di Paolo Pulina
Le righe con le quali Massimiliano Perlato ha sintetizzato i progetti culturali della FASI (Federazione Associazioni Sarde in Italia) per l’anno 2017 da me enunciati nel corso del recente Consiglio Direttivo Nazionale della federazione svoltosi a Milano il 26 marzo 2017 (si veda:
http://tottusinpari.blog.tiscali.it/2017/03/29/il-consiglio-direttivo-nazionale-della-federazione-delle-associazioni-sarde-in-italia-a-milano-la-pubblicazione-degli-atti-del-vi-congresso-f-a-s-i/?doing_wp_cron#more-50263) hanno suscitato da Berlino – mi piace dirlo con un ossimoro – la gentile reprimenda di Alexandra Porcu secondo la quale questo programma è «all’antica»: «Con tutte le eccellenze artistiche della nostra terra che addirittura vivono ancora, si poteva fare veramente una cosa molto più moderna, giovanile e attrattiva per le nuove generazioni» e non puntare su Grazia Deledda, Antonio Gramsci, Giuseppe Dessì, personaggi “vecchi” sui quali si è già focalizzata abbondantemente l’attenzione dei circoli sardi nel mondo.
Precisato che (come è comunque facile intuire) io ho esposto in Consiglio Direttivo Nazionale linee programmatiche concordate a livello di Comitato Esecutivo della FASI, intervengo qui a titolo personale perché voglio raccontare qualche esperienza da me vissuta in cinquanta anni di impegno nell’ambito dell’organizzazione culturale riferita a diversi campi, da quello lavorativo-professionale a quello degli interessi “coltivati” nel tempo libero.
Anche chi come me si avvia verso i settanta, è stato, prima che trentenne, ventenne ed essendo stato nel 1968 simpatizzante del Movimento Studentesco dell’Università Statale di Milano non condanna certo il naturale “antagonismo” dei giovani nei confronti dell’eredità dei “padri” (latamente intesi).
Già in quell’anno leggevo in traduzione italiana le opere di filosofi tedeschi della Scuola di Francoforte come Herbert Marcuse (“L’uomo a una dimensione”: giovani, fate vale il principio di piacere contro il principio di realtà) ecome Max Horkheimere Theodor Ludwig Wiesengrund-Adorno(contro l’industria culturale, la cultura di massa, la musica “gastronomica”, ecc. ecc.).
Contemporaneamente a Milano, andato con un amico sassarese a bussare alla porta, in uno storico palazzo del centro, di quello che l’insegna indicava come un centro finanziato dalla Regione Sardegna, fui accolto da un signore di pelle nera in divisa di cameriere-barista e alla nostra richiesta di parlare con un responsabile chiamò un giovane che a domanda rispose di essere figlio di una sarda e di essere stato solo una volta in Sardegna. Io e il mio amico demmo un’occhiata in giro, vedemmo solo – oltre al bancone del bar – diversi separé dai quali, imbarazzati, distogliemmo rapidamente lo sguardo riguadagnando velocemente l’uscita.
Il principio di piacere (anche in senso letterale) lo lasciammo perdere non solo perché in tasca avevamo pochi quattrini ma anche perché nella camera del pensionato universitario non avevamo solo i testi dei citati filosofi tedeschi ma anche le storiche edizioni Einaudi (con copertina grigia) delle lettere e delle opere di Gramsci comprate a poco prezzo su una delle tante bancarelle di libri usati, che ci rimandavano per “consanguineità” a una diversa idea del rapporto che un emigrato sardo era “obbligato” moralmente a tenere nei confronti dell’isola natia, figuriamoci poi riguardo all’utilizzo di fondi pubblici provenienti dall’Istituzione Regione Autonoma della Sardegna.
Con l’età il principio di realtà si impone geneticamente (e se ne accorgeranno i ventenni-trentenni che oggi legittimamente fanno le loro rimostranze contro gli “anziani”, contro i “vecchi”).
Minima moralità (per dirla con Adorno): nonostante la passione giovanile (che non intendo rinnegare) per le tesi dei filosofi tedeschi, è stato grazie agli scritti dell’emigrato sardo Antonio Gramsci che ho mantenuto un rapporto non superficiale né episodico nei confronti della storia, della cultura, della lingua della mia isola (per non parlare della ferma determinazione a realizzare circoli culturali ben diversamente orientati rispetto a quello “sedicente” di cui ho detto).
Benèfici effetti nel consolidare questo rapporto hanno avuto per me ovviamente anche le opere degli scrittori Grazia Deledda e Giuseppe Dessì.
