La comunità sarda di Prato, affiliata al Circolo “Narada”, ha allestito presso la centralissima Basilica di S. Maria delle Carceri un presepe, ideato in un contesto ambientale tipico della Sardegna. I personaggi, in costume, sono stati realizzati e confezionati dalle abili mani di Marisa Pilia, Maria Anziano, Elisetta Perda e Angelo Marras. Ai lavori hanno collaborato con impegno ed entusiasmo altri numerosi volontari attivisti dell’associazione a significare che per i Sardi Pratesi Gesù è nato in Sardegna. Il presepe – su nascimentu – per i Soci del Circolo “Narada” è simbolo di speranza e messaggio di identità: una rappresentazione voluta per rinsaldare le proprie radici e per rafforzare il senso di appartenenza alla terra sarda. Fantasia, abilità artigianale, sensibilità artistica, amore per la propria terra, fedeltà alla tradizione: c’è tutto questo nel presepe in mostra nella Basilica di S. Maria delle Carceri, già capolavoro architettonico del primo Rinascimento…. Lo scenario è tipicamente nostrano: le case campidanesi fanno da sfondo a donne e uomini che, rapiti e consapevoli dell’evento, danno vita alla Sacra rappresentazione del Mistero della Natività. Cuore del presepe è la Sacra Famiglia: Giuseppe è in rigoroso costume di Sanluri, mentre Su Pizzinnu è protetto dal freddo da una piccola manta di Nule. Un carrittu ’e erula ha appena trasportato un carico di sacchi colmi di grano, formaggi e pane provenienti da ogni parte dell’Isola Al centro una tavolata, sa campada, ricoperta da una candida stearza, mostra su strexiu de ’arramini di Isili con tutti i frutti della nostra Terra Da ogni angolo dell’Isola arrivano in dono a Gesù Bambino ceste di pane ‘e fresa, cestini colmi di noci, castagne, arance, cereali e di ogni altro bene. Le donne, in rigoroso costume di Oristano, Cagliari, Mamoiada, Iglesias, Aritzo, Sennori e Ploaghe sono intente nei quotidiani lavori domestici. I pastori di Nurri e i pescatori di Cabras commerciano ed offrono le loro prelibatezze. Tutti i personaggi trasmettono l’immagine di un popolo laborioso, generoso e sereno. Questa è la Sardegna rimasta nel cuore dei sardi emigrati in Toscana. Da Prato giunga a tutti i sardi de su disterru bona paschiscedda a tottusu e chi s’annu chi enidi siada mellusu dè custu”.