SILENZIO, FACCIAMO PARLARE LO STUPORE: VILLASOR UN LUOGO DA APPREZZARE CON GLI OCCHI

di Elisabeth Ledda

Un buon viaggiatore è colui che sa tacere, ascoltare e comprendere. I luoghi parlano, raccontano di sé a chi li attraversa, ma per poter afferrare la loro voce bisogna saper osservare in silenzio, lasciarsi incantare da ciò che lo sguardo cattura. E togliere dalla propria valigia qualsiasi preconcetto, affinché lo stupore per il nuovo ci possa meravigliare. Villasor è un importante nucleo agricolo e industriale, sorto nella zona centrale della piana campidanese, ad una trentina di chilometri da Cagliari a cui è ben collegato anche attraverso la linea ferroviaria statale. Il suo territorio, totalmente pianeggiante, è caratterizzato da terreni molto fertili e dalla presenza di risorse idriche che hanno consentito lo sviluppo dell’attività agricola, ben visibile nelle vaste aree coltivate a carciofi, grano, ortaggi. Un paese che all’apparenza presenta una fisionomia simile a quella degli abitati circostanti, tutti dediti al lavoro nei campi, ma che in realtà conserva un ricco patrimonio storico e architettonico a cui deve la sua unicità. Scorgi suggestivi e inaspettati sorprendono chi attraversa Villasor per la prima volta. Antiche chiese, edifici di pregio ed il castello Siviller, fiore all’occhiello conservato nel centro storico.

Il territorio del Comune è stato abitato fin dall’epoca prenuragica e nuragica, come testimoniato dalla presenza dei ruderi del complesso Bruncu ‘e Su Laccu e de Su Sonadori, rinvenuto nei pressi delle sorgenti di Acquacotta. L’impero romano sfruttò invece le ampie aree coltivabili con la cerealicoltura, tanto che lo stesso termine “sorres”, insito nel toponimo, sembrerebbe derivare dalla parola latina che indica il granaio. Durante l’epoca giudicale Villasor, compreso nel Giudicato di Cagliari, faceva capo alla Curatoria di parte Ippis ed era costituito da sette villaggi che, a causa di pestilenze, carestie e scontri armati, non sopravvissero oltre il XIV secolo. L’attuale abitato è sorto nel 1414, sulle rovine dell’ormai quasi spopolato centro di Sorres, quando l’arcivescovo di Cagliari Pietro Spinola concesse la zona in feudo al catalano Giovanni Sinelleris, o Sivilleri. Scopo della donazione era quello di ripopolare l’area, soggetta a scontri continui tra Aragona e Arborea, costruendo sulle rovine della vecchia chiesa parrocchiale una fortezza per la difesa dalle diverse incursioni. Da quel momento il villaggio di Sorres divenne un punto di attrazione per gli abitanti degli altri villaggi della zona, tanto da ingrandirsi progressivamente e divenire il capoluogo della Curatoria. Nel settembre 1537 divenne Contea, e passò successivamente sotto il dominio della famiglia Alagon, una delle più importanti e illustri della Sardegna, che mantenne il marchesato di Villasor fino all’abolizione del feudo nel 1839.

Il paese conserva ancora numerose case tradizionali costruite con i tipici mattoni in terra cruda (làdiri) e abbellite dal porticato interno (lolla) che si affaccia sulla corte a cui si accede dal portale in pietra. Un vero patrimonio architettonico per il paese di Villasor, che appartiene al circuito dell’Associazione Nazionale “Città della Terra cruda”. Casa Podda e Casa Medda, dimore agricole risalenti agli anni 1920-25, rientrano nel Polo dei servizi turistico culturali del Comune. La parrocchiale di San Biagio sorge nella zona centrale dell’abitato, nella piazza Matteotti. Fu fatta edificare dagli Alagon nel secolo XV in stile tardo gotico-aragonese, e venne sottoposta nei secoli successivi a diversi restauri. Dell’impianto primitivo conserva due cappelle e, all’esterno, un portale e l’imponente torre campanaria. A poca distanza dalla chiesa sorge la Casa Forte, meglio nota come Castello Siviller, raro esempio di architettura civile e militare in Sardegna. L’edificio fu fatto costruire nel 1415 dall’allora signore di Villasor, per difendere il territorio di parte Ippis dalle continue scorrerie nemiche. Il castello rappresenta il simbolo della rinascita del paese e della sua affermazione sul territorio come luogo di importanza politica ed economica. L’aspetto dell’edificio risente dello stile proprio dei castelli medievali, ma le diverse modifiche subite nel corso dei secoli lo hanno trasformato sempre più in una residenza, a discapito del suo utilizzo come fortificazione. La struttura, cinta da una cortina merlata, presenta una pianta a forma di U, anche se originariamente vi era un’altra area addossata alle spalle del cortile interno. Sulla facciata si aprono un grande portale e al primo piano alcune eleganti finestre con cornici finemente lavorate in stile gotico-catalano. Dopo l’abolizione del feudalesimo, il castello ha mutato diverse volte il suo utilizzo: prima come caserma, poi prigione, sede scolastica e infine rimessa agricola. Nel 1991 il Comune di Villasor ha acquistato la fortezza trasformandola in un centro socio-culturale.

Attualmente le sale del piano terra ospitano la biblioteca comunale e quelle superiori dovrebbero fungere da spazio espositivo per mostre. Nell’abitato sorgono anche la chiesa di Sant’Antioco ed il convento dei frati Cappuccini a cui apparteneva. La fondazione del convento fu deliberata dall’assemblea dell’Ordine nel 1612, e non si sa con certezza se la chiesa di Sant’Antioco sia stata costruita in contemporanea, oppure se si tratti della ristrutturazione di una costruzione già esistente, edificata nel ‘600. Il convento consisteva di un edificio quadrilatero. Un muro era condiviso con la chiesa e le sue pertinenze, in un secondo lato vi era il refettorio e gli ambienti quali cucina e dispensa e in un terzo gli ambienti d’uso comune. Nel 1866, con la soppressione degli ordini religiosi, i loro beni passarono allo Stato e nei locali dell’ex convento furono trasferiti il municipio, che vi rimase fino al 1934, e le scuole che vi restarono fino agli anni Sessanta. Infine Villasor conserva anche una chiesetta dedicata a Santa Vitalia, costruita nel 1876 grazie al finanziamento di due ricche famiglie del paese. L’edificio però venne chiuso al culto nel1888 acausa delle discordie sopraggiunte tra gli eredi dei fondatori. Nel 1893, un altro ricco possidente del luogo donò un pezzo di terreno per la costruzione del nuovo edificio sacro, realizzato nel 1894. La chiesa ha la facciata rivolta quasi verso il paese e nel costruirla è stato preso a esempio lo stile della parrocchiale. Nel 1930 fu costruito il loggiato laterale sinistro.

Le attività di base dell’economia di Villasor sono in particolare l’orticoltura (carciofi, barbabietola) la frutticoltura, la viticoltura e la cerealicoltura. La produzione agricola ha favorito la nascita di forme di cooperazione per la commercializzazione dei prodotti, in particolare per il carciofo, anche se la fase produttiva è rimasta a conduzione individuale. Villasor, in cui paesaggi e ambiente si completano con i saperi e con le tradizioni, è un luogo da apprezzare con gli occhi, lasciandosi guidare in un percorso ricco di emergenze storiche ed architettoniche, ma anche con l’animo di chi ha a cuore la bellezza di un paese che ha ancora tanto da offrire ai suoi visitatori.

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