MAESTRA SENZA STUDENTI: LA STORIA SARDA NON E’ NEI PROGRAMMI DI STUDIO. PERCHE’ TANTA DISATTENZIONE?


di Mariella Cortès *

La storia è una grande maestra, ma non in Sardegna. Non è certo un popolo dalla memoria corta, quello sardo né, tantomeno, in grado di dimenticare momenti, immagini e visioni della propria cultura. Basti pensare all’immenso patrimonio trasmesso per centinaia di anni grazie alla sola divulgazione orale, a quell’insieme di leggende, detti, modi di fare che continuano a far ribollire il calderone della cultura sarda e che, grazie alle sempre più frequenti trascrizioni, avranno vita lunga. Già, ma la storia, quella con la S maiuscola, intesa dagli antichi come res gestae, quella in grado di raccogliere i fatti che hanno segnato la nostra terra dalle origini ai giorni nostri che fine ha fatto? Ecco che la memoria si fa labile e porta a meravigliarsi davanti a chi fa notare di come gli antichi sardi fossero parte integrante della storia mediterranea. L’immenso patrimonio di tombe dei giganti, domus de janas, nuraghi, pozzi sacri e, ancora, ponti, strade, castelli, mura, torri e via discorrendo, dovrebbe farci pensare. Il dilemma, più volte analizzato sul nostro portale, è che buona parte dei sardi non conosce la storia della Sardegna. In una inchiesta pubblicata lo scorso sabato su L’Unione Sarda, si riaccendeva il dibattito sulla necessità di insegnare la storia sarda nelle scuole registrando, al contempo, una diminuzione dell’interesse generale nei confronti di date ed avvenimenti. Emblematiche risultavano le parole e la testimonianza dell’archeologa Maria Paola Fadda che raccontava il grande stupore, provato dai bambini in gita al museo archeologico di Nuoro. Il problema, ahimè, ha radici ben profonde. Partiamo dal presupposto che l’insegnamento della storia nelle scuole è stato per troppo tempo caratterizzato dalla predilezione della quantità sulla qualità e da un ruolo quasi del tutto passivo degli studenti che si limitavano a ripetere e memorizzare date e nomi senza pensarle legate a uno stesso fil-rouge. Non è una novità che tra le materie meno amate, a memoria di studente, vi sia proprio la storia. Parte integrante della nostra esistenza e, in molti casi, risposta a problematiche attuali che ci trasciniamo da secoli, la materia è ancora troppo snobbata. Nel caso di storia sarda, cala un velo nero. Storia sarda a scuola? Un’utopia, in pratica, sulla quale si è riacceso il dibattito e puntati i riflettori. Ecco che l’orgoglio dell’appartenere a un popolo con una lunga e solida storia alle spalle, vacilla alla prima domanda su qualsiasi episodio abbia riguardato la nostra terra. Colpa della mancanza di risorse ad hoc e dell’istituzione, a livello regionale, di un vero e proprio programma di studio che contempli un focus più accurato sulla materia. La riaccensione della miccia sulla questione della storia sarda ha immediatamente coinvolto diversi intellettuali isolani. Tra questi, il Prof. Cesare Casula il quale in più occasioni ha ribadito l’importanza della conoscenza della storia locale citando negli scorsi giorni, sulla sua pagina Facebook, il messaggio ricevuto da un ex alunno che, grazie agli insegnamenti, ha maturato l’immagine della Sardegna come parte fondamentale dello scacchiere mediterraneo e sulla necessità, da parte dei sardi, di “restituire a questa terra un futuro fatto di consapevolezza di quello che siamo stati ma soprattutto di quello che dobbiamo essere: uno stato libero e indipendente”. Mentre si discute sull’effettiva utilità e progressi che la proposta di legge n.167 potrebbe avere in merito all’inserimento della materia nelle scuole, per ora, la scelta sta alla sensibilità dei docenti che, sempre più spesso, anche se con risorse scarse, riescono a instillare il seme della curiosità e della ricerca nei confronti delle nostre radici che, sì, sono profonde ma, al contempo, vanno coltivate da ognuno di noi con l’orgoglio di appartenere a un popolo che non vuole dimenticare le sue origini e vuole, ancora, imparare dalla storia.

* Focus Sardegna

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Un commento

  1. Le discipline non hanno muri, hanno ali e quindi anche senza risorse ogni singolo docente può e deve trasmettere curiosità, conoscenze, rispetto e amore per la propria terra sia dal punto di vista ambientale sia storico.

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