SIDDURA, STORIA DI UNA REALTA’ IN CRESCITA: DUECENTOMILA BOTTIGLIE DI VINO L’ANNO, PRODUZIONE DI NICCHIA MA SUPER QUALITA’

ph: Massimo Ruggero

di Gian Mario Sias

A Siddùra, nelle vallate vicino al paesino medioevale di Luogosanto, nel cuore della Gallura, c’è uno spicchio di Sardegna che sogna di sedurre il mondo con un’arma infallibile: la qualità del suo vino. Un sogno nemmeno troppo lontano visto che Siddùra, azienda vitivinicola nata nel 2008 dalla passione per la Sardegna dell’impresario tedesco Nathan Gottesdiener e dell’imprenditore sardo Massimo Ruggero, proprio quest’anno ha conquistato un posto nella classifica mondiale dei cento vini migliori. A iscrivere il nome Siddùra nella prestigiosa graduatoria della “World Rankings of Wines & Spirits report” 2017 è stato il vino Tìros, blend di Sangiovese e Cabernet Sauvignon della Gallura che si è guadagnato l’84esimo posto in classifica su oltre 700mila etichette valutate. Un riconoscimento che quest’anno è stato concesso a quattro sole cantine italiane.

Ma il successo di Tìros è solo una medaglia di un’azienda che in dieci anni ha fatto della purezza, della tradizione, della qualità e dell’innovazione un marchio di Sardegna. Siddùra, che in gallurese significa sella, dalla forma delle colline su cui si arrampicano i filari dei vigneti, è nata raccogliendo l’eredità di una antica produzione vinicola che già negli anni Cinquanta dello scorso secolo imbottigliava vermentino da vendere sul vicino e florido mercato di La Maddalena. Ventidue ettari di vigneto che, insieme con gli uvaggi conferiti da piccoli coltivatori della zona che rispettano il disciplinare di produzione imposto da Siddùra, danno vita a una collezione di otto prodotti: sette vini (tre vermentini e quattro rossi) più un vino passito, il Nùali, moscato di Sardegna Doc. Un catalogo che vale un fatturato di oltre 1 milione di euro, una produzione di 200mila bottiglie l’anno e che garantisce lavoro a ventidue dipendenti fissi più altre quaranta persone impiegate nell’indotto fra stagionali e professionisti che ruotano attorno all’azienda di Luogosanto.

“Abbiamo avviato l’azienda nel 2008 rilevando questi terreni, ma in realtà non siamo noi che abbiamo acquistato Siddùra, è Siddùra che ha conquistato noi”, spiega l’amministratore delegato Massimo Ruggero, descrivendo con poche frasi la passione che fin dal primo momento ispira i fautori di un’azienda che a piccoli passi sta facendo conoscere e apprezzare il suo nome e quello della Sardegna in mezza Europa. “La nostra produzione non è elevatissima, e puntiamo ad arrivare a un massimo di 500mila bottiglie l’anno – dice – non puntiamo tanto ai numeri, ma abbiamo tanto da dare in fatto di qualità”. Qualità che in dieci anni ha conquistato i mercati: il 50 percento della produzione di Siddùra è destinato alla Sardegna, il 40 percento all’Italia, con Lazio, Lombardia e Puglia in testa alle richieste di acquisto, e il restante 10 percento vola a deliziare i palati dei consumatori tedeschi, svizzeri, inglesi e polacchi. La conquista del mondo è ancora lunga, ma l’inizio fa ben sperare.

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