FORTI EMOZIONI IN SARDEGNA: L’EVENTO “PARI OLIMPIADI”, PER SUPERARE I LIMITI MENTALI

l'organizzatrice dell'evento Benedetta Capai


di Alessandra Porru

Il week-end appena passato ha regalato a me ed a tantissime persone, forti emozioni.
Diverse persone hanno accolto con entusiasmo l’idea di prestare opera di volontariato nell’evento PARI OLIMPIADI, organizzato dal Comitato Italiano ParalimpicoC.R. Sardegna, per consentire ad atleti e tecnici di avvicinare allo sport disabili e normodotati.
In diversi spazi allestiti all’interno ed all’esterno del centro commerciale Le Vele, a Quartucciu (Ca), gli atleti paralimpici hanno avuto modo di gareggiare con disabili e normodotati. Lo scopo era quello di avvicinare al mondo dello sport i disabili che vorrebbero iniziare un’attività sportiva, e sensibilizzare i normodati, facendo utilizzare loro le attrezzature che usano nelle varie discipline, alla conoscenza delle difficoltà che un disabile incontra nel praticare uno sport, oltre a quelle oggettive, e far capire anche la gratificazione e la soddisfazione che si prova nei successi conseguiti. Un po’ come invertire i ruoli. I normodotati hanno usato delle mascherine per giocare a Showdown, sport tipico praticato dai non vedenti, per scoprire come usare il tatto e l’udito e quanto sia divertente farlo, a pari condizioni. Nel caso del sitting volley, disabili e normodotati hanno giocato la pallavolo a terra, ed è ritenuto lo sport per eccellenza più adatto per squadre miste.
Sono stati due giorni intensi, divertenti ed entusiasmanti, curati nei minimi dettagli da una grande atleta (pratica sitting-volley, tiro con l’arco e nuoto), una guerriera con un sorriso dolce e il viso da dipinto, Benedetta Capai, disabile dall’età di 13 anni quando un terribile cancro, dopo anni difficilissimi le ha lasciato una protesi interna al titanio ed una grande voglia di trasferire a tutti il suo messaggio, ai disabili e non. Il suo consiglio: “ai disabili dico di uscire dalla campana di vetro in cui si chiudono o vengono chiusi dai familiari, pensando di tutelarli, e lasciare i pregiudizi, magari per situazioni accadute o prese in giro ricevute. Praticate uno sport, non sarete mai soli, noi disabili sportivi siamo in tantissimi e vi sosterremo sempre! Vi accorgerete di quante cose potete fare e che vi daranno grandi soddisfazioni personali” mentre ai normodotati ha suggerito di “non piangersi addosso per motivi futili e sciocchezze, ma godere tutti gli aspetti della vita, che è bellissima,  ve lo dice una persona che ha passato l’inferno da adolescente. Provate a confrontarvi in gare sportive con i disabili per capire meglio quali difficoltà si incontrano e come le affrontiamo, con quale spirito, e quale senso di appagamento e gratitudine si provi nell’ottenere certi risultati, lo sport è quel plus che può dare una grande spinta ad apprezzare ciò che ci sta intorno”.
Tra i vari atleti paralimpici presenti all’evento, anche la milanese Erika Novarria, la prima boxeur amputata al mondo, a seguito di un incidente stradale causato da un ubriaco passato col rosso, quando aveva 19 anni. Solo a vederla faceva venire il buonumore, allegra e solare. Grande sportiva dall’età di 15 anni, praticava kick boxing, e il suo primo pensiero quando ha riaperto gli occhi è stato come poter riprendere. E’ stato il suo allenatore, ad averla sostenuta ed incoraggiata, e nell’arco di due mesi era di nuovo sul ring, più grintosa che mai, anche se con lentezza iniziale. Non potendo dare calci con le gambe, portando la protesi, “la gamba di ferro” come  simpaticamente  l’ha definita, la boxe è diventata il suo nuovo percorso. Ha dato lo spunto ad una ragazza americana, conosciuta personalmente, e con la quale ha fatto un match in America.
