L’OMICIDIO DI GIANLUCA MONNI E LA SCOMPARSA DI STEFANO MASALA: A CHE PUNTO SIAMO?

Stefano Masala e nel riquadro, Gianluca Monni


di Maria Vittoria Dettoto

Alle 7 del mattino dell’8 maggio 2015, il 19enne Gianluca Monni è stato ucciso nella fermata dell’autobus della sua città natale, Orune. Mi recai a qualche giorno di distanza sul luogo dell’omicidio con l’intenzione di scrivere un articolo sull’accaduto. Mentre da Nuoro mi recavo nel paese,ascolto i commenti di alcuni orunesi che parlavano del fatto che erano stufi di vedere il loro paese invaso da giornalisti di tutte le testate che si recavano sul posto attirati come api dal miele, a cercare di carpire ogni minimo dettaglio sulla vicenda.
“I giornalisti ci hanno rotto i coglioni”, questo è stato il commento più gentile.. Arrivo ad Orune. Mentre faccio le foto sul luogo dell’omicidio, si accosta una macchina. Dentro due donne. Mi ripetono le stesse cose che avevo sentito sino a 10 minuti prima dai loro compaesani. Non era proprio il momento giusto per lucrare sulla vicenda. Resto ad Orune forse mezz’ora. Faccio alcune domande..ma la gente non ha voglia di parlare. Fuori del locale nel quale bevevo il mio caffè, si accosta una macchina. Mi offrono un passaggio per Nuoro. Lo accetto. Lungo la strada parliamo della vicenda che ha sconvolto non solo Orune, ma anche l’altro paese coinvolto nella vicenda, Nule, e la Sardegna intera. I protagonisti coinvolti, giovanissimi.
Il movente: banale. Le famiglie del defunto, dei sospettati dell’omicidio e del sospetto scomparso, il nulese Stefano Masala, non si danno pace. Vogliono risposte.  Certezze.  Ci salutiamo. Decido allora,per rispetto, di non scrivere nulla. Nel frattempo gli investigatori indagano. Le forze dell’ordine passano al setaccio ogni singolo indizio. Da allora passano quasi 6 mesi. In questo periodo torno ad Orune diverse volte.  Sempre sola, come sono andata sino all’omicidio.  Cosa devo temere? Non ho nulla da temere.  E come me non hanno nulla da temere nessuno dei turisti che si reca in questo splendido piccolo paese nel cuore della Barbagia, nel quale ho trovato tanti amici coi quali ho mangiato, riso, bevuto. Che mi hanno sempre rispettato come donna e come professionista.  Ieri torno ad Orune.  Decido di girare un video che posterò poi sul mio profilo Facebook, nel quale chiedo giustizia.  Per Gianluca Monni e Stefano Masala. Perché di fronte a tante congetture, sospetti, indizi, le uniche due certezze ad oggi sono la morte di Monni e la scomparsa del Masala, che tutti sanno essere affetto da disturbi mentali tali da non avergli potuto permettere di compiere quell’insano gesto. Mi domando nel video dove siano finiti i giornalisti in questi mesi. Perché della vicenda non parla ormai quasi più nessuno se non in occasione delle fiaccolate per tenere alta l’attenzione sulla scomparsa di Masala. Gli orunesi.  I nulesi. I sardi tutti meritano di conoscere la verità su quanto è accaduto. Monni non meritava di morire. Nessuno lo merita. Tantomeno in quel modo. Tantomeno a 19 anni. Confido nel lavoro delle forze dell’ordine. E nel frattempo invito tutti a visitare Orune. Visitare Nule. Non solo in occasione delle cortes apertas. Andateci tutto l’anno. Conoscetene le tradizioni.  La gente. Rimarrete stupiti. E riceverete un’ospitalità che ha pochi uguali in Sardegna. Ve lo assicuro.  Incontrerete giovani uomini e donne colte. Orune detiene un numero elevatissimo di laureati.  Tra i più alti in Sardegna.  Vogliamo parlare anche di queste cose cose positive o ci fermiamo al solo parlare della balentia?

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