A BRESCIA LA PROIEZIONE DEL FILM “DAL PROFONDO” GIRATO NELLE MINIERE DEL SULCIS IN COLLABORAZIONE AL CIRCOLO SARDO

Patrizia Saias nella foto di Emanuela Meloni nel film "Dal profondo"


di Paolo Siddi  e Anita Loriana Ronchi

Il Cinema del Villaggio Sereno di Brescia era al gran completo per la serata dedicata alla donna ed al lavoro femminile organizzata dal Circolo Culturale Sardo di Brescia con il Gruppo Culturale Video Amici che gestisce la sala cinematografica. In cartello la proiezione del film-documentario ” Dal profondo” girato interamente nella miniera Nuraxi Figus della Carbosulcis. Assente la regista, impegnata per contemporanea proiezione in altra città. (che non ha però mancato di inviare un caloroso messaggio di saluto), era ospite la protagonista del film Patrizia Saias, perito minerario ed attualmente unica donna minatrice in Italia. Dopo gli interventi di saluto di Paolo Siddi per il Circolo Sardo di Brescia, di Arrigo Apolli e Tita Bellini per il Gruppo Culturale Video Amici del Sereno, Patrizia Saias si è presentata al pubblico; ha quindi avuto inizio la proiezione. Al termine, in presenza di giornalisti ed operatori di Tv locali, ci sono state le interviste alla protagonista che ha poi risposto a numerose domande dei presenti, soprattutto per quanto concerne il lavoro in miniera oggi, ricevendo, infine, moltissimi complimenti. In chiusura della serata, da parte del Circolo Sardo, è stato offerto un assaggio di “malloreddus alla campidanese”, graditissimi.

Paolo Siddi

Uno spaccato sul lavoro e sulla condizione femminile. Ma anche qualcosa di più, un “oltre”, che scendendo nel sottosuolo si squarcia, assieme ai chilometri e chilometri di gallerie che si aprono in un’oscurità senza fine.

“Dal profondo”, film-documentario di Valentina Pedicini, giovane regista pugliese (classe 1978) è rappresentazione di un mestiere duro ed estremo, quello della miniera, ed anche poesia, nei rapporti che a 500 metri sotto il livello del mare si instaurano tra uomini e donne. O meglio, donna al singolare. Sì, perché Patrizia è l’unica minatrice dell’unica miniera di carbone rimasta in Italia, la Carbosulcis della regione Sardegna, costituita nel 1976 per rilevare dall’Enel la proprietà e la gestione carbonifera, ed ormai prossima alla dismissione (lo sarà entro il 2018).

E che ne sarà di quei 430 lavoratori con gli elmetti ed il volto annerito da una polvere che sembra non volersene andare mai, nemmeno dopo la doccia più vigorosa? Non si sa. Con una certa amarezza lo rileva Patrizia Saias, la protagonista del film della Pedicini, presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2013, vincitore del Premio Doc It-Prospettive Italia Doc per il migliore documentario italiano e selezionato nella 54ma edizione del Festival dei Popoli di Firenze.

Patrizia Saias che, ci tiene a precisarlo, non è un’attrice, ma una lavoratrice – lavora nella miniera da quasi 27 anni, è figlia e nipote di minatori – è stata ospite mercoledì sera al Cinema Sereno in occasione della proiezione di “Dal profondo”. Un “capolavoro”, così Tita Bellini ha definito il lungometraggio, il primo della Pedicini, dopo i corti già selezionati in numerosi festival nazionali e internazionali.

Patrizia Saias è tecnico ambientale, responsabile della sicurezza mineraria alla Carbosulcis, quindi di tutti gli aspetti relativi ai gas scaturiti dalle frane (il famigerato “grisù”) e alle polveri inalanti. Davanti al pubblico del “Sereno” dichiara sorprendentemente di “amare” la sua attività: “Sono felice ed orgogliosa di svolgerla. Ho rifiutato di stare in presidenza o negli uffici, per scendere. Quando non vado per un po’, oppure sono in vacanza, mi manca”.

“Dal profondo” evidentemente non è fiction (anche se alcune scene sembrano da “fantascienza”, con i macchinari imponenti e le ambientazioni quasi surreali): riproduce – la regista ha girato “in profondità” per 26 giorni, grazie agli accessi ottenuti dopo due anni di richieste – l’interminabile notte senza alba e senza tramonto, al di fuori del tempo, in cui si calano i minatori, ultimi portavoce di una tradizione secolare, fatta di dignità e di maledizione (colpisce l’attaccamento per l’ambiente che emerge dalle conversazioni tra lavoratori). Patrizia è la sola donna, due occhi chiari in un volto fuligginoso, un fisico minuto ma muscoloso, un dialogo ininterrotto col ricordo del padre, colui che alla miniera l’ha “iniziata”. “Forse questo lavoro ce l’ho nel sangue – osserva -. Prima di cominciare a farlo, avevo la passione delle grotte, poi sono diventata tecnico minerario”. “In questo film – aggiunge – non c’era copione; tutto quel che vedete veniva da sé”. L’incontro con Valentina Pedicini? Avvenuto per caso. “Un giorno venne in azienda un giornalista con un fotografo per un servizio su Vanity Fair. Dopo la pubblicazione, si è scatenato il mondo, perché nessuno pensava che delle donne potessero lavorare in miniera. Mi hanno invitata diverse volte in televisione, poi è arrivata la telefonata di Valentina. Ho focalizzato di voler realizzare questo film per far scoprire alla gente una realtà che nessuno conosce, nemmeno i nostri vicini di casa”.

“Dal profondo” è opera di rara intensità, spaccato di un universo ancora vivo che eppure sta decadendo per ragioni di “anti-economia”. “Non c’è la volontà politica di intraprendere un’altra strada – sottolinea Patrizia -. La nostra azienda è sempre stata un serbatoio di voti. E, per noi, il lavoro in miniera non è un’alternativa”.

Anita Loriana Ronchi

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Un commento

  1. Buonasera ho letto con grande interesse e vorrei complimentarmi per l’enorme lavoro e passione. Come potrei fare per visionare il film ?
    Buona serata.
    Anna.

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