A MALMOE IN SVEZIA, DA OPERAIA A MANAGER: LA SCALATA IN TETRAPAK DELLA NUORESE DANILA LUCCHESINI

ph: Danila Lucchesini

di GIOVANNI RUNCHINA

Una settimana di corso e un contratto di quattro ore di lavoro, compenso 100 euro. Era il 2006 e l’allora studentessa Danila Lucchesini mai avrebbe pensato che quel ‘lavoretto’ sarebbe stato l’ingresso nella multinazionale in cui ricopre il ruolo di project manager. Trentaquattro anni, originaria di Nuoro, studi superiori in città, università prima a Siena – triennale in mediazione linguistica – e poi a Modena per la specialistica in Comunicazione delle imprese e organizzazioni internazionali – “ho conseguito la laurea mentre lavoravo” – Danila è attualmente project manager all’interno del reparto Ricerca e Sviluppo di Tetra Pak e vive a Malmoe dallo scorso gennaio, dopo essere stata sempre in Svezia, a Lund.

La sua è una storia lavorativa in cui fortuna e capacità si sono felicemente miscelate. Eppure l’esordio, racconta con ironia leggera e invidiabile, non era stato dei più incoraggianti. “Quando sono arrivata a Modena per studiare la specialistica sono finita in casa con due ragazze, ed una di loro lavorava per l’agenzia interinale Ranstad che si occupa dei lavoratori temporanei in Tetra Pak. Mi propose di partecipare a un corso di una settimana e contratto di quattro ore con compenso di 100 euro; accettai e feci l’operatrice interna per testare un macchinario con lo scopo di dimostrare che era semplice anche per i non addetti ai lavori, devo dire che fu un disastro perché persi tutte le guarnizioni possibili e immaginabili”.

Ma quello che pareva un ‘lavoretto’ concluso in maniera goffa fu, in realtà, l’inizio dell’avventura all’interno del colosso svedese. “Hanno iniziato a chiamarmi per fare l’operatrice ma ho rifiutato. Hanno continuato e, alla fine, ho accettato un contratto di due mesi come data entry nell’ufficio di Strategy and planning all’interno dell’organizzazione del Marketing (traducevo le indagini di mercato da inglese, francese, spagnolo e riportavo il tutto in un mega file di excel). Finiti questi due mesi ho avuto 20 giorni di stacco e poi mi sono ritrovata amministratrice dei reclami verso i clienti e, da quel momento in poi, non sono tornata più indietro. Contratto dopo contratto sono riuscita a farmi assumere nel 2009 a tempo indeterminato, ed ora eccomi qui, con 12 anni di esperienza dentro quest’azienda meravigliosa”.

Due lustri abbondanti durante i quali Danila ha ricoperto ruoli di primo piano, in giro per il mondo: Colombia, Panama, Brasile, Argentina, Sud Africa, Kenya, Nigeria, Francia e Spagna. Tetra Pak è un gigante leader nella produzione di sistemi integrati per il trattamento e il confezionamento di alimenti che conta oltre 23mila dipendenti, 170 filiali nel mondo e fatturato miliardario. Attualmente si occupa di obsolescenze: “Ho disegnato un processo, relativo alle parti commerciali che vanno fuori produzione e sono rimpiazzate senza alcun problema per i clienti; il modello può essere usato da tutte le organizzazioni ed è semplice da comprendere. In un primo momento ho riorganizzato la gestione dei casi che ci arrivano, tanto che oggi Tetra Pak individua i problemi e trova le soluzioni prima che il componente in questione diventi obsoleto. In un secondo frangente, mi sono occupata di cambiare il tipo di approccio verso le obsolescenze, non solo gestendo in maniera efficiente i casi che ci arrivano direttamente dai fornitori ma anche essendo in grado di prevedere quello che giungerà grazie ad un sistema che rende pubblica e fruibile l’informazione sul ciclo di vita del componente. In tal modo i problemi si prevedono”.

Un altro aspetto rilevante del ciclo aziendale che ha affrontato da protagonista è quello riguardante la gestione delle criticità dei clienti: “Ho iniziato a definire i principi cardine e il processo che avremmo utilizzato, successivamente ho guidato l’implementazione in moltissime sedi nell’ambito di un progetto complessivo che investiva tutta l’azienda. Prima in Svezia e a Modena poi in Centro e Sud America, in Africa e ancora in Europa tra Francia e Spagna. Questa è a sfida che mi ha preso sinora più tempo in assoluto e mi ha appagata maggiormente. Essere a stretto contatto con le nostre filiali nei vari paesi del mondo è stimolante e per me non ha prezzo così come vedere il miglioramento delle attività che mi vengono assegnate, indipendentemente dal reparto. Sapere poi che in dodici anni di lavoro ho portato tanti successi e ho cambiato in meglio la vita lavorativa di tante persone mi inorgoglisce profondamente e mi fa sentire importante, al pari dell’esperienza arricchente in termini umani”.

Curriculum invidiabile così come il bagaglio di esperienze ma con il cuore sempre nell’Isola. “Sono andata via per motivi di studio ma, in realtà, avevo voglia di vedere che cosa c’era oltre il mare, vivevo la Sardegna come limitante. A distanza di anni, e trascorso l’entusiasmo dei primi tempi, ho cominciato ad avvertire tante mancanze: dalla famiglia al cibo sino al carattere delle persone. Adesso, in questo soggiorno ‘nordico’ sento forte l’assenza di principi quali la generosità e l’ospitalità, cose che prima davo per scontate. Ecco se ci fossero le condizioni tornerei a lavorare in Sardegna, nella mia terra, molto volentieri magari a Cagliari che per me è una città meravigliosa. Nell’immediato però continuerò a occuparmi di obsolescenza e a lavorare in Tetra Pak cogliendo altre sfide e abbracciando nuovi progetti”.

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