia che ha un senso tutto suo, come fosse da sempre nascosta nel testo scelto, e avesse, bontà sua, scelto di palesarsi per la gioia del gioco che sanno fare le parole in libertà. Come fanno le mani di Chiara Rainoldi (3àDS) sulla tastiera del pianoforte che fanno magicamente rivivere per noi le note del “Cavaliere selvaggio e il contadino allegro” di Franz Schubert. Poi, finalmente, irrompe la condizione femminile ai tempi della Deledda, in un video la 1°CS, fa rivivere Grazia nelle sue foto d’epoca, alternandole a vecchie donne di nero vestite, a “muccadori in conca”, il parlato ricalca la biografia che Wikipedia propina alla gente per quanto riguarda la vita della scrittrice nuorese, tutte le difficoltà che ebbe in famiglia per quella sua mania di voler scrivere, quando ad una donna per bene non si richiedeva altro che fosse interessata a trovarsi un marito e a mettere su famiglia. E se proprio Grazia voleva chiamarsi fuori da questo orizzonte, dato il suo indecente comportamento, che pensasse pure di avere delle sorelle ( erano sette figli, di cui due maschi, questi coi vizi tipici di allora: il bere esagerato, i furti di bestiame), che venivano screditate agli occhi del paese. E chi le avrebbe volute più? Alla fine del video le foto delle scrittrici d’oggi, dalla Maraini alla Ginsburg fino alla Rowling che col suo maghetto ha venduto milionate di libri in ogni parte del mondo. Finisce con la canzone dei Modà e i Tazenda:“Cuore e vento” (su Youtube) di struggente romanticismo, quindi funziona benissimo: “…duos ogos che arresordzas luchente/ sos tuos, mirant a mie e nois/ pitzinnos attrassidos tue e… deo/ non vedo luce se non sto con te/. Tocca a Irma Cantoni (2° CS) suonare e introdurre il video spazzante che i ragazzi della 2°DL hanno realizzato dalla novella “Il cinghialetto”, vestiti in jeans e maglietta si accaniscono sul povero animale, di peluche, le ragazze coi baffi finti, un “coro greco” che scandisce: “amava le bestie feroci, amava le bestie feroci”. Non è che tutto fili liscio liscio, talvolta l’audio dei video proposti non è proprio di qualità, quando toccherebbe a Erica Profeta suonare  “All of me” al clarinetto non c’è verso di trovarla ( lo farà e magistralmente dopo il sacrosanto intervallo), i maschi della 5°B che hanno lavorato su due racconti di magia non proprio impeccabili nella dizione, ma bravi comunque a rimarcare gli aspetti comuni alle novelle scelte: l’amore per la propria terra ( la Sardegna e chi se no?) e la tradizione, il piacere nel descrivere un ambiente ricco di emotività, la religiosità primitiva mescolata alla magia. Niente a che fare col verismo di un Verga, di un Capuana.  Da rimarcare comunque l’attenzione del pubblico, nonostante l’aula scelta sia strapiena di ragazzi adolescenti che non  hanno tutti trovato posti a sedere e, come sono soliti fare, sono accoccolati sul nudo pavimento. Beata gioventù! Sono toccati molti dei temi cari alla Deledda, dai fantasmi che “Di notte” si staccano la testa e la gettano a terra, alla bimba Gabina che si sveglia e non trova più la madre, una favola “nera” narrata con testo, musica e fumetti (3°GS). Una vera festa letteraria, con la protagonista che funziona eccome! Nonostante l’età e il poco favore che le hanno sempre riservato i critici nostrani. Al vostro cronista ricordare i 31 romanzi e gli oltre 300 racconti che ci ha lasciato, la Nùoro di allora, poco più di 6000 abitanti “…non era che un nido di corvi, eppure era, come e più della Gallia, divisa in tre parti…(pastori, contadini e signori), da “Il giorno del giudizio” di un altro nuorese: Salvatore Satta, il più bel libro scritto da un autore sardo. Dalla vicina Francia venivano navi piene per vederli dal vivo questi sardi, che i vari Niceforo e Lombroso avevano classificato “scientificamente” essere “di natura criminale”. Non che fosse colpa loro, nascevano così. Uno di questi, anzi una, che era femmina, quarta elementare, scrittrice in erba a lume di candela ( ti rovinerai gli occhi e dovremo comprarti gli occhiali!) mostrò a tutto il mondo che quello che sapeva della Sardegna era falso, e la fece come nascere per la prima volta all’attenzione internazionale, inverandola alla sua maniera. Grazie ai suoi scritti anche i ragazzi del Casiraghi (uno dei partigiani fucilato dai fascisti in piazzale Loreto) le hanno dato la vita che merita, alla Sardegna e alla Deledda, con la loro creatività.

Ragazzi, tornate ad iscrivervi al classico.

 

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Un commento

  1. Graziella Onnis

    Un grazie speciale all’amico Sergio Portas per il suo articolo.

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