TURISTI IN FUGA: -16% DI PRESENZE NELL'ISOLA. CONFERENZA STAMPA DELL'ASSESSORE CRISPONI SUI DATI RELATIVI AGLI ULTIMI DUE ANNI

l'assessore al turismo Luigi Crisponi


E’ difficile puntare sul turismo quando spariscono i collegamenti navali e le risorse sono ridotte per tutta l’isola al budget programmato da una sola catena alberghiera. L’assessore Luigi Crisponi, presenta i dati degli ultimi due anni, elenca gli elementi del disastro ma non si abbatte: «Abbiamo poche risorse ma cercheremo di sfruttarle al meglio». Tutti chiedono però come sia possibile che un comparto che, nonostante tutto, pesa sul Pil della Sardegna per un miliardo e mezzo di euro, non sia adeguatamente sostenuto. Crisponi fa solo un cenno «a quegli altri comparti privilegiati» avvalorando implicitamente la vecchia tesi secondo la quale nessuno ha mai creduto nel turismo per il semplice fatto che è un’industria che non porta voti. Il primo elemento del disastro è quello dei trasporti. E’ vero che è aumentato il numero degli arrivi negli aeroporti sardi (da 6,4 milioni del 2010 a sette milioni) ma è crollato il traffico navale: da 6,2 milioni a 3,9 milioni) con un allargamento del divario esponenziale. «I trasporti», afferma Crisponi, «sono la spina nel fianco di tutti gli imprenditori». Il secondo elemento è legato agli effetti della crisi economico di cui, peraltro, non si vede l’uscita. Sette italiani su dieci hanno visto peggiorare la propria situazione economica e l’industria delle vacanze ne ha risentito. Il calo maggiore, infatti, riguarda gli italiani (-19 per cento di arrivi rispetto al 2010 con una diminuzione di pernottamenti negli esercizi ricettivi che arriva al 21,7 per cento). Più complesso il dato degli stranieri: c’è stata una diminuzione degli arrivi (-7,5%) e delle presenze (-7,2%) rispetto all’anno precedente. Ma il dato non è così negativo in valori assoluti perché nell’anno precedente c’era stato un aumento sia degli arrivi (+5,3%), che delle presenze (+11%). Certo preoccupa il trend e l’assessore Crisponi non lo nasconde: «La Pasqua non è andata bene anche perché la metà degli esercizi ricettivi era ancora chiusa. Il prossimo ponte di maggio non promette un’inversione di tendenza». Il filo rosso che unisce tutti i mali del turismo sardo è la stagionalità. Se ne parla da sempre ma il risultato è che il novanta per cento del lavoro di tutti gli operatori sardi è racchiuso in centoventi giorni tra giugno e settembre. L’andamento dei flussi conferma che i turisti europei, (ai primi posti Germania e Francia) dominano con 3.942.125 presenze contro le 205.163 dei vacanzieri provenienti da paesi extra europei. Il mercato dei turisti italiani è invece predominio di tre regioni: Lombardia e Lazio (600 mila presenze) e Veneto (100 mila).

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3 commenti

  1. ma parla ancora questo qua? un fallimento totale, da quando c’è lui il turismo è al tracollo

  2. E meno male che è un tecnico!!!!

  3. Anna Maria Sechi

    penso che la stagione 2013 per la Sardegna non sarà buona, il turista di oggi ha imparato ha spese sue di dirigersi verso la meta più conveniente, pochi giorni fa ho incontrato dei corregionali appena rientrati dalla Turchia dove hanno trascorso una settimana d’incanto in una struttura di lusso per soli 348€, compreso il viaggio in aereo e tutte le bevande in albergo, erano sbalorditi, hanno concluso col dire:- ma perchè questo non è possibile in Sardegna?- a questo prezzo la scelta va da sola. C’è anche da dire che in terra sarda prima del mese di giugno la maggior parte delle strutture alberghiere sono chiuse,

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