STEFANO OPPO E IL SOGNO A “CINQUE CERCHI” DEL CAMPIONE DI CANOTTAGGIO: UN ORISTANESE ALLE OLIMPIADI DI RIO DE JANEIRO?

Stefano Oppo nella foto è il primo da sinistra


di Enrico Carta

Dieci mesi da vivere uno dietro l’altro, aspettando che arrivi il giorno giusto. Strano pensare all’estate che verrà quando l’ultima è appena passata. Ma la mente è impossibile da fermare e regala ogni giorno sogni brasiliani a cinque cerchi. In una parola: Olimpiade. La strada per Rio de Janeiro è lunga e c’è chi i campioni li guarderà in tv, vivendo come se le loro imprese fossero anche quelle di uno spettatore, e chi invece tra i campioni, dal 5 al 21 agosto, spera, vuole, fatica, lotta per esserci. La strada è lunga, ma la rotta imboccata da Stefano Oppo è quella giusta. Ventuno anni appena compiuti, è uno degli oristanesi che potrebbe far parte della spedizione azzurra ai giochi di Rio. È uno dei quattro componenti dell’equipaggio del “4 senza pesi leggeri” che a inizio mese ha centrato la qualificazione olimpica conquistando la finale ai mondiali di canottaggio di Aiguebelette in Francia. È da quel giorno che l’Italia sa di avere la propria imbarcazione al via nel campo di regata di Rio de Janeiro, ma questo non significa che Stefano Oppo e i suoi tre compagni Alberto di Seyssel, Martino Goretti e Livio La Padula saranno automaticamente i quattro moschettieri sulla barca italiana. La decisione finale spetta ai tecnici federali che potranno cambiare tutti i componenti dell’equipaggio e allora, a questo punto, la gara di Stefano Oppo si fa quotidiana per mantenere la fiducia dei propri allenatori e le distanze da chi potrebbe insidiare il suo posto e il suo sogno nato, tanti anni fa, sulle acque del golfo di Oristano quasi per caso. «In realtà c’è un colpevole – spiega scherzoso il canottiere azzurro che gareggia per la Guardia Forestale –, è mio fratello Matteo. È stato lui il primo a frequentare il Circolo Nautico a Torregrande, dove anche io ho iniziato la mia attività sportiva. A nove anni non pensi mica che un giorno potresti essere a giocarti un posto per le Olimpiadi, ma ora che sono arrivato sin qui combatterò per tutto questi mesi per conquistare il traguardo. Ci penso il meno possibile per evitare troppa pressione o limitare i rischi di infortuni, allo stesso tempo anche far calare troppo la tensione è controproducente». Guardando all’indietro, si scopre che la strada per Rio è fatta inevitabilmente di tante tappe intermedie e ancora una volta il colpevole è in casa. «Qualche anno fa – racconta –, sempre mio fratello mi convinse a tentare il concorso per l’accesso al college della la nazionale a Piediluco nel 2010, anche se i miei genitori avevano un po’ di timore perché ero poco più che un ragazzino. Quando sono arrivato lì sentivo gli altri ragazzi che parlavano di tecnica, di barche e ho pensato di aver sbagliato posto. Invece ho passato i test». Da quel momento è iniziata l’ascesa. «Il miglioramento è stato immediato – prosegue Stefano Oppo – e già nel 2011 ho partecipato agli Europei joniores con ottimi risultati e tante vittorie. Poi sono arrivati i Mondiali under 23, gli assoluti in Corea e quest’ultima esperienza», con una leggenda del canottaggio italiano come Giuseppe La Mura, l’allenatore dei fratelli Abbagnale e del mito del canottaggio made in Italy, a guidare il clan azzurro. È lui, tra Sabaudia, Piediluco e i campi di regata di mezzo mondo che sorveglia le fatiche dei ragazzi che guardano verso occidente sognando un posto sotto lo splendente sole brasiliano che Stefano Oppo non ha mai visto dal vivo. Per ora c’è internet per dare qualche occhiatina e ricordarsi che il sogno è vivo, «in una terra in cui magari ha più popolarità il capocannoniere del campionato di Eccellenza di calcio di un atleta delle Nazionali». E allora perché scegliere il canottaggio? «Perché io – dice dopo un po’ di esitazione – giro il mondo grazie allo sport». Meta dopo meta. Dal golfo di Oristano ai laghi più affascinanti d’Italia e d’Europa, sognando un volo su un aereo che viaggi verso occidente.

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