I VIAGGI A TRENT’ANNI: GLI ACCIACCHI, LE SCARPE, IL MALTEMPO, LE RISPOSTE NEGLI ITINERARI DI DANIELA MELIS

 

Daniela Melis nelle foto di Silvia Todde


 
di Daniela Melis

30  anni: viaggi e acciacchi

I viaggi a 30 anni sono quelli degli acciacchi. Parti che hai un accenno di otite e temi ti amputeranno l’orecchio; il primo giorno ti svegli col mal di gola e allora vai di tachipirina e froben gola, mentre rimpiangi l’oki che hai lasciato a casa; ti colpisce subito il mal di schiena, perché ormai lavori al chiuso e non sei più abituato a camminare; per concludere, dolori vari e indefiniti e timori tipo che sei stato troppo all’aperto, chissà che malattia terminale ti fulminerà, nemmeno fossi un tisico dell’East Midlands (cit.). Ma bastano due giorni e miracolosamente tutto passa. Tutto passa perché hai finalmente abbandonato la tua vita di merda, fatta di lavoro, stress, piccole cattiverie quotidiane, negatività e incompetenza altrui. Così gli ultimi giorni ti ritrovi a dormire due ore e a svegliarti carico e arzillo come non mai, pronto a curiosare, vedere e catturare il più possibile. Più che un trentenne, infatti, sembri un bambino. 

30 anni: viaggi e scarpe

A 30 anni modifichi anche l’attrezzatura per il viaggio. Siccome in teoria lavori, parti con le scarpe fighe, anche dette “scarpe moderne” (cit.), comprate per l’occasione. Tutto bene fino all’atterraggio a Ciampino. Qui poi, dato che vivi in un’isola dove la continuità territoriale esiste eccome, hai sette ore di attesa prima del volo successivo che ti porterà in terra magiara. Allora vai a Roma, molli i bagagli a Termini, mangi un panino con la porchetta alle h. 9 e cammini fino al Vittoriano. Tuttavia a 30 anni, oltre che vecchio, stanco e malaticcio, sei pure viziato. Quindi decidi che le scarpe nuove, ripeto, comprate per l’occasione, sono scomode: ti fanno male i piedi, ti stanno lentamente nascendo una vescica alla pianta e una piaga al tallone. Tant’è che il negozio Bata all’orizzonte ti appare come un’oasi nel deserto: senza pensarci entri e compri le scarpe da ginnastica, quelle che hai sempre odiato, perché non le trovi abbastanza fashion, ma che ti salveranno la vacanza, i piedi e pure le lamentele. Ed ecco come a 30 anni scopri che il segreto per un buon viaggio sono le scarpe.

30 anni: viaggi e maltempo

Sfidando la mala sorte, poi, parti con k-way, ombrello e scarpe moderne anti-inondazione (cit.). E proprio perché li hai portati, la mala sorte decide di farteli usare tutti. Perché quando viaggi a 30 anni, più pensi di essere semplicemente organizzato, più ti attiri la sfiga. Infatti, ti ritrovi lungo il Danubio a fronteggiare un vento gelido ad almeno 60 nodi che sembra quasi “l’avanzata di Umberto Nobile al Polo Nord” (cit.); sei costretto a sorbirti due secoli di storia ungherese per sfuggire al freddo, per scoprire in seguito che il museo è più freddo dell’esterno; e poi due vagonate di pioggia, che non fanno mai male. Per fortuna, però, a Vienna c’è l’Albertina, dove puoi passare ore tra Monet, Picasso e i puntini di Signac; e a Budapest le terme, dove le opere d’arte sono i boni in costumino.

30 anni: la disperata ricerca di risposte

Quando viaggi a 20 anni, oltre che soddisfare una certa curiosità, vai cercando la tua via. E poi viaggi a 30 e ti ritrovi ancora nella stessa situazione. Perché a 30 anni più che mai viaggiamo sperando di incontrare qualcuno o di trovare, finalmente, la chiave che dia una maledetta svolta alla nostra esistenza. Confermiamo che “la vacanza è la nostra vita, tutto il resto è noia” (cit.), perché è durante i viaggi che ci sentiamo vivi come non lo siamo nel momento in cui il lavoro ci annulla come persone; che siamo liberi da qualsiasi pensiero, semplici anime che godono dello splendore del mondo. Natura, arte, enogastronomia, diversità umana ci colpiscono e ci attraversano, lasciandoci un segno.

In realtà, non troverai mai quell’individuo e nemmeno quella chiave che, schiacciando l’interruttore, cambiano tutto, ma è come se ti risvegliassi dalla quotidianità e capissi esattamente di cosa ha bisogno la tua vita per essere più luminosa e rispettosa della persona che sei.

P.S.: tutte le citazioni sono tratte dai diari di viaggio di Daniela Melis e Paolo Sirigu, in particolare da: “Creta, Atene e, perché no, Milano” di settembre-ottobre 2015 e da “Vienna-Budapest (solo andata, please)” di ottobre 2016.

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