Il 23 luglio scorso il primo vero match ufficiale, superato orgogliosamente con una brillante vittoria perché, ci ha raccontato, “visto che donne amputate che praticano questo sport non ce ne sono tante, mi sto battendo perché si possano fare incontri con ragazze normodotate, considerato che ho fatto delle certificazioni che dimostrano che sono alla pari, in tutti i movimenti, con le atlete normodotate”.
Erika avrà ancora una sperimentazione di circa 6 mesi da compiere, dopo questa, se tutto andrà bene, cosa che mi sento di augurarle calorosamente, tante altre ragazze amputate  potranno affrontare la stessa disciplina.
Lo spazio legato all’atletica è stato occupato da Irbin Vicco, atleta parolimpico della Polha Varese, che pratica atletica e nuoto agonistico, amputato dall’età di tre anni, per una malformazione congenita.
Un bel ragazzo gentile, premuroso, dal sorriso aperto e tanta allegria. I bambini che hanno voluto cimentarsi con lui lo guardavano un po’ con adorazione, per quella “strana” gamba che tuttavia gli consente di correre velocissimo.
Ha conosciuto il mondo parolimpico per caso, conquistato da Massimiliano Manfredi (anche lui presente all’evento) in un raduno di amputati, ha provato le protesi e diversi sport per poi iniziare il suo percorso sportivo.
Anche Irbin ci ha lasciato un messaggio di positività per i giovani, disabili o meno.
“Vi suggerisco di imparare a conoscersi, conoscere se stessi, le proprie potenzialità e capacità, a capire cosa si vuole realmente. E’ difficile, bisogna lavorarci. Potrei aprire tante parentesi, ma consiglio di fare quello che realmente volete fare, senza porvi nessun limite. I limiti non sono fisici, sono solo mentali e sono quelli che impediscono di fare qualcosa, e siamo noi stessi a metterceli. Non arrendetevi, raggiungete quello che desiderate”.
Abbiamo conosciuto anche altri grandi atleti, Moreno Marchetti, un gigante che ha coinvolto tutti con la sua risata e la battuta pronta, militare dell’Esercito Italiano. Ha raccontato a mio figlio (che ha voluto provare le varie discipline e si è divertito molto tra l’altro, n.d.r.) che, reduce da ben sette missioni all’estero, ha perso le gambe in un incidente stradale non lontano da casa. Vederlo giocare a sitting-volley è stato uno spettacolo. “Ci vuole tanta forza per affrontare la nuova realtà, la vita prende un nuovo percorso e ci vuole tanta volontà per rimettersi in gioco. Si può e suggerisco a tutti di farlo, è la dimostrazione che non esistono limiti”.
Erano presenti tante altre discipline adattabili ai disabili e in cui si sono cimentati i normodotati, handbikes, tiro con l’arco, badminton, scherma, tennis tavolo, bocce e persino il classico e amatissimo calcio balilla.
E’ stata una bellissima ed apprezzatissima esperienza per tutti. Direi che sia stato quasi terapeutico per molti e da ripetere certamente, magari con più costanza e frequenza.
Questo è l’augurio che rivolgo agli organizzatori, agi atleti ed ai tecnici ma anche ai politici, che diano più spazio a queste iniziative e si approccino in maniera più diretta a chi vive una vita “diversa”. Solo in apparenza, mi sento di dire, sicuramente molto gratificante e piena.

Irbin Vicco corre coi bambini

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

  1. Grazie Benny per avermi reso partecipe a questo bellissimo evento ❤
    É stata un esperienza unica che mi ha arricchito tanto e mi ha permesso di conoscere tante persone meravigliose ❤ ” I LIMITI SONO SOLO NELLA NOSTRA MENTE ” ❤

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *