ANCHE EMMANUEL MACRON HA STUDIATO GRAMSCI: SONO LE “SOVRASTRUTTURE”, GLI APPARATI IDEOLOGICI, POLITICI, CULTURALI, IDEALI, MORALI CHE ASSICURANO L’EGEMONIA NELLA VITA DELLA SOCIETÀ


di Paolo Pulina

Il sito on line “Atlantico”, di orientamento liberale di destra, ha pubblicato nel dicembre 2016 un articolo che non la mandava certo a dire:  

http://www.atlantico.fr/decryptage/macron-gramsciste-ni-droite-ni-gauche-qui-voulait-gagner-bataille-culturelle-mais-qui-manquait-essentiel-idees-eric-verhaeghe-2890872.html

Ecco la traduzione del titolo: «Emmanuel Macron, il Gramscista né di destra né di sinistra che voleva vincere la battaglia culturale ma al quale mancava l’essenziale: delle idee». E la spiegazione: «In una intervista concessa  a “Le Point” a proposito  del suo libro Révolution, Emmanuel Macron ha dichiarato: “Ho voluto scrivere  un libro che non si  limita a una analisi politica di circostanza […], la nostra battaglia oggi  è più vasta. Essa è culturale ed è anche  una battaglia di ‘civilizzazione’”. Se Emmanuel Macron assume così la dimensione gramscista del suo progetto, può però vincere la battaglia delle idee? Ha veramente delle  idee che sono specificamente sue?».

Dai risultati del primo turno delle elezioni presidenziali in Francia non si direbbe che Macron, guadagnando, con il 23,75% dei voti,  il primo posto in vista  del  ballottaggio con Marine Le Pen, sia apparso così sprovvisto di “idee” come pontificava il sito “Atlantico”.

Seguo sempre con attenzione le ripercussioni nel dibattito politico francese delle parole-chiave della teorizzazione gramsciana dato che mi sono laureato nell’Università Statale di Milano con una tesi su “La ricezione del pensiero e dell’opera di Antonio Gramsci in Francia”. Relatore della tesi fu il prof. Franco Fergnani, docente di Filosofia morale, uno dei pochi professori che agli inizi degli anni Settanta, nell’Università milanese,  si occupavano  di Gramsci “filosofo” e “teorico della politica” sull’onda degli studi che in materia erano stati pubblicati in Francia.

In un articolo pubblicato il 14 gennaio 2012 su questo sito, segnalando un libro postumo (edito nel 2011) di Fergnani dal titolo La filosofia della prassi nei “Quaderni del carcere” di Gramsci. Lezioni del corso tenuto  nell’anno accademico 1975-1976.

http://tottusinpari.blog.tiscali.it/2012/01/14/su-antonio-gramsci-22-gennaio-1891-27-aprile-1937-un-libro-postumo-di-franco-fergnani-milano-1927-2009/

ho accennato alla diffusione della opere di Gramsci in Francia e dei concetti fondamentali della sua elaborazione politica: in particolare per quanto riguarda l’analisi del ruolo svolto dalle “sovrastrutture”, cioè dagli apparati ideologici, politici, culturali, ideali, morali che possono assicurare l’egemonia  nella vita della società e che sono altrettanto importanti rispetto alla “struttura” economica di base.

In un altro articolo sempre per questo sito, uscito il 27 luglio 2012,

http://tottusinpari.blog.tiscali.it/2012/07/27/tra-le-migliaia-di-recenti-pagine-su-gramsci-scegliamo-il-libro-di-luca-paulesu-nino-mi-chiamo-e-un-articolo-di-razmig-keucheyan-gramsci-un-pensiero-divenuto-mondo/

ho aggiornato le informazioni su queste tematiche.

L’influenza del pensiero di Gramsci è stata tanto  forte in Francia che addirittura  il filosofo Alain de Benoist  ha elaborato  una concezione definita “gramscismo di destra”, appropriandosi evidentemente – in una contestualizzazione  un po’ “allotria” (cioè del tutto estranea alle originarie intenzioni gramsciane) – delle categorie interpretative di Gramsci  riguardo alla necessità  di vincere  la battaglia per l’egemonia culturale nella società per un movimento/partito che aspira a conquistare la direzione politica.

Lo stesso Nicolas Sarkozy, in occasione del primo turno delle elezioni  presidenziali francesi del  2007  (da lui poi vinte al ballottaggio nel confronto con la candidata socialista Ségolène Royal), ebbe a dichiarare: «In fondo, io ho fatto mia l’analisi di Gramsci: il potere si conquista con le idee. È la prima volta che un uomo di destra intraprende questa battaglia».

Macron ha più volte evocato il celebre concetto  gramsciano  “pessimismo della ragione, ottimismo della volontà”. Come ha scritto Claudio Magris, «questa famosa, grande espressione non è di Gramsci, come tutti ripetiamo, bensì di Romain Rolland ed è stato Gramsci stesso a precisarlo. Ma ormai è entrata nel mondo come frase di Gramsci e tutti ripetono l’attribuzione, anche chi sa – grazie a Gramsci – che è di Rolland…».

Il 27 aprile 2017 cade l’ottantesimo anniversario della morte di  Gramsci (Roma, 27 aprile 1937). Leggere le sue opere, come dimostrano di aver fatto molti francesi importanti (compreso Mitterrand, Sarkozy, Macron: la successione dei nomi vorrebbe essere beneaugurante per Macron…), dovrebbe essere il primo dovere morale di coloro che si dichiarano legittimamente orgogliosi di essere conterranei del grande intellettuale sardo conosciuto in tutto il mondo.

Personalmente vorrei ricordare in questa occasione lo studioso francese  André Tosel (Nizza, 1941 – 14 marzo 2017),  venuto a mancare poco più di un mese fa, al quale si devono due  fondamentali testi che hanno favorito la penetrazione in Francia delle idee gramsciane: Antonio Gramsci, Textes, choix et présentation, Paris, Éditions Sociales, 1983; Modernité de Gramsci? Actes du colloque franco-italien de Besançon, 1990, Annales Littéraires, Paris, 1993.

Anche il suo ultimo libro è dedicato a Gramsci: Étudier Gramsci. Pour une critique continue de la révolution passive capitaliste, Paris, Kimé, 2016.

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