UNA VITA DI SUCCESSO DEDICATA ALL’ENOLOGIA DA TRE GENERAZIONI: IL VINO DI FERRUCCIO DEIANA A SETTIMO SAN PIETRO


di Federica Landis

“Il vino fa buon sangue” recita un detto. E se il sangue è quello della famiglia Deiana di Settimo San Pietro, è buono e non mente proprio.

Per Ferruccio Deiana, classe ’45, il vino è un affare di famiglia. Il padre, noto come Tziu Dariu Ajana, italianizzato nel periodo fascista in Deiana, aveva dei terreni nella località di Su Leunaxi, allevava bestiame, produceva vino e lo vendeva. <<Aveva una licenza di vendita che risaliva al ’47 – racconta Ferruccio – mia madre, invece, già prima della guerra vendeva vino sfuso a Monserrato>>. Ferruccio cresce dunque fra il commercio e la produzione di vino. Il risultato non poteva che essere quello che poi è stato. <<Sono diventato enologo, studiando alla Scuola Enologica di Conegliano e ho iniziato a lavorare come agente di commercio di vino (Bulk Wine Broker) e attrezzature e prodotti per l’enologia, e come consulente enologico>>.

Si apre per lui una carriera fra Italia, Germania, Francia e Grecia. Gli anni ’90 segnano poi la svolta e inizia a realizzarsi il sogno di una vita. Dal 1991 porta avanti dei vigneti sperimentali (15-20 ettari di terreno poi ampliati), nel ’95 nasce la cantina che produce vino sfuso e dal 2002 inizia con l’imbottigliamento. Le vendite crescono parallelamente all’aumento della qualità del vino, testimoniata dall’arrivo dei primi riconoscimenti enologici. Nel 2005, poi, arriva un premio alla carriera per Ferruccio: al Vinitaly riceve la Gran Medaglia Cangrande, consegnata a chi ha “recato un determinante contributo allo sviluppo della viticoltura e alla valorizzazione dell’enologia italiana”. Il 6 giugno 2015, invece, viene nominato Cavaliere ad honorem della Vite e del Vino dalla Confraternita della Vite e del Vino del Veneto Orientale e del Friuli Venezia Giulia. E si arriva al presente.

Un casolare circondato dai vigneti custodisce la sua cantina, con i grandi serbatoi di acciaio inox dove, in attesa di essere imbottigliati, riposano i vini. Uno spazio interrato ospita, invece, le tradizionali barriques in legno che conservano una selezione di vini aumentandone i profumi floreali. Nella campagna di Settimo, in 110 ettari (80-90 in produzione), divisi fra le tenute di Sibiola e quelle di su Leunaxi, si estende il vigneto dove crescono i vitigni tipici sardi tra cui Vermentino, Cannonau, Monica, Carignano, Bovale, Barbera Sarda, Malvasia, Moscato e Nasco. Da queste qualità di uva nascono le sue più famose creazioni, da Ajana, Pluminus e Oirad, che collezionano ogni anno numerosi premi, a Donnikalia, Arvali, Karel e Sileno anch’essi molto apprezzati dagli intenditori. Una scuderia di vini pregiati e di nomi altrettanto ricercati, frutto della sapiente ricerca storico-filologica di Maria Grazia Perra, moglie di Ferruccio, che oltre ad essere un’appassionata di storia e tradizioni locali, amministra sapientemente l’azienda.

Con i suoi vini di gamma medio – alta, Ferruccio Deiana colleziona ogni anno diversi premi che posizionano in modo coerente la sua produzione su livelli di eccellenza. Ma non ci sono soltanto i vini fra le sue più grandi soddisfazioni. In testa nel suo palmares c’è il figlio Dario, 26 anni, enologo da poco tempo, da sempre frequentatore delle vigne e della cantina del padre. Laureato nel 2014 in Viticoltura ed Enologia, è il più giovane iscritto all’Assoenologi – l’Associazione Enologi ed Enotecnici italiani – in Sardegna. E, a sentire i suoi racconti, si intuisce la grande passione e devozione che ha maturato per questo lavoro. <<Quando ero piccolo d’estate anziché andare al mare, stavo in azienda – racconta – con mio padre avevamo una tradizione da rispettare: il primo giorno di vendemmia, che si svolge sempre intorno alle 3 del mattino, io dovevo essere presente>>. Adesso che anche lui fa ufficialmente parte della squadra e si divide i compiti con il padre. <<Io e mio padre siamo complementari. Lui è un enologo vecchia scuola, ha un’esperienza di 50 anni e io ho l’entusiasmo di un giovane. Seguo la sua impronta perché è lui che mi ha insegnato tutto. La mia idea di buon vino ce l’ho perché è lui che me l’ha trasmessa>>.

Oggi nella cantina Ferruccio Deiana lavorano 15 persone e si producono ogni anno 350 mila bottiglie di vino. Il 70% del fatturato è dato dalle esportazioni all’estero. Il restante 30% si divide equamente fra Italia e Sardegna. In Italia, il consumo cambia soprattutto in base all’economia della zona. All’estero l’esportazione avviene in 19 paesi. La Germania è il primo consumatore ed è un caso emblematico del successo di Ferruccio Deiana nel mondo. Un nuovo consumatore è la Bulgaria ma è nel continente americano che questa cantina è molto apprezzata. Al Canada e a diversi stati negli USA, che si configura come il più grande mercato del vino del mondo, segue timido il Brasile. In Asia è presente in Giappone e in Cina, dove il mercato del vino è in espansione e dove nel novembre scorso ai DAWA – un concorso vinicolo internazionale tenutosi a Shangai – il vermentino Arvali 2015 ha ottenuto la medaglia di platino ed è stato premiato come miglior vino bianco del sud Italia.

Tutte le attività necessarie al buon andamento della vigna e ad una produzione di vino di qualità controllata vengono svolte dagli stessi dipendenti dell’azienda. <<Preferiamo avere il controllo di tutto il processo produttivo – spiega Dario -. Dalla scelta delle barbatelle alle accurate analisi di laboratorio, realizzate tutte in cantina. La nostra è un’azienda familiare, che si è poi espansa, dove ognuno contribuisce con ciò che sa fare e il vino che facciamo è qualcosa di nostro, che riguarda tutti noi>>.

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