Ora, di tutti questi sardi illustri io mi permetto di parlare dopo aver letto tutte le opere di ciascuno anche in relazione a lavori come la lontana tesi (laurea sulla diffusione delle operedi Gramsci in Francia), ai corsi di divulgazione culturale tenuti per l’Università della Terza Età di Pavia (le opere più significative di Grazia Deledda; rassegna dei film tratti dai romanzi di Grazia Deledda) ai convegni su Giuseppe Dessì (con pubblicazione di un volumetto con gli atti di un convegno a Pavia e resoconto degli altri incontri su questo autore organizzati dai circoli FASI).
In tutta la mia attività di divulgatore culturale io ho sempre sottolineato il fatto che chi mi segue, sardo o non sardo, si deve mettere a leggere le opere degli autori che io illustro. Questo è il risultato che vuole raggiungere il sottoscritto e in questi progetti la FASI: far leggere le opere di Deledda, di Gramsci, di Dessì non solo in italiano ma anche nelle lingue in cui esse sono tradotte, lingue ben conosciute dagli emigrati sardi all’estero. È un progetto «all’antica» che una federazione estera o un
circolo di sardi all’estero raduni gli studiosi e i traduttori delle opere di Deledda o di Gramsci nella lingua di quel determinato Paese? Non solo non è una iniziativa all’ antica ma è un ottimo esempio per far capire che nell’ambito della vita sociale anche i più giovani devono prendere atto che il principio di realtà vuol dire fare i conti con la forma ISTITUZIONE. E mi spiego.
Massimiliano Perlato nel suo resoconto ha scritto: «Nel 2017 si focalizzerà l’interesse a livello internazionale, anche per il pronunciamento unanime in merito da parte della Consulta nella citata recente riunione, su due personalità culturali della Sardegna conosciute in tutto il mondo: Grazia Deledda (90° della consegna del premio Nobel per la Letteratura riferito all’anno 1926) e Antonio Gramsci (80° della morte)». Un organismo come la Consulta per l’Emigrazione della Regione Sardegna approva all’unanimità (quindi anche con il voto favorevole del rappresentante della federazione tedesca) la richiesta che «a partire dal 2017 ci sia un incremento delle risorse a favore delle politiche per l’emigrazione finalizzate alla realizzazione di un progetto culturale straordinario che ricordi attraverso i circoli due grandi figure di sardi: Deledda e Gramsci». E la FASI che fa? Dopo questa impegnativa dichiarazione di intenti con richiesta di fondi dirige i riflettori verso altre personalità sarde? Dal marzo 2013 a metà ottobre 2016, come ho riferito al sesto Congresso della FASI, io ho inserito nel calendario Eventi della FASI ben 1235 iniziative culturali promosse dai circoli FASI! Chi vuole si faccia un prospetto degli autori sardi, attivi in ogni campo artistico, che sono stati valorizzati per decisione autonoma dei circoli e poi mi/ci dica chi è stato trascurato «tra tutte le eccellenze artistiche della nostra terra che addirittura vivono ancora»!
I partecipanti al Consiglio Direttivo Nazionale possono testimoniare che io più che di PROGETTI ho parlato di ORIENTAMENTI perché non è detto che poi la Regione finanzi effettivamente le operazioni a livello internazionale su Deledda e Gramsci e perché non è scontato che i dieci (uno riguarda proprio Berlino, gli altri nove riguardano l’Italia) progetti regionali 2016 ammessi a finanziamento ma fatti slittare al 2017 ricevano anch’essi in toto o in parte adeguato finanziamento.
Ecco il link di collegamento al sito di SardegnaMigranti che li elenca:
http://www.sardegnamigranti.it/documenti/25_410_20161205132956.pdf
Ebbene, la FASI non deve prendere in considerazione il fatto che ben nove progetti regionali 2016 teoricamente possono essere finanziati nel 2017? La FASI non deve quantomeno preannunciare la propria disponibilità a collaborare con i circoli che li hanno proposti per il migliore successo realizzativo, se poi in effetti arrivano i relativi finanziamenti? Ma chi decide per questo … piccolo dettaglio. Eh, sì: il principio di realtà: l’ISTITUZIONE REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA!
In ogni caso, ad Alexandra Porcu nessuno vieta di proporre le iniziative che ha in mente. Vecchi e giovani dei circoli della FASI e del Comitato Esecutivo della FASI sono ricettivi rispetto alle proposte costruttive.
Sono favorevole alla promozione nei nostri Circoli di momenti culturali , soprattutto della nostra terra e gente di Sardegna , vecchi e nuovi che siano . Sono favorevole ai servizi di solidarietà e assistenza che ancora oggi ce ne bisogno . Ben venga la promozione della nostra Isola a tutti i livelli ma sono contraria che prevalga , per forzature anche da parte dell’ amministrazione regionale, il business all’ interno dei Circoli e Federazioni.
Ma vi prego, non esageriamo con il business culturale degli anniversari e dei centenari